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Nessun processo a Radio Vaticana. Lo ha deciso il tribunale di Roma che ha riconosciuto all'emittente della Santa Sede l'esenzione da ogni "ingerenza" da parte dello Stato italiano. Una sentenza criticata duramente dalle vittime dell'inquinamento elettromagnetico.
di TIZIANA BARRUCCI
Eppure quando venne il momento, persino Gesù accettò di farsi giudicare dai comuni mortali. Ma Radio Vaticana no, in quanto "ente centrale della chiesa", non può essere imputata in un processo della Repubblica italiana. O almeno non possono subìre l'affronto i suoi funzionari. Altri tempi, altre scelte. E ieri in aula si è consumato l'ultimo - o presunto tale - atto di questa vicenda dei nostri tempi, quella di un processo impossibile, che rispolvera anche vecchi principi quasi a beffa di nuove esigenze.
Niente giurisdizione italiana, quindiniente processo per presunto inquinamento elettromagnetico. Questo il verdetto del giudice. E in quell'aula in cui mancavano ministri e autorità la disperata rabbia dei cittadini di Cesano e dei rappresentanti delle associazioni di parte civile non si è più trattenuta: "E' una vergogna. Delinquenti, mafiosi". Urla disperate di cattolici delusi dalle loro guide, di chi non sente di poter più essere cittadino di uno stato che lo ignora. "Ci hanno lasciati soli", dicono, mentre qualche rappresentante del coordinamento di Roma Nord propone un referendum nelle circoscrizioni XVIII, XIX e XX per chiedere l'autonomia dallo Stato italiano. "Vogliamo cancellare dai nostri passaporti il nome della Repubblica italiana perché è uno stato che non ci tutela".
Prima che quelle urla di protesta inducessero il magistrato a invitare gli offesi fuori dall'aula pena l'arresto per oltraggio, lo stesso giudice del tribunale romano, Andrea Calabria, aveva decretato il non luogo a procedere nei confronti dei tre rappresentanti dell'emittente vaticana. Gli imputati, padre Roberto Tucci, presidente del comitato di gestione di Radio Vaticana, padre Pasquale Borgomeo, direttore generale dell'emittente e Costantino Pacifici, capo della direzione tecnica, accusati di "getto pericoloso di cose" non potranno essere processati grazie al'articolo 11 dei Patti Lateranensi che assicurano agli enti centrali della santa sede l'esenzione da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano.
Assieme agli avvocati difensori Marcello Melandri e Eugenio Pacelli, nipote di papa Pacelli, soddisfatto anche il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, che si è detto "lieto" per la conclusione della vicenda, "anche se le misurazioni e i controlli proseguiranno". Concetto ripreso ovviamente dalla stessa emittente per la quale la conclusione della causa penale "non significa in alcun modo che la radio cesserà di adottare le misure precauzionali intese a venire incontro alle preoccupazioni della popolazione in campo sanitario e ambientale, misure attuate in accordo con le autorità italiane". Parole che nella mente dei cittadini sovrastati dalla grande antenna a forma di croce pesano come macigni nei ricordi e nella certezza che i citofoni continueranno a trasmettere l'Ave Maria, che gli elettrodomestici proseguiranno a non accendersi e resterà in vigore anche la circolare dell'esercito che chiede ai militari della vicina caserma di non sostare più di 60 minuti sulla terrazza dell'edificio per la pericolosità del campo elettromagnetico.
Passata la rabbia però, nessuno demorde: "Cercheremo comunque di proseguire la battaglia, ci rivolgeremo alla corte europea dei diritti dell'uomo" promettono da Cesano. Anche i pm assicurano un appello: "Aspettiamo di conoscere le motivazioni per decidere se istruirlo alla corte d'Appello o alla Cassazione". Sentenza con "forzatura", secondo Guido Santonocito del Wwf, per i quale il ricorso "ha buone probabilità di vittoria". "Dal punto di vista giuridico - dice Santonocito, che parla di assoluzione medievale - la sentenza crea di fatto un'immunità per i responsabili dell'emittente che da oggi potranno commettere in Italia qualunque altro reato senza venir giudicati".
Nonostante l'occasione tragica strappa comunque un sorriso, se pur amaro, la battuta con cui commenta una "sentenza molto pericolosa" l'ex ministro delle politiche comunitarie Gianni Mattioli che al giudice Calabria vorrebbe chiedere "se non ritiene che a questo punto Gheddafi possa legittimamente lanciare un missile in Italia con il pretesto che l'Italia non ha giurisdizione sul suo Stato".
di PAOLO AQUILANTI (Portavoce del comitato "Bambini senza onde")
La questione dell'inquinamento elettromagnetico provocato dagli impianti della Radio Vaticana nel territorio di Cesano e dintorni, nei pressi di Roma, si impose all'attenzione generale nella primavera dello scorso anno, quando fu pubblicata una ricerca condotta dall'Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio. In quello studio si rendeva evidente una concentrazione anomala di malattie degenerative, in particolare leucemia infantile, nelle popolazioni residenti in quella zona, dislocate in misura crescente in prossimità degli impianti. Il comitato Bambini senza onde, costituito a Cesano da un gruppo di genitori preoccupati per la salute dei propri figli, intraprese una serie di azioni di lotta, organizzando anche una manifestazione popolare di protesta, il primo aprile 2001, davanti alla sede della Radio Vaticana, in San Pietro. Vi parteciparono molte centinaia di persone e una delegazione dei manifestanti incontrò i responsabili dell'emittente pontificia, ricevendone vaghe promesse e rassicurazioni sulla riduzione della potenza di emissione. Al riguardo, infatti, va ricordato che già da alcuni anni le rilevazioni ufficiali compiute da enti pubblici qualificati come l'Anpa, l'Enea e il Cnr dimostravano la sistematica violazione, ad opera della Radio Vaticana, dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, fissati nella misura di 6 volt/metro da un decreto del Ministro dell'ambiente del 1988.
In quelle settimane della primavera 2001, il ministro dell'ambiente Willer Bordon annunciava l'intenzione di assumere una ordinanza d'urgenza per ripristinare la legalità, ingiungendo all'Enel di sospendere la fornitura di energia elettrica agli impianti della radio, in mancanza di iniziative unilaterali equivalenti quanto alla riduzione della capacità inquinante. L'ordinanza sarebbe stata effettivamente adottata, ma subito sospesa dal Presidente del consiglio Amato, con l'impegno di richiedere alla commissione bilaterale Stato-Santa Sede, costituita da tempo per risolvere la questione, una definizione certa e rapida della vicenda. Si rimetteva dunque la soluzione a una sede negoziale, la sola riconosciuta dalla Radio Vaticana e dalla Santa Sede, contestata invece dai cittadini interessati perché dimostratasi inconcludente e incline ad accomodamenti in favore della controparte vaticana. Nelle stesse settimane, si manifestava in forma pubblica e clamorosa l'avversione del ministro della Sanità Veronesi alla legge sull'inquinamento elettromagnetico appena entrata in vigore, ma discussa in Parlamento anche quando il titolare del dicastero della sanità era proprio il professor Veronesi. La commissione bilaterale concludeva un'intesa il 18 maggio 2001: si prevedeva il rientro nei limiti della legge italiana a decorrere dal primo settembre, mediante il trasferimento di una parte delle trasmissioni su un impianto preso in affitto nella Francia meridionale, a spese dello Stato italiano.
Dopo il 31 agosto, nessuna istituzione pubblica ha effettuato misurazioni per verificare il rispetto dell'accordo, ma il comitato di Cesano svolgeva invece le proprie verifiche, con tecnologie le più sofisticate, avvalendosi dell'offerta di un'impresa privata: il campo elettromagnetico era pari al doppio di quello tollerato dalle norme italiane. Nel frattempo, concludeva i suoi lavori un gruppo di studio nominato dal ministro Veronesi, affermando che non vi erano evidenze di correlazione tra l'esposizione ai campi elettromagnetici registrati a Cesano e le malattie che vi si succedevano: conclusioni quantomeno superficiali e non argomentate, come sostengono gli stessi autori della ricerca, ben più accurata, condotta a suo tempo per conto della Regione Lazio.
Intanto si avvicinava la data di un appuntamento dinanzi al giudice penale, che si è risolto nella beffa di ieri: processare i responsabili della Radio Vaticana sarebbe un'ingerenza indebita sulla Santa Sede, proibita dal Trattato del Laterano. In effetti, le sole ingerenze conosciute in proposito sono quelle della Radio Vaticana nella vita quotidiana degli abitanti di Cesano: molestie agli apparati elettrici, disturbi delle conversazioni telefoniche, inibizione dei collegamenti Internet, ma soprattutto il mancato rispetto del principio di precauzione in una vicenda che suscita le più vive preoccupazioni per la salute dei residenti. Dall'amara esperienza il comitato di Cesano si conferma nella convinzione che la sola soluzione efficace è quella del trasferimento dell'impianto in un'area non abitata, perché non è compatibile la prossimità tra un impianto di quelle dimensioni e di quella potenza e gli insediamenti abitativi, tanto più se i responsabili di quell'impianto sono per definizione irresponsabili. D'altra parte, si propone anche una questione di legalità sostanziale, che si potrebbe risolvere con una dimostrazione di effettiva disponibilità, da parte della Santa Sede, a osservare le norme poste a tutela dell'ambiente e della salute in territorio italiano: sia concordata una deroga ai Trattati, affermando che il privilegio in questi casi non si applica.