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il manifesto

da "il manifesto" del 10 Aprile 2001

Sfondano i limiti di legge le emissioni elettromagnetiche di Radio Vaticana a Cesano. I tecnici dell'Agenzia nazionale per la protezione ambientale hanno rilevato carichi di irradiazioni tripli rispetto a quelli massimi previsti.


di FRANCESCA COLESANTI

I dati ci sono, la contromossa del Vaticano anche, manca solo la "mossa" del ministro Willer Bordon. Che si conoscerà oggi pomeriggio. Il ministro dell'ambiente ordinerà davvero la sospensione dell'erogazione di energia elettrica a Radio vaticana, per impedire l'ulteriore sforamento dei limiti fissati dalla legge italiana a tutela dei cittadini dalle esposizioni elettromagnetiche?
I risultati - tanto attesi dagli abitanti di Cesano quanto già tacciati di poco significativi dal Vaticano - delle rilevazioni eseguite dai tecnici dell'Anpa (agenzie nazionale protezione ambientale), dell'Enea (ente nazionale energie alternative) e del ministero delle comunicazioni hanno evidenziato il superamento dei limiti imposti dalle norme italiane sulle emissioni di radiofrequenze. I valori registrati hanno raggiunto punte fino a tre volte superiori ai limiti, di 20 volt/metro, contro la soglia di 6 volt/metro fissata dal decreto 381/98. Secondo i tecnici, le misurazioni eseguite in due giorni, 3 e 4 aprile, in diversi orari, sono più che sufficienti per accertare il superamento dei limiti di legge. Questi sono stati oltrepassati nelle abitazioni e nelle pertinenze, cioè balconi, giardini e zone limitrofe alle case, in pratica nelle zone dove la permanenza degli abitanti supera le quattro ore giornaliere. Nonostante Radio vaticana fosse pienamente consapevole di essere sotto controllo, evidentemente non poteva abbassare il volume delle sue antenne, per non perdere la copertura. Neppure in quei due giorni.
Spalle al muro, Radio vaticana ha risposto, annunciandola nel pomeriggio di ieri, l'intenzione di "spegnere" per sette ore al giorno le trasmissioni in onde medie sulla frequenza di 1530 khz, dal prossimo 16 aprile, giorno di Pasquetta. Una riduzione che si aggiunge a quella attuata lo scorso primo febbraio, quando la radio aveva già avviato una riduzione di potenza del 50 per cento. Il che dà un'idea di quali valori raggiungessero allora le emissioni, pur in presenza di un decreto in vigore già da tre anni. Ma non sposta il problema: anche se per intervalli di tempo minori, comunque i limiti saranno superati dalle antenne della Santa sede.



Fuori legge

di ROBERTA CARLINI

Oggi scade l'"ultimatum" del governo italiano alla Radio Vaticana. Ieri si è appreso che le emissioni elettromagnetiche degli impianti di quella radio, extraterritoriale per legge ma territorialissima per i suoi vicini di casa, superano i limiti consentiti dalla legge. Ergo, oggi il governo italiano dovrebbe staccare la corrente alla Radio Vaticana.
La storia potrebbe finire qui, se negli ultimi giorni non fossero successe cose curiose e interessanti. La prima è che un ministro della repubblica - oncologo di fama mondiale - ha detto che non ci sono prove scientifiche del fatto che quelle radiazioni provochino il cancro. La seconda è che un gruppo di scienziati ha preso la voce per esprimere lo stesso concetto. La terza è che i dirigenti della Radio Vaticana si sono accorti del fatto che i loro impianti non sono ben accettati dalla popolazione locale e hanno proposto una leggera riduzione, per sette ore al giorno, delle emissioni "che non fanno male".
Lo scontro con la Città del Vaticano, in un paese come l'Italia, non è cosa da prendere a cuor leggero mentre fervono le consultazioni di Sodano e Ruini. Ponderati i passi, il governo avrebbe dovuto parlare con una sola voce e un solo imperativo: il rispetto della legge, niente di più e niente di meno che un atto d'ufficio. Se Veronesi e alcuni grandi scienziati pensavano che quella legge fosse sbagliata, meglio avrebbero fatto a dirlo a voce alta quando è stata approvata (nel febbraio di quest'anno), non alla vigilia della sua prima clamorosa applicazione. L'avvicinarsi della quale ha riaperto il dibattito sulla pericolosità dell'elettrosmog, risolto da quella legge (approvata all'unanimità) con l'applicazione - rigorosa, per una volta - del "principio di precauzione". Per quanto la si voglia e possa ridiscutere, non c'è dubbio che finché vige, quella legge va applicata.
Lo ha capito persino il Vaticano, che ieri per la prima volta ha ammesso che un problema c'è. E ha annunciato la sua volontà di ridurre del 50% (dopo la settimana santa e la pasquetta, per carità) le sue trasmissioni in onde medie. Un gesto politico, non tecnico: tecnicamente, le emissioni erano fuorilegge e fuorilegge restano, dato che non si misurano sulla media giornaliera o mensile. Politicamente, il Vaticano manda a dire al governo italiano: veniamoci incontro. Si può trattare. Ma quanti e quali cittadini italiani hanno il potere di "trattare" sull'osservanza delle leggi? Alla decisione del governo italiano - attesa per oggi - l'ardua risposta.



Veronesi, una parola su Cesano

di GIUSEPPE MARINI *

Onorevole ministro,
le dichiarazioni da lei rilasciate al quotidiano la Repubblica il 7 aprile scorso in tema di inquinamento elettromagnetico mi hanno colto di sorpresa e per un momento sono rimasto come stordito da una sensazione di disagio e indignazione; ho 40 anni, tutti vissuti a Cesano, a circa 1 km dalle famose antenne della Radio vaticana, sono sposato, padre di due splendidi bambini, laureato in medicina e faccio parte del comitato "Bambini senza onde" di Cesano.
Come cittadino italiano ho provato, nel leggere le sue dichiarazioni, lo stordimento nel rilevare che mentre un ministro dell'ambiente ribadiva la sua ferma intenzione a far rispettare una legge dello stato ispirata al principio di precauzione e quindi a tutela del diritto alla salute di ognuno di noi, un ministro della sanità non spendeva una sola parola relativamente a tale atto di coraggio dovuto.
Come padre di famiglia ho provato come non mai la paura di non essere all'altezza del mio ruolo, per la prima volta ho seriamente temuto per la salute dei miei figli, nati sotto queste antenne, e che potrebbero diventare un giorno quei due casi l'anno così insignificanti dal punto di vista statistico epidemiologico che Lei, signor ministro definisce, un aumento minimo di leucemie infantili . Ma il disagio e l'indignazione sono diventati più intensi quando ho letto le sue dichiarazioni con l'occhio del medico. Seguo la vicenda della Radio vaticana e dell'inquinamento elettromagnetico da essa prodotto da ormai sei anni e nell'ambito del "Comitato bambini senza onde" il mio atteggiamento nei confronti di questa possibile fonte di rischio per la salute è sempre stato ispirato al rigore scientifico appreso sui banchi universitari, gli stessi banchi sui quali ho consolidato la convinzione che quella abusata frase "prevenire è meglio che curare" sarebbe stata la mia vera sfida professionale.
Egregio ministro, nelle dichiarazioni da lei rilasciate alla stampa non esiste alcun riferimento specifico al caso della Radio vaticana. Questa cosa è abbastanza singolare considerando il fatto che se la questione dell'elettrosmog è finita per diventare il tema del giorno, lo si deve in grande misura al clamore sollevato dalla stampa intorno agli elevati valori di emissioni di campo elettromagnetico prodotto da queste antenne e alla diffusione dei risultati dello studio epidemiologico dell'Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio riguardante la mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un'area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radiofrequenze.
Egregio ministro La invito a nome personale e del Comitato, a rispondere a questa lettera aperta sul caso specifico , sottolineando che molte volte nella storia della medicina si è pagato con il caro prezzo della perdita di vite umane l'aver assunto un atteggiamento generalista e poco rigoroso di fronte ai segnali che la natura spesso ci lancia in modo non univoco (vedi amianto-talidomide-cvm-benzene) e ribadendo che nella incertezza della scienza di fronte ad alcuni fattori di rischio l'unico principio valido rimane quello della precauzione .

* Medico del lavoro e membro del Comitato bambini senza onde di Cesano



Via le antenne

I CITTADINI "Veronesi? Venga qui a Cesano"


di FRANCESCA COLESANTI

Ricorda bene quando suo padre portò le sue sorelle maggiori all'inaugurazione del centro di trasmissione di Radio vaticana. Paolo Aquilanti, portavoce del comitato "Bambini senza onde", abitava già allora a Cesano, è nato lì, e continua a risiedervi con i suoi tre figli. Altro che "le antenne sono arrivate prima delle case". Cesano vanta anche un borgo medievale, così come altri due comuni limitrofi, Anguillara e Isola Farnese. E la caserma di Cesano è lì dagli anni '40, con numerose famiglie di militari che risiedono nelle vicinanze. Oggi a Cesano vivono 12 mila persone e sono circa 60 mila gli abitanti nel raggio di 10 chilometri dal perimetro delle mura che delimitano i 425 ettari di questa enclave della Santa sede.

Perché questa battaglia, siete davvero convinti di essere in pericolo?

Non solo temiamo per la nostra salute e soprattutto per quella dei nostri figli. Lo studio ormai più volte citato dell'Agenzia di sanità pubblica della regione Lazio - che documenta un eccesso di incidenza di leucemia e un decremento del rischio all'aumentare della distanza dagli impianti di Radio vaticana - costituisce già di per sé un allarme per la popolazione. E inoltre ancora nulla si sa sugli effetti dell'esposizione a lunga durata a campi elettromagnetici. Perché tutte queste firme di eminenti scienziati, da Veronesi a Regge, che tanto parlano in questi giorni sui giornali, non vengono qui a Cesano a verificare la situazione?

Si riferisce alle "leggende metropolitane" di cui parla Tullio Regge su "Repubblica"?

Altro che leggende metropolitane. E' la realtà quotidiana: un telefono che trasmette i programmi di Radio vaticana, così come il citofono e le grondaie. Allarmi di sicurezza che scattano senza apparente ragione. Schermi televisivi perennemente disturbati, anche i segnali delle trasmissioni digitali. Un elettricista di Cesano si è specializzato nella costruzione di filtri per eliminare questo tipo di disturbi. E lo sa cosa ha detto Padre Borgomeo (il direttore della radio, ndr), che è colpa della gente di qua, che acquista prodotti di scarsa qualità, non schermati, non a norma di legge. Pensi che perfino la nuova linea ferroviaria (Roma-Viterbo, che passa per Cesano) subisce delle interferenze. Le apparecchiature elettroniche delle motrici dei treni hanno dovuto essere schermate, perché a rischio. E passi quando si tratta di elettrodomestici, ma anche tutte le strumentazioni medico-diagnostiche subiscono interferenze, dai macchinari per le ecografie a quelli di radiologia o per la risonanza magnetica.

Qual è il vostro obiettivo finale? Se Radio vaticana dovesse accettare di rispettare i limiti imposti dalla legge italiana, sarete soddisfatti?

Chiediamo innanzitutto che la legge italiana sia rispettata. Ma siccome Radio vaticana finora non lo ha fatto, sono tre anni che non lo fa - perché la legge è stata approvata nel febbraio 2001, ma esiste un decreto già dal 1998 - e non abbiamo ragione di credere che li rispetti nel futuro, chiediamo la delocalizzazione degli impianti che anche solo potenzialmente possano determinare il superamento dei limiti imposti dalla legge. Non ci basta che questi funzionino a regime ridotto, devono essere spostati in luoghi non abitati. Su questo punto, anche in occasione dell'incontro con i responsabili di Radio vaticana la settimana scorsa, non abbiamo verificato alcun tipo di disponibilità da parte della Santa sede, mentre per noi si tratta dell'unica vera soluzione, al di là di provvedimenti eccezionali e quindi temporanei che possono essere decisi in questo momento.


il manifesto

da "il manifesto" dell'11 Aprile 2001

I valori del Vaticano

di ROBERTA CARLINI

Le vie del signore saranno pure infinite, ma a volte seguono strani percorsi. C'è voluta l'ostinazione di un gruppo di cittadini italiani e il puntiglio di un ministro che ha ritenuto di dover rispettare il giuramento fatto al rispetto delle leggi italiane (contro pressioni formidabili di ogni ordine e grado) per arrivare, in inizio di millennio e chiusura di legislatura, al più forte scontro tra stato italiano e stato vaticano che la storia recente ricordi. Uno scontro forte, su un principio minimo: in Italia si applicano le leggi italiane. Questo ha detto il ministro dell'ambiente Willer Bordon, tenuto per dovere d'ufficio a far rispettare le regole a tutela dell'ambiente e della salute in Italia. Questo hanno negato fino all'ultimo le gerarchie vaticane (ampiamente spalleggiate da settori del governo italiano), chiedendo che la questione si perdesse nelle vie diplomatiche bilaterali.
Visto dalla politica italiana, il braccio di ferro in atto ci consegna una notizia buona e qualche segnale cattivo: come quelli lanciati dai pesi massimi del governo scesi in campo contro la strana ostinazione di quel Bordon che vuole far rispettare la legge nientemeno che al Vaticano. Si è mobilitata la Farnesina, si è speso Lamberto Dini. Si è prodigato il ministro Veronesi, che ha messo la sua scienza contro i tetti fissati dalla legge, salvo poi disertare una riunione convocata d'urgenza per rimettere in riga Bordon ma nominare seduta stante una nuova commissione di esperti per dimostrare che forse l'elettrosmog non fa così male. Lo ripetiamo: ogni dibattito è lecito, ma finché una legge c'è dovere dei ministri (come dei giudici e dei carabinieri) è farla rispettare. Anche se può costare qualcosa al Vaticano o all'Enel.
Visto dal Vaticano, il braccio di ferro è non meno inquietante. Pochi giorni dopo aver detto che misureranno i politici italiani sulla base del rispetto dei valori fissati dalla chiesa romana, poche settimane dopo aver avviato consultazioni con i candidati premier sulla base del grado di rispetto degli stessi valori, quale immagine, quali valori i responsabili massimi della voce della chiesa cattolica nel mondo consegnano alla cronaca e alla storia? "Nessuno ci può giudicare", né un pretore né un ministro. E poco importa se quel giudizio rinvia appunto a valori come il rispetto dalla vita, la salute della persone, dei bambini. I valori, manda a dire il Vaticano, li decidiamo noi: anche quelli dell'elettrosmog.


il manifesto

da "il manifesto" del 12 Aprile 2001

Radio Vaticana, Amato spegne Bordon

"Il governo italiano regala ai nostri figli un uovo di Pasqua. La sorpresa è un'altra carezza elettronica del papa". E' l'amarissimo commento del comitato "bambini senza onde" di Cesano, alle conclusioni raggiunte dal consiglio dei ministri, in merito a Radio vaticana: niente oscuramento (nonostante l'accertata violazione di legge), nuove trattative in commissione bilaterale, un'ulteriore proroga per raggiungere un'intesa, "conseguibile" entro aprile.
Alla domanda se gli abitanti di Cesano possano ritenersi soddisfatti il ministro Bordon risponde: "Penso di sì, perché c'è l'impegno a far rientrare Radio Vaticana entro i limiti stabiliti dalla legge. Solo qualche settimana fa questa questione veniva giudicata irrisolvibile".
Chi è contento, guarda caso, è proprio la Santa sede che "prende atto con soddisfazione della decisione del consiglio dei ministri che riporta il problema del Centro di Santa Maria di Galeria nel binario corretto del rapporto bilaterale fra Italia e Santa sede e nella sede appropriata della commissione bilaterale.
Ormai è tutto chiaro: il consiglio dei ministri condivide e sostiene le "finalità" del ministro dell'ambiente, ma lo "spegne". Radio vaticana ha ancora venti giorni di tempo per tentare una soluzione concordata alle emissioni inquinanti delle sue antenne. Nel frattempo gli abitanti di Cesano "dovranno preoccuparsi in piena solitudine del possibile rischio per la propria salute, determinato dalla quotidiana e impunita violazione di legge".



L'Amato del Signore

Il consiglio dei ministri si arrende di fronte alle pressioni del Vaticano e sconfessa il ministro dell'ambiente Willer Bordon: rinviato di quindici giorni l'ultimatum sulla riduzione delle emissioni.


di MICAELA BONGI

Il ceffone è di quelli sonori e il presidente del consiglio Giuliano Amato lascia al ministro dell'ambiente appena il tempo di annunciare pubblicamente la sua iniziativa per stamparglielo in faccia. L'ordinanza firmata da Willer Bordon perché l'Enel, alla mezzanotte del 16 aprile, smettesse di erogare energia elettrica a Radio vaticana nel caso quest'ultima non si fosse ancora adeguata alla legge sull'elettrosmog è sospesa ai sensi dell'articolo 400 sui poteri della presidenza del consiglio e rimandata alle decisioni del consiglio dei ministri. Con lo stato pontificio non si scherza. Un membro del governo può invece tranquillamente essere esautorato da palazzo Chigi se osa sfidare la legge divina di fronte alla quale quella dello stato vale senz'altro meno.
Palazzo Chigi si inginocchia al compromesso che fa cantare vittoria all'emittente dello stato pontificio. Quello deciso ieri potrebbe essere un semplice rinvio di due settimane, dal 16 al 30 aprile, rispetto ai tempi indicati da Bordon che si era pure premurato di spiegare di aver dato un giorno di tempo in più all'emittente per rispetto della santa Pasqua. E aveva anche proposto un fondo spese per permettere a Radio vaticana di adeguarsi alle norme, dicendosi pronto a sborsare il primo milione di tasca sua. Ma, come spiega il comunicato di palazzo Chigi con il quale il contenzioso viene riportato interamente all'interno della commissione bilaterale Italia-santa sede, integrata dai responsabili del ministero della sanità, "dovrà essere raggiunta un'intesa fondata su un programma concreto che porti in tempi definiti all'integrale rispetto delle soglie di emissione". Il consiglio dei ministri "ritiene che tale intesa sia conseguibile entro il corrente mese". Il Vaticano "ritiene" altrettanto? Si vedrà, anche perché per la sua radio rientrare nei limiti di legge vorrebbe dire rinunciare a trasmettere il Verbo in molte parti del mondo.
Se non altro nella forma il comunicato non è una sconfessione di Bordon, graziosamente blandito nelle prime battute: "Il consiglio ha sostenuto e condiviso le finalità perseguite dal ministro dell'ambiente al fine del rispetto delle soglie di emissione consentite dalla normativa vigente". La commissione bilaterale dovrà anche acquisire le misurazioni effettuate dal ministero. Ci mancherebbe altro. Del resto il portavoce dello stato pontificio, Joaquin Navarro-Valls, aveva lamentato nel pomeriggio il fatto che quei dati non fossero stati forniti alla santa sede, salvo sottolineare che comunque i numeri illustrati dal ministro dell'Asinello non corrispondono a quelli della radio.
Anche il ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio, che pure quando si parla di Ogm non c'è scienziato che tenga, in questo caso è soddisfatto del "punto di equilibrio raggiunto" e si affida al buon senso che "credo porterà a contemperare le esigenze di Radio vaticana con quelle del rispetto delle leggi italiane". Quando c'è la fede...
Ovviamente tutti vogliono dare l'impressione di un governo ricompattato, mettendo in evidenza l'obiettivo condiviso: mettere a norma le onde di Maria. Del resto il leader della Casa delle libertà, Silvio Berlusconi, aveva avuto gioco fin troppo facile a commentare il balletto degli ultimi giorni: "Non mi pare ci sia molto da dire. C'è solo da stare a guardare la situazione e godersi lo spettacolo di un governo in una tale confusione". Ecumenico invece il suo rivale, Francesco Rutelli: nessuno è al di sopra della legge, né la Rai, né Mediaset né Radio vaticana, però Amato ha ragione a dire che la questione va risolta nell'ambito del consiglio dei ministri e ha ragione anche Umberto Veronesi.
Tuttavia Willer Bordon, che nel pomeriggio entrando nella riunione aveva tenuto il punto ("mi sembrerebbe singolare se il governo italiano non fosse unito nel far rispettare una legge dello stato italiano"), all'uscita non sembra per niente soddisfatto. Il suo commento, se non lo si vuole attribuire allo stordimento provocato dal ceffone mattutino di Giuliano Amato, si direbbe senz'altro polemico: "Non è slittato nessun termine. Il 30 aprile è il 30 aprile, non abbiamo ancora il calendario gregoriano". Mancava solo che aggiungesse che Palazzo Chigi ha il calendario Giuliano, nel senso di Amato. Tuttavia anche Bordon vuole sottolineare che l'impegno è a far rispettare i limiti di legge. Che ciò, in assenza di una soluzione condivisa dal Vaticano, possa avvenire a meno di due settimane dalle elezioni non sta né in cielo né in terra.
Nell'iperuranio sembra invece trovarsi attualmente il presidente della camera Luciano Violante, che osserva: "Il ministro Bordon aveva detto che qualora non ci fosse stata la riduzione avrebbe tagliato l'energia elettrica. La riduzione c'è stata". Quando? In effetti c'è chi gioca con i dati, rimandando alla promessa di Radio vaticana di ridurre, da lunedì, le ore delle trasmissioni in onde medie. Il che non significherà certo riportare le emissioni nei limiti di legge.
Il Comitato bambini senza onde di Cesano alle rassicurazioni non ha mai creduto e continua a non credere: "Non possiamo avere alcuna fiducia in una soluzione negoziata perché l'esperienza ha già dimostrato che si tratta di strumenti inconcludenti. Nel frattempo la legge italiana continuerà ad essere quotidianamente e impunemente violata, e del possibile rischio per la salute che ne deriva dovranno preoccuparsi in piena solitudine i cittadini interessati". In effetti la loro unica richiesta è sempre stata quella di una delocalizzazione delle antenne più potenti, poiché anche una volta ridotte le emissioni nessuno darà loro l'assicurazione che i limiti saranno effettivamente e definitivamente rispettati.



"Bordon applica la legge"

Intervista a Edo Ronchi, che difende la validità dei limiti all'elettrosmog


di FRANCESCA COLESANTI

Sull'inquinamento elettromagnetico, l'ex ministro dell'ambiente Edo Ronchi si dice d'accordo, nel merito, con la politica seguita dal suo successore al discastero Willer Bordon. Oltre a essere direttamente parte in causa, in quanto firmatario del decreto 381/98, quello cioè che fissa gli ormai famosi tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana, l'ex ministro è stato chiamato in causa, assieme ai suoi colleghi "verdi", dall'attuale presidente dell'Enel Chicco Testa, in un'intervista nella quale la politica ambientale dell'attuale governo viene considerata indegna di un paese industriale, poiché guidata dall'emotività e nella quale si accusano alcuni esponenti verdi di "un'intollerabile arroganza".

Edo Ronchi, intanto una prima valutazione complessiva sulla vicenda di Radio vaticana.

Sulla base della normativa vigente, ci sono stati degli accertamenti ripetuti che non hanno avuto esito, cioè non sono stati presi in considerazione e quindi, come azione di secondo livello, è intervenuto il ministero dell'ambiente. Bordon sta semplicemte applicando la legge.

Il ministro secondo lei è rimasto nei limiti delle sue competenze rispetto all'applicazione della normativa, tanto della legge quadro che del decreto 381?

Sì, senz'altro. Ma bisogna far attenzione: la legge quadro appena approvata non c'entra niente con il decreto, che è quello dei limiti alle alte frequenze, cioè quello di cui si chiede l'applicazione a Radio vaticana. Il decreto riguarda le frequenze radiotelevisive, da non confondere con le basse frequenze industriali, cioè gli elettrodotti, gli elettrodomestici, per le quali devono essere invece ancora approvati i decreti attuativi della legge quadro del 2001.

L'accusa, rivolta da più parti, che questo decreto imponga dei limiti assolutamente eccessivi, è fondata?

I limiti di esposizione fissati dall'Inirc (International non-ionizing radiation committee) sono da 86 a 60 volt/metro; i nostri sono più bassi, da 40 a 60 v/m, ma come ulteriore specificazione viene previsto che in corrispondenza di edifici abitati e luoghi ove la permanenza non sia inferiore alle quattro ore, i limiti siano di 6 v/m. Questo perché se sul corpo umano si misurano 6 v/m, si tratta già di un'esposizione molto alta. Nel documento dell'Inirc si spiega che ci sono due tipi di conseguenze dell'inquinamento elettromagnetico. Conseguenze acute, accertate, di tipo sanitario nel breve termine, ed effetti di esposizione prolungata. Tra le prime, vi sono il surriscaldamento dei tessuti e del corpo, un'anomala stimolazione dei muscoli e dei nervi periferici e poi l'induzione di correnti elettriche vere e proprie, con scosse e scariche. Queste cause determinano dei disturbi, i più frequenti dei quali sono insonnia, irritabilità, disturbi neurovegetativi, alterazioni ormonali, disturbi alla vista e all'udito. Questi effetti sono collegabili a quei valori compresi nei 6v/m, quindi direi che ci sono indicazioni sufficienti per rientrare in questi limiti. Non c'entra niente il rischio, anche solo possibile, di cancro e di leucemie. Si tratta invece di effetti acuti accertati.

E sulle accuse di psicosi, di attuare una politica guidata dall'emotività, che sono state rivolte ai verdi?

Qualche aspetto di psicosi c'è, inutile negarlo. Stati d'ansia e di preoccupazione però sono del tutto comprensibili, come è anche vero che vi sono altre sostanze inquinanti sicuramente più pericolose, di accertata cancerogenicità, l'esempio tipico sono il benzene o l'amianto. Ma questo non può essere utilizzato per sottovalutare le conseguenze di questa forma di inquinamento. Ovviamente si può decidere una scala di priorità, con quali risorse e con quali strategie. Però non si può dire che l'elettrosmog allora non fa male o è innocuo, perché questo non è vero.

Cosa prevede invece sullo scontro che si profila sui decreti attuativi della legge quadro, che riguardano più da vicino le basse frequenze, gli elettrodotti.

A me non interessano le grida manzoniane, piuttosto le conseguenze delle misure. Sarebbe importante avviare un risanamento più incisivo della rete enel, sia pure scaglionata nel tempo. E la legge prevede dieci anni. Più che indicare limiti di qualità, cominciamo a individuare quei chilometri della rete Enel che hanno livelli di esposizione più elevati. Individuiamo i soggetti sensibili più esposti a partire dai bambini, e quelli mettiamoli tutti al sicuro subito.


il manifesto

da "il manifesto" del 13 Aprile 2001

"Era la nostra ultima sponda"

Colloquio con Paolo Aquilanti sulle antenne del papa che il governo per ora ha salvato


di FRANCESCA COLESANTI

Cari abitanti di Cesano, abbiamo scherzato. Avete avuto il vostro momento di notorietà, vi abbiamo dato ascolto, fotografato e intervistato. Avete avuto l'onore di ricevere nel vostro paesino ministri e sottosegretari, tecnici, giornalisti e cameramen. Ora è tutto rientrato, o quasi, la commissione bilaterale Italia Santa sede presto annegherà ogni vostro ulteriore grido, se altri protagonismi ministeriali non torneranno ad amplificare i vostri sussulti. Le antenne sono lì e lì resteranno. Le vostre insonnie, nervosismi, emicranie, non ci interessano più. E per favore non veniteci a disturbare ancora con storie di leucemie infantili e tumori senili. Tutto frutto di una straripante fantasia e di un insano protagonismo. Quello che poi è davvero ingiustificabile è l'orgoglio che vi ha spinto, ieri, a tacere a tutti, proprio a tutti, della celebrazione in memoria di G., dieci anni, morta esattamente un anno fa, di leucemia. Avreste potuto avere decine di telecamere, avreste potuto utilizzare questa occasione come uno schiaffo al Governo, al Vaticano, ai detrattori della vostra causa. Non lo avete fatto, e questo dice tutto sui vostri sentimenti.
Gli stessi che non vi consentono di gettare la spugna. Prima di decidere i prossimi passi, è opportuna una riflessione sugli ultimi sviluppi. "La nostra interpretazione è che non c'è un impegno concreto da parte della Santa sede, né del governo italiano a far rispettare la legge, ma solo il rinvio di comune accordo a una sede negoziale che però ha già dimostrato il suo fallimento", spiega amareggiato Paolo Aquilanti, portavoce del comitato Bambini senza onde di Cesano. Il perché di questa diffidenza è davanti gli occhi di tutti, trattandosi del Vaticano: "E' il preludio a un altro rinvio, siamo tornati alla sede negoziale che è già di per sé impropria, e nel caso concreto ha dimostrato di non produrre risultati, se non vaghe campagne di misurazione, dichiarazioni di buona volontà. Anzi già solo negli impegni verbali si è verificato un arretramento, perché non si parla più nemmeno della riduzione delle emissioni di sette ore annunciata in un primo tempo dal Vaticano. La Santa sede prima ha contestato la legge italiana, poi ha concesso di riconoscerla ma contesta il modo in cui è applicata, il tutto con un arbitrio che non corrisponde a normali relazioni con un altro stato sovrano".
Quanto al ministro Bordon "resta la nostra unica sponda. Speriamo che faccia qualcosa per noi, oltre quello che ha fatto. Interpretiamo e giudichiamo la sua azione, sotto il profilo istituzionale, come una condotta esemplare; poi il governo lo ha sconfessato. Se ci sono dei secondi fini, propagandistici o elettorali, a noi non interessa".
Il vero nodo della trattativa, secondo Aquilanti, è che tecnicamente le trasmissioni della Radio vaticana e il rispetto delle norme italiane sono due condizioni incompatibili, "questo è un nodo che nessuna trattativa potrà sciogliere se non con la delocalizzazione degli impianti. Altrimenti avremmo motivo di temere che di fronte a soluzioni apparenti, si nasconda la volontà di mantenere il problema nei termini in cui è sempre stato". Per quanto riguarda infine la posizione di verdi e ambientalisti, "le dichiarazioni di Mattioli e Francescato (quest'ultima ha definito equilibrata la posizione del governo), non corrispondono assolutamente a quanto detto quando vennero a Cesano. Da un atto di solidarietà che allora apprezzammo molto, ci saremmo aspettati un'azione più risoluta".
Il Comitato adesso chiederà di essere ricevuto da Ciampi, invitandolo a farsi garante di una soluzione definita e certa.


il manifesto

da "il manifesto" del 3 Maggio 2001

E così sia

Il governo si fida di Radio vaticana e sconfessa Bordon. Il Vaticano adeguerà i suoi impianti radio alla legge italiana. Se e quando lo vorrà. Il consiglio dei ministri regala alla Santa sede l'ennesimo rinvio. I limiti all'elettrosmog restano sulla carta. La rabbia degli abitanti di Cesano.


di FRANCESCA COLESANTI

I bersaglieri possono tornare nelle caserme, l'assalto a Radio vaticana è stato rinviato. Così come il rispetto della legge italiana. A spuntarla è l'arma dilatoria della trattativa diplomatica con la Santa sede. Il ministro Bordon che intendeva far rispettare la normativa sull'elettrosmog si è fatto sbeffeggiare una seconda volta dai suoi colleghi di governo. Si è detto "insoddisfatto" e ha scritto al premier: oggi, non c'è due senza tre, prenderà il terzo ceffone e allora, forse, rassegnerà le dimissioni. Giuliano Amato ha più fiducia nei lavori della commisssione bilaterale Italia Vaticano che negli scarni risultati dei controlli sulle emissioni elettromagnetiche, che confermano l'inquinamento prodotto dal centro di Santa Maria di Galeria. "In questa prospettiva - ha detto in tarda serata il presidente del consiglio - confido che la loro riunione prevista per il 18 maggio, sia quella conclusiva". Dopo le elezioni, quindi. Molto soddisfatta la Santa sede che si compiace della fiducia accordata dal governo italiano alla serietà e credibilità della commissione bilaterale. Scampato il pericolo di una sospensione dell'energia elettrica (ve lo ricordate il black out minacciato da Bordon?), il Vaticano ha tutto da guadagnare sullo slittamento dell'attenzione sui dissidi interni al governo. E ne approfitta per sbandierare come una significativa dimostrazione di buona volontà e di graduale adeguamento alla normativa italiana, l'immediata delocalizzazione di un'antenna (che resterà sempre all'interno del centro di Cesano) e la riduzione dei tempi di trasmissione per le onde medie in tempi non meglio definiti. I verdi, dalla Francescato a Pecoraro Scanio a Mattioli, si dicono solidali con il ministro dell'ambiente ma lo pregano di non dimettersi, poiché "indebolirebbe la lotta sull'approvazione dei decreti attuativi della legge sull'elettrosmog". Legambiente e Wwf, anch'essi impegnati in questa ulteriore battaglia, definiscono "farsesca" la vicenda Radio vaticana e accusano il governo di "non saper decidere". Riaffiora dalle profondità persino la voce di Giulio Andreotti, secondo il quale il governo "non ci fa una buona figura nel suo insieme": avrebbe dovuto lavare i panni sporchi in casa propria, un'arte di cui è stato maestro, e Bordon un cattivo discepolo.



I ministri di Dio

di FRANCESCA COLESANTI

Non c'è davvero limite all'inganno e alla cialtroneria e la vicenda di Radio vaticana ne è una conferma esemplare. L'emittente pontificia è fuorilegge? Sì, dati alla mano lo è. Deve, o anche solo dovrà, rispettare la normativa italiana? No, il governo l'ha esentata. Non solo: il ministro che si era fatto paladino dei diritti violati degli abitanti di Cesano, si limita, per ora, a dichiararsi "insoddisfatto" e a scrivere una lettera di tre pagine a Giuliano Amato. Willer Bordon, infatti, sconfessato una prima e una seconda volta dal gabinetto di cui fa parte, non rassegna le dimissioni. Porge l'altra guancia al presidente del consiglio e, prima di decidere, aspetta una sua risposta. La suspence è prorogata di un giorno.
Con estrema disinvoltura, il consiglio dei ministri di ieri ha deciso di "soprassedere" all'applicazione della legge. Con altrettanta sfacciataggine l'emittente della Santa sede si è detta soddisfatta, guarda caso, delle decisioni del governo. Entrambi considerano seri e credibili i lavori in corso della commissione bilaterale Italia-Vaticano e quindi non vogliono intralciarli, anzi, avranno tutto il tempo a loro disposizione. Ad libitum. Poco importa se le disposizioni di legge sui limiti alle emissioni elettromagnetiche sono state dribblate, anzi violate, poco importa se la popolazione di Cesano si sente beffata, suddita di un altro stato e di un altro re.
Il consiglio dei ministri di ieri, si legge in una nota, "visti i lavori sin qui svolti dalla commissione bilaterale ha preso atto degli intendimenti che ne sono emersi sia riguardo alle onde corte che alle onde medie. Per quanto riguarda le prime ne prevede la immediata delocalizzazione. Per quanta riguarda le seconde si prevede che ciò debba accadere in tempi più lunghi, ma è emerso l'intendimento di portare al piu presto le emissioni sotto la soglia di legge. Il governo - continua la nota - sottolinea che nel breve periodo la riconduzione sotto le soglie di legge delle emissioni ad onde medie può (non deve, ndr) avvenire in modo equivalente, attraverso corrispondenti riduzioni della loro durata". Tradotto, una fregatura sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto, perché per "immediata delocalizzazione", termine ad effetto, non si intende affatto lo spostamento della fonte di emissione, in parole povere mettere le antenne da un'altra parte, ma semplicemente spostare il segnale di una delle 31 antenne ad onde corte (quella incriminata) su un'altra antenna situata più all'interno, sempre nel centro di Santa Maria di Galeria. In secondo luogo, per quanto riguarda le onde medie, non si fissa alcun termine per ottemperare al disposto della legge italiana, e si contempla come "equivalente" l'eventuale riduzione delle ore di trasmissione piuttosto che la riduzione effettiva della potenza delle emissioni.
Non c'è da stupirsi che la reazione di Cesano sia molto dura, di fronte a questo ennesimo schiaffo del governo, amplificato dall'eco della soddisfazione vaticana. "Nei riguardi della Radio vaticana e della Santa sede il governo abdica alla sua funzione essenziale - commenta Paolo Aquilanti, del comitato Bambini senza onde - quella di esigere il rispetto di una legge dello stato, accettando anche un'equivoca promessa di delocalizzazione che dissimula un proposito assai meno impegnativo, senza indicazioni certe sui tempi e sull'eventuale sito alternativo, sia per le onde corte che per le onde medie".
Anche sul secondo fronte aperto dell'elettrosmog, cioè l'approvazione dei decreti attuativi della legge quadro 36/2001 (sulla tutela dei campi elettromagnetici, in particolare le basse frequenze, cioè gli elettrodotti) tutto è stato rinviato al consiglio dei ministri del 9 maggio. Per la loro approvazione manca il concerto del ministero della sanità, il ministro Veronesi ha in più occasioni sostenuto l'opinione secondo la quale i limiti previsti nelle bozze dei decreti sono troppo bassi (0,5 microtesla per i luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e 0,2 microtesla come obiettivo di qualità da raggiungere in dieci anni). Una normativa che ha messo l'Italia all'avanguardia tra i paesi europei in materia di tutela ambientale e sanitaria per aver introdotto il principio di precauzione in merito all'elettrosmog. Ma che, per passare alla bonifica dei siti a rischio, sarebbe troppo impegnativa e onerosa, secondo L'Enel e Veronesi.

La raccolta di materiale sulle radiazioni vaticane segue a pagina 3...


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