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Sfondano i limiti di legge le emissioni elettromagnetiche di Radio Vaticana a Cesano. I tecnici dell'Agenzia nazionale per la protezione ambientale hanno rilevato carichi di irradiazioni tripli rispetto a quelli massimi previsti.
di FRANCESCA COLESANTI
I dati ci sono, la contromossa del Vaticano anche, manca solo la
"mossa" del ministro Willer Bordon. Che si conoscerà oggi
pomeriggio. Il ministro dell'ambiente ordinerà davvero la
sospensione dell'erogazione di energia elettrica a Radio
vaticana, per impedire l'ulteriore sforamento dei limiti
fissati dalla legge italiana a tutela dei cittadini dalle
esposizioni elettromagnetiche?
I risultati - tanto attesi dagli abitanti di Cesano quanto già
tacciati di poco significativi dal Vaticano - delle rilevazioni
eseguite dai tecnici dell'Anpa (agenzie nazionale protezione
ambientale), dell'Enea (ente nazionale energie alternative) e del
ministero delle comunicazioni hanno evidenziato il superamento
dei limiti imposti dalle norme italiane sulle emissioni di
radiofrequenze. I valori registrati hanno raggiunto punte fino a
tre volte superiori ai limiti, di 20 volt/metro, contro la soglia
di 6 volt/metro fissata dal decreto 381/98. Secondo i tecnici, le
misurazioni eseguite in due giorni, 3 e 4 aprile, in diversi
orari, sono più che sufficienti per accertare il superamento dei
limiti di legge. Questi sono stati oltrepassati nelle abitazioni
e nelle pertinenze, cioè balconi, giardini e zone limitrofe alle
case, in pratica nelle zone dove la permanenza degli abitanti
supera le quattro ore giornaliere. Nonostante Radio
vaticana fosse pienamente consapevole di essere sotto
controllo, evidentemente non poteva abbassare il volume delle sue
antenne, per non perdere la copertura. Neppure in quei due
giorni.
Spalle al muro, Radio vaticana ha risposto, annunciandola
nel pomeriggio di ieri, l'intenzione di "spegnere" per sette ore
al giorno le trasmissioni in onde medie sulla frequenza di 1530
khz, dal prossimo 16 aprile, giorno di Pasquetta. Una riduzione
che si aggiunge a quella attuata lo scorso primo febbraio, quando
la radio aveva già avviato una riduzione di potenza del 50 per
cento. Il che dà un'idea di quali valori raggiungessero allora le
emissioni, pur in presenza di un decreto in vigore già da tre
anni. Ma non sposta il problema: anche se per intervalli di tempo
minori, comunque i limiti saranno superati dalle antenne della
Santa sede.
di ROBERTA CARLINI
Oggi scade l'"ultimatum" del governo italiano alla Radio
Vaticana. Ieri si è appreso che le emissioni elettromagnetiche
degli impianti di quella radio, extraterritoriale per legge ma
territorialissima per i suoi vicini di casa, superano i limiti
consentiti dalla legge. Ergo, oggi il governo italiano
dovrebbe staccare la corrente alla Radio Vaticana.
La storia potrebbe finire qui, se negli ultimi giorni non fossero
successe cose curiose e interessanti. La prima è che un ministro
della repubblica - oncologo di fama mondiale - ha detto che non
ci sono prove scientifiche del fatto che quelle radiazioni
provochino il cancro. La seconda è che un gruppo di scienziati ha
preso la voce per esprimere lo stesso concetto. La terza è che i
dirigenti della Radio Vaticana si sono accorti del fatto che i
loro impianti non sono ben accettati dalla popolazione locale e
hanno proposto una leggera riduzione, per sette ore al giorno,
delle emissioni "che non fanno male".
Lo scontro con la Città del Vaticano, in un paese come l'Italia,
non è cosa da prendere a cuor leggero mentre fervono le
consultazioni di Sodano e Ruini. Ponderati i passi, il governo
avrebbe dovuto parlare con una sola voce e un solo imperativo: il
rispetto della legge, niente di più e niente di meno che un atto
d'ufficio. Se Veronesi e alcuni grandi scienziati pensavano che
quella legge fosse sbagliata, meglio avrebbero fatto a dirlo a
voce alta quando è stata approvata (nel febbraio di quest'anno),
non alla vigilia della sua prima clamorosa applicazione.
L'avvicinarsi della quale ha riaperto il dibattito sulla
pericolosità dell'elettrosmog, risolto da quella legge (approvata
all'unanimità) con l'applicazione - rigorosa, per una volta - del
"principio di precauzione". Per quanto la si voglia e possa
ridiscutere, non c'è dubbio che finché vige, quella legge va
applicata.
Lo ha capito persino il Vaticano, che ieri per la prima volta ha
ammesso che un problema c'è. E ha annunciato la sua volontà di
ridurre del 50% (dopo la settimana santa e la pasquetta, per
carità) le sue trasmissioni in onde medie. Un gesto politico, non
tecnico: tecnicamente, le emissioni erano fuorilegge e fuorilegge
restano, dato che non si misurano sulla media giornaliera o
mensile. Politicamente, il Vaticano manda a dire al governo
italiano: veniamoci incontro. Si può trattare. Ma quanti e quali
cittadini italiani hanno il potere di "trattare" sull'osservanza
delle leggi? Alla decisione del governo italiano - attesa per
oggi - l'ardua risposta.
di GIUSEPPE MARINI *
Onorevole ministro,
le dichiarazioni da lei rilasciate al quotidiano la
Repubblica il 7 aprile scorso in tema di inquinamento
elettromagnetico mi hanno colto di sorpresa e per un momento sono
rimasto come stordito da una sensazione di disagio e
indignazione; ho 40 anni, tutti vissuti a Cesano, a circa 1 km
dalle famose antenne della Radio vaticana, sono sposato,
padre di due splendidi bambini, laureato in medicina e faccio
parte del comitato "Bambini senza onde" di Cesano.
Come cittadino italiano ho provato, nel leggere le sue
dichiarazioni, lo stordimento nel rilevare che mentre un ministro
dell'ambiente ribadiva la sua ferma intenzione a far rispettare
una legge dello stato ispirata al principio di precauzione e
quindi a tutela del diritto alla salute di ognuno di noi, un
ministro della sanità non spendeva una sola parola relativamente
a tale atto di coraggio dovuto.
Come padre di famiglia ho provato come non mai la paura di non
essere all'altezza del mio ruolo, per la prima volta ho
seriamente temuto per la salute dei miei figli, nati sotto queste
antenne, e che potrebbero diventare un giorno quei due casi
l'anno così insignificanti dal punto di vista statistico
epidemiologico che Lei, signor ministro definisce, un
aumento minimo di leucemie infantili . Ma il disagio e
l'indignazione sono diventati più intensi quando ho letto le sue
dichiarazioni con l'occhio del medico. Seguo la vicenda della
Radio vaticana e dell'inquinamento elettromagnetico da
essa prodotto da ormai sei anni e nell'ambito del "Comitato
bambini senza onde" il mio atteggiamento nei confronti di questa
possibile fonte di rischio per la salute è sempre stato ispirato
al rigore scientifico appreso sui banchi universitari, gli stessi
banchi sui quali ho consolidato la convinzione che quella abusata
frase "prevenire è meglio che curare" sarebbe stata la mia vera
sfida professionale.
Egregio ministro, nelle dichiarazioni da lei rilasciate alla
stampa non esiste alcun riferimento specifico al caso della
Radio vaticana. Questa cosa è abbastanza singolare
considerando il fatto che se la questione dell'elettrosmog è
finita per diventare il tema del giorno, lo si deve in grande
misura al clamore sollevato dalla stampa intorno agli elevati
valori di emissioni di campo elettromagnetico prodotto da queste
antenne e alla diffusione dei risultati dello studio
epidemiologico dell'Agenzia di sanità pubblica della Regione
Lazio riguardante la mortalità per leucemia nella popolazione
adulta ed incidenza di leucemia infantile in un'area
caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di
radiofrequenze.
Egregio ministro La invito a nome personale e del Comitato, a
rispondere a questa lettera aperta sul caso specifico ,
sottolineando che molte volte nella storia della medicina si è
pagato con il caro prezzo della perdita di vite umane l'aver
assunto un atteggiamento generalista e poco rigoroso di fronte ai
segnali che la natura spesso ci lancia in modo non univoco (vedi
amianto-talidomide-cvm-benzene) e ribadendo che nella incertezza
della scienza di fronte ad alcuni fattori di rischio l'unico
principio valido rimane quello della precauzione .
* Medico del lavoro e membro del Comitato bambini senza onde
di Cesano
I CITTADINI "Veronesi? Venga qui a Cesano"
di FRANCESCA COLESANTI
Ricorda bene quando suo padre portò le sue sorelle maggiori
all'inaugurazione del centro di trasmissione di Radio
vaticana. Paolo Aquilanti, portavoce del comitato "Bambini
senza onde", abitava già allora a Cesano, è nato lì, e continua a
risiedervi con i suoi tre figli. Altro che "le antenne sono
arrivate prima delle case". Cesano vanta anche un borgo
medievale, così come altri due comuni limitrofi, Anguillara e
Isola Farnese. E la caserma di Cesano è lì dagli anni '40, con
numerose famiglie di militari che risiedono nelle vicinanze. Oggi
a Cesano vivono 12 mila persone e sono circa 60 mila gli abitanti
nel raggio di 10 chilometri dal perimetro delle mura che
delimitano i 425 ettari di questa enclave della Santa
sede.
Perché questa battaglia, siete davvero convinti di essere in
pericolo?
Non solo temiamo per la nostra salute e soprattutto per quella
dei nostri figli. Lo studio ormai più volte citato dell'Agenzia
di sanità pubblica della regione Lazio - che documenta un eccesso
di incidenza di leucemia e un decremento del rischio
all'aumentare della distanza dagli impianti di Radio
vaticana - costituisce già di per sé un allarme per la
popolazione. E inoltre ancora nulla si sa sugli effetti
dell'esposizione a lunga durata a campi elettromagnetici. Perché
tutte queste firme di eminenti scienziati, da Veronesi a Regge,
che tanto parlano in questi giorni sui giornali, non vengono qui
a Cesano a verificare la situazione?
Si riferisce alle "leggende metropolitane" di cui parla Tullio
Regge su "Repubblica"?
Altro che leggende metropolitane. E' la realtà quotidiana: un
telefono che trasmette i programmi di Radio vaticana,
così come il citofono e le grondaie. Allarmi di sicurezza che
scattano senza apparente ragione. Schermi televisivi perennemente
disturbati, anche i segnali delle trasmissioni digitali. Un
elettricista di Cesano si è specializzato nella costruzione di
filtri per eliminare questo tipo di disturbi. E lo sa cosa ha
detto Padre Borgomeo (il direttore della radio, ndr), che
è colpa della gente di qua, che acquista prodotti di scarsa
qualità, non schermati, non a norma di legge. Pensi che perfino
la nuova linea ferroviaria (Roma-Viterbo, che passa per Cesano)
subisce delle interferenze. Le apparecchiature elettroniche delle
motrici dei treni hanno dovuto essere schermate, perché a
rischio. E passi quando si tratta di elettrodomestici, ma anche
tutte le strumentazioni medico-diagnostiche subiscono
interferenze, dai macchinari per le ecografie a quelli di
radiologia o per la risonanza magnetica.
Qual è il vostro obiettivo finale? Se Radio vaticana dovesse
accettare di rispettare i limiti imposti dalla legge italiana,
sarete soddisfatti?
Chiediamo innanzitutto che la legge italiana sia rispettata. Ma
siccome Radio vaticana finora non lo ha fatto, sono tre
anni che non lo fa - perché la legge è stata approvata nel
febbraio 2001, ma esiste un decreto già dal 1998 - e non abbiamo
ragione di credere che li rispetti nel futuro, chiediamo la
delocalizzazione degli impianti che anche solo potenzialmente
possano determinare il superamento dei limiti imposti dalla
legge. Non ci basta che questi funzionino a regime ridotto,
devono essere spostati in luoghi non abitati. Su questo punto,
anche in occasione dell'incontro con i responsabili di Radio
vaticana la settimana scorsa, non abbiamo verificato alcun
tipo di disponibilità da parte della Santa sede, mentre per noi
si tratta dell'unica vera soluzione, al di là di provvedimenti
eccezionali e quindi temporanei che possono essere decisi in
questo momento.
di ROBERTA CARLINI
Le vie del signore saranno pure infinite, ma a volte seguono
strani percorsi. C'è voluta l'ostinazione di un gruppo di
cittadini italiani e il puntiglio di un ministro che ha ritenuto
di dover rispettare il giuramento fatto al rispetto delle leggi
italiane (contro pressioni formidabili di ogni ordine e grado)
per arrivare, in inizio di millennio e chiusura di legislatura,
al più forte scontro tra stato italiano e stato vaticano che la
storia recente ricordi. Uno scontro forte, su un principio
minimo: in Italia si applicano le leggi italiane. Questo ha detto
il ministro dell'ambiente Willer Bordon, tenuto per dovere
d'ufficio a far rispettare le regole a tutela dell'ambiente e
della salute in Italia. Questo hanno negato fino all'ultimo le
gerarchie vaticane (ampiamente spalleggiate da settori del
governo italiano), chiedendo che la questione si perdesse nelle
vie diplomatiche bilaterali.
Visto dalla politica italiana, il braccio di ferro in atto ci
consegna una notizia buona e qualche segnale cattivo: come quelli
lanciati dai pesi massimi del governo scesi in campo contro la
strana ostinazione di quel Bordon che vuole far rispettare la
legge nientemeno che al Vaticano. Si è mobilitata la Farnesina,
si è speso Lamberto Dini. Si è prodigato il ministro Veronesi,
che ha messo la sua scienza contro i tetti fissati dalla legge,
salvo poi disertare una riunione convocata d'urgenza per
rimettere in riga Bordon ma nominare seduta stante una nuova
commissione di esperti per dimostrare che forse l'elettrosmog non
fa così male. Lo ripetiamo: ogni dibattito è lecito, ma finché
una legge c'è dovere dei ministri (come dei giudici e dei
carabinieri) è farla rispettare. Anche se può costare qualcosa al
Vaticano o all'Enel.
Visto dal Vaticano, il braccio di ferro è non meno inquietante.
Pochi giorni dopo aver detto che misureranno i politici italiani
sulla base del rispetto dei valori fissati dalla chiesa romana,
poche settimane dopo aver avviato consultazioni con i candidati
premier sulla base del grado di rispetto degli stessi valori,
quale immagine, quali valori i responsabili massimi della voce
della chiesa cattolica nel mondo consegnano alla cronaca e alla
storia? "Nessuno ci può giudicare", né un pretore né un ministro.
E poco importa se quel giudizio rinvia appunto a valori come il
rispetto dalla vita, la salute della persone, dei bambini. I
valori, manda a dire il Vaticano, li decidiamo noi: anche quelli
dell'elettrosmog.
"Il governo italiano regala ai nostri figli un uovo di
Pasqua. La sorpresa è un'altra carezza elettronica del papa". E'
l'amarissimo commento del comitato "bambini senza onde" di
Cesano, alle conclusioni raggiunte dal consiglio dei ministri, in
merito a Radio vaticana: niente oscuramento (nonostante
l'accertata violazione di legge), nuove trattative in commissione
bilaterale, un'ulteriore proroga per raggiungere un'intesa,
"conseguibile" entro aprile.
Alla domanda se gli abitanti di Cesano possano ritenersi
soddisfatti il ministro Bordon risponde: "Penso di sì, perché c'è
l'impegno a far rientrare Radio Vaticana entro i limiti stabiliti
dalla legge. Solo qualche settimana fa questa questione veniva
giudicata irrisolvibile".
Chi è contento, guarda caso, è proprio la Santa sede che "prende
atto con soddisfazione della decisione del consiglio dei ministri
che riporta il problema del Centro di Santa Maria di Galeria nel
binario corretto del rapporto bilaterale fra Italia e Santa sede
e nella sede appropriata della commissione bilaterale.
Ormai è tutto chiaro: il consiglio dei ministri condivide e
sostiene le "finalità" del ministro dell'ambiente, ma lo
"spegne". Radio vaticana ha ancora venti giorni di tempo per
tentare una soluzione concordata alle emissioni inquinanti delle
sue antenne. Nel frattempo gli abitanti di Cesano "dovranno
preoccuparsi in piena solitudine del possibile rischio per la
propria salute, determinato dalla quotidiana e impunita
violazione di legge".
Il consiglio dei ministri si arrende di fronte alle pressioni del Vaticano e sconfessa il ministro dell'ambiente Willer Bordon: rinviato di quindici giorni l'ultimatum sulla riduzione delle emissioni.
di MICAELA BONGI
Il ceffone è di quelli sonori e il presidente del consiglio
Giuliano Amato lascia al ministro dell'ambiente appena il tempo
di annunciare pubblicamente la sua iniziativa per stamparglielo
in faccia. L'ordinanza firmata da Willer Bordon perché l'Enel,
alla mezzanotte del 16 aprile, smettesse di erogare energia
elettrica a Radio vaticana nel caso quest'ultima non si fosse
ancora adeguata alla legge sull'elettrosmog è sospesa ai sensi
dell'articolo 400 sui poteri della presidenza del consiglio e
rimandata alle decisioni del consiglio dei ministri. Con lo stato
pontificio non si scherza. Un membro del governo può invece
tranquillamente essere esautorato da palazzo Chigi se osa sfidare
la legge divina di fronte alla quale quella dello stato vale
senz'altro meno.
Palazzo Chigi si inginocchia al compromesso che fa cantare
vittoria all'emittente dello stato pontificio. Quello deciso ieri
potrebbe essere un semplice rinvio di due settimane, dal 16 al 30
aprile, rispetto ai tempi indicati da Bordon che si era pure
premurato di spiegare di aver dato un giorno di tempo in più
all'emittente per rispetto della santa Pasqua. E aveva anche
proposto un fondo spese per permettere a Radio vaticana di
adeguarsi alle norme, dicendosi pronto a sborsare il primo
milione di tasca sua. Ma, come spiega il comunicato di palazzo
Chigi con il quale il contenzioso viene riportato interamente
all'interno della commissione bilaterale Italia-santa sede,
integrata dai responsabili del ministero della sanità, "dovrà
essere raggiunta un'intesa fondata su un programma concreto che
porti in tempi definiti all'integrale rispetto delle soglie di
emissione". Il consiglio dei ministri "ritiene che tale intesa
sia conseguibile entro il corrente mese". Il Vaticano "ritiene"
altrettanto? Si vedrà, anche perché per la sua radio rientrare
nei limiti di legge vorrebbe dire rinunciare a trasmettere il
Verbo in molte parti del mondo.
Se non altro nella forma il comunicato non è una sconfessione di
Bordon, graziosamente blandito nelle prime battute: "Il consiglio
ha sostenuto e condiviso le finalità perseguite dal ministro
dell'ambiente al fine del rispetto delle soglie di emissione
consentite dalla normativa vigente". La commissione bilaterale
dovrà anche acquisire le misurazioni effettuate dal ministero. Ci
mancherebbe altro. Del resto il portavoce dello stato pontificio,
Joaquin Navarro-Valls, aveva lamentato nel pomeriggio il fatto
che quei dati non fossero stati forniti alla santa sede, salvo
sottolineare che comunque i numeri illustrati dal ministro
dell'Asinello non corrispondono a quelli della radio.
Anche il ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio, che pure quando
si parla di Ogm non c'è scienziato che tenga, in questo caso è
soddisfatto del "punto di equilibrio raggiunto" e si affida al
buon senso che "credo porterà a contemperare le esigenze di Radio
vaticana con quelle del rispetto delle leggi italiane". Quando
c'è la fede...
Ovviamente tutti vogliono dare l'impressione di un governo
ricompattato, mettendo in evidenza l'obiettivo condiviso: mettere
a norma le onde di Maria. Del resto il leader della Casa delle
libertà, Silvio Berlusconi, aveva avuto gioco fin troppo facile a
commentare il balletto degli ultimi giorni: "Non mi pare ci sia
molto da dire. C'è solo da stare a guardare la situazione e
godersi lo spettacolo di un governo in una tale confusione".
Ecumenico invece il suo rivale, Francesco Rutelli: nessuno è al
di sopra della legge, né la Rai, né Mediaset né Radio vaticana,
però Amato ha ragione a dire che la questione va risolta
nell'ambito del consiglio dei ministri e ha ragione anche Umberto
Veronesi.
Tuttavia Willer Bordon, che nel pomeriggio entrando nella
riunione aveva tenuto il punto ("mi sembrerebbe singolare se il
governo italiano non fosse unito nel far rispettare una legge
dello stato italiano"), all'uscita non sembra per niente
soddisfatto. Il suo commento, se non lo si vuole attribuire allo
stordimento provocato dal ceffone mattutino di Giuliano Amato, si
direbbe senz'altro polemico: "Non è slittato nessun termine. Il
30 aprile è il 30 aprile, non abbiamo ancora il calendario
gregoriano". Mancava solo che aggiungesse che Palazzo Chigi ha il
calendario Giuliano, nel senso di Amato. Tuttavia anche Bordon
vuole sottolineare che l'impegno è a far rispettare i limiti di
legge. Che ciò, in assenza di una soluzione condivisa dal
Vaticano, possa avvenire a meno di due settimane dalle elezioni
non sta né in cielo né in terra.
Nell'iperuranio sembra invece trovarsi attualmente il presidente
della camera Luciano Violante, che osserva: "Il ministro Bordon
aveva detto che qualora non ci fosse stata la riduzione avrebbe
tagliato l'energia elettrica. La riduzione c'è stata". Quando? In
effetti c'è chi gioca con i dati, rimandando alla promessa di
Radio vaticana di ridurre, da lunedì, le ore delle trasmissioni
in onde medie. Il che non significherà certo riportare le
emissioni nei limiti di legge.
Il Comitato bambini senza onde di Cesano alle rassicurazioni non
ha mai creduto e continua a non credere: "Non possiamo avere
alcuna fiducia in una soluzione negoziata perché l'esperienza ha
già dimostrato che si tratta di strumenti inconcludenti. Nel
frattempo la legge italiana continuerà ad essere quotidianamente
e impunemente violata, e del possibile rischio per la salute che
ne deriva dovranno preoccuparsi in piena solitudine i cittadini
interessati". In effetti la loro unica richiesta è sempre stata
quella di una delocalizzazione delle antenne più potenti, poiché
anche una volta ridotte le emissioni nessuno darà loro
l'assicurazione che i limiti saranno effettivamente e
definitivamente rispettati.
Intervista a Edo Ronchi, che difende la validità dei limiti all'elettrosmog
di FRANCESCA COLESANTI
Sull'inquinamento elettromagnetico, l'ex ministro
dell'ambiente Edo Ronchi si dice d'accordo, nel merito, con la
politica seguita dal suo successore al discastero Willer Bordon.
Oltre a essere direttamente parte in causa, in quanto firmatario
del decreto 381/98, quello cioè che fissa gli ormai famosi tetti
di radiofrequenza compatibili con la salute umana, l'ex ministro
è stato chiamato in causa, assieme ai suoi colleghi "verdi",
dall'attuale presidente dell'Enel Chicco Testa, in un'intervista
nella quale la politica ambientale dell'attuale governo viene
considerata indegna di un paese industriale, poiché guidata
dall'emotività e nella quale si accusano alcuni esponenti verdi
di "un'intollerabile arroganza".
Edo Ronchi, intanto una prima valutazione complessiva sulla
vicenda di Radio vaticana.
Sulla base della normativa vigente, ci sono stati degli
accertamenti ripetuti che non hanno avuto esito, cioè non sono
stati presi in considerazione e quindi, come azione di secondo
livello, è intervenuto il ministero dell'ambiente. Bordon sta
semplicemte applicando la legge.
Il ministro secondo lei è rimasto nei limiti delle sue competenze
rispetto all'applicazione della normativa, tanto della legge
quadro che del decreto 381?
Sì, senz'altro. Ma bisogna far attenzione: la legge quadro
appena approvata non c'entra niente con il decreto, che è quello
dei limiti alle alte frequenze, cioè quello di cui si chiede
l'applicazione a Radio vaticana. Il decreto riguarda le frequenze
radiotelevisive, da non confondere con le basse frequenze
industriali, cioè gli elettrodotti, gli elettrodomestici, per le
quali devono essere invece ancora approvati i decreti attuativi
della legge quadro del 2001.
L'accusa, rivolta da più parti, che questo decreto imponga dei
limiti assolutamente eccessivi, è fondata?
I limiti di esposizione fissati dall'Inirc (International
non-ionizing radiation committee) sono da 86 a 60 volt/metro; i
nostri sono più bassi, da 40 a 60 v/m, ma come ulteriore
specificazione viene previsto che in corrispondenza di edifici
abitati e luoghi ove la permanenza non sia inferiore alle quattro
ore, i limiti siano di 6 v/m. Questo perché se sul corpo umano si
misurano 6 v/m, si tratta già di un'esposizione molto alta. Nel
documento dell'Inirc si spiega che ci sono due tipi di
conseguenze dell'inquinamento elettromagnetico. Conseguenze
acute, accertate, di tipo sanitario nel breve termine, ed effetti
di esposizione prolungata. Tra le prime, vi sono il
surriscaldamento dei tessuti e del corpo, un'anomala stimolazione
dei muscoli e dei nervi periferici e poi l'induzione di correnti
elettriche vere e proprie, con scosse e scariche. Queste cause
determinano dei disturbi, i più frequenti dei quali sono
insonnia, irritabilità, disturbi neurovegetativi, alterazioni
ormonali, disturbi alla vista e all'udito. Questi effetti sono
collegabili a quei valori compresi nei 6v/m, quindi direi che ci
sono indicazioni sufficienti per rientrare in questi limiti. Non
c'entra niente il rischio, anche solo possibile, di cancro e di
leucemie. Si tratta invece di effetti acuti accertati.
E sulle accuse di psicosi, di attuare una politica guidata
dall'emotività, che sono state rivolte ai verdi?
Qualche aspetto di psicosi c'è, inutile negarlo. Stati
d'ansia e di preoccupazione però sono del tutto comprensibili,
come è anche vero che vi sono altre sostanze inquinanti
sicuramente più pericolose, di accertata cancerogenicità,
l'esempio tipico sono il benzene o l'amianto. Ma questo non può
essere utilizzato per sottovalutare le conseguenze di questa
forma di inquinamento. Ovviamente si può decidere una scala di
priorità, con quali risorse e con quali strategie. Però non si
può dire che l'elettrosmog allora non fa male o è innocuo, perché
questo non è vero.
Cosa prevede invece sullo scontro che si profila sui decreti
attuativi della legge quadro, che riguardano più da vicino le
basse frequenze, gli elettrodotti.
A me non interessano le grida manzoniane, piuttosto le
conseguenze delle misure. Sarebbe importante avviare un
risanamento più incisivo della rete enel, sia pure scaglionata
nel tempo. E la legge prevede dieci anni. Più che indicare limiti
di qualità, cominciamo a individuare quei chilometri della rete
Enel che hanno livelli di esposizione più elevati. Individuiamo i
soggetti sensibili più esposti a partire dai bambini, e quelli
mettiamoli tutti al sicuro subito.
Colloquio con Paolo Aquilanti sulle antenne del papa che il governo per ora ha salvato
di FRANCESCA COLESANTI
Cari abitanti di Cesano, abbiamo scherzato. Avete avuto il
vostro momento di notorietà, vi abbiamo dato ascolto, fotografato
e intervistato. Avete avuto l'onore di ricevere nel vostro
paesino ministri e sottosegretari, tecnici, giornalisti e
cameramen. Ora è tutto rientrato, o quasi, la commissione
bilaterale Italia Santa sede presto annegherà ogni vostro
ulteriore grido, se altri protagonismi ministeriali non
torneranno ad amplificare i vostri sussulti. Le antenne sono lì e
lì resteranno. Le vostre insonnie, nervosismi, emicranie, non ci
interessano più. E per favore non veniteci a disturbare ancora
con storie di leucemie infantili e tumori senili. Tutto frutto di
una straripante fantasia e di un insano protagonismo. Quello che
poi è davvero ingiustificabile è l'orgoglio che vi ha spinto,
ieri, a tacere a tutti, proprio a tutti, della celebrazione in
memoria di G., dieci anni, morta esattamente un anno fa, di
leucemia. Avreste potuto avere decine di telecamere, avreste
potuto utilizzare questa occasione come uno schiaffo al Governo,
al Vaticano, ai detrattori della vostra causa. Non lo avete
fatto, e questo dice tutto sui vostri sentimenti.
Gli stessi che non vi consentono di gettare la spugna. Prima di
decidere i prossimi passi, è opportuna una riflessione sugli
ultimi sviluppi. "La nostra interpretazione è che non c'è un
impegno concreto da parte della Santa sede, né del governo
italiano a far rispettare la legge, ma solo il rinvio di comune
accordo a una sede negoziale che però ha già dimostrato il suo
fallimento", spiega amareggiato Paolo Aquilanti, portavoce del
comitato Bambini senza onde di Cesano. Il perché di
questa diffidenza è davanti gli occhi di tutti, trattandosi del
Vaticano: "E' il preludio a un altro rinvio, siamo tornati alla
sede negoziale che è già di per sé impropria, e nel caso concreto
ha dimostrato di non produrre risultati, se non vaghe campagne di
misurazione, dichiarazioni di buona volontà. Anzi già solo negli
impegni verbali si è verificato un arretramento, perché non si
parla più nemmeno della riduzione delle emissioni di sette ore
annunciata in un primo tempo dal Vaticano. La Santa sede prima ha
contestato la legge italiana, poi ha concesso di riconoscerla ma
contesta il modo in cui è applicata, il tutto con un arbitrio che
non corrisponde a normali relazioni con un altro stato sovrano".
Quanto al ministro Bordon "resta la nostra unica sponda. Speriamo
che faccia qualcosa per noi, oltre quello che ha fatto.
Interpretiamo e giudichiamo la sua azione, sotto il profilo
istituzionale, come una condotta esemplare; poi il governo lo ha
sconfessato. Se ci sono dei secondi fini, propagandistici o
elettorali, a noi non interessa".
Il vero nodo della trattativa, secondo Aquilanti, è che
tecnicamente le trasmissioni della Radio vaticana e il rispetto
delle norme italiane sono due condizioni incompatibili, "questo è
un nodo che nessuna trattativa potrà sciogliere se non con la
delocalizzazione degli impianti. Altrimenti avremmo motivo di
temere che di fronte a soluzioni apparenti, si nasconda la
volontà di mantenere il problema nei termini in cui è sempre
stato". Per quanto riguarda infine la posizione di verdi e
ambientalisti, "le dichiarazioni di Mattioli e Francescato
(quest'ultima ha definito equilibrata la posizione del governo),
non corrispondono assolutamente a quanto detto quando vennero a
Cesano. Da un atto di solidarietà che allora apprezzammo molto,
ci saremmo aspettati un'azione più risoluta".
Il Comitato adesso chiederà di essere ricevuto da Ciampi,
invitandolo a farsi garante di una soluzione definita e certa.
Il governo si fida di Radio vaticana e sconfessa Bordon. Il Vaticano adeguerà i suoi impianti radio alla legge italiana. Se e quando lo vorrà. Il consiglio dei ministri regala alla Santa sede l'ennesimo rinvio. I limiti all'elettrosmog restano sulla carta. La rabbia degli abitanti di Cesano.
di FRANCESCA COLESANTI
I bersaglieri possono tornare nelle caserme, l'assalto a Radio vaticana è stato rinviato. Così come il rispetto della legge italiana. A spuntarla è l'arma dilatoria della trattativa diplomatica con la Santa sede. Il ministro Bordon che intendeva far rispettare la normativa sull'elettrosmog si è fatto sbeffeggiare una seconda volta dai suoi colleghi di governo. Si è detto "insoddisfatto" e ha scritto al premier: oggi, non c'è due senza tre, prenderà il terzo ceffone e allora, forse, rassegnerà le dimissioni. Giuliano Amato ha più fiducia nei lavori della commisssione bilaterale Italia Vaticano che negli scarni risultati dei controlli sulle emissioni elettromagnetiche, che confermano l'inquinamento prodotto dal centro di Santa Maria di Galeria. "In questa prospettiva - ha detto in tarda serata il presidente del consiglio - confido che la loro riunione prevista per il 18 maggio, sia quella conclusiva". Dopo le elezioni, quindi.
Molto soddisfatta la Santa sede che si compiace della fiducia accordata dal governo italiano alla serietà e credibilità della commissione bilaterale. Scampato il pericolo di una sospensione dell'energia elettrica (ve lo ricordate il black out minacciato da Bordon?), il Vaticano ha tutto da guadagnare sullo slittamento dell'attenzione sui dissidi interni al governo. E ne approfitta per sbandierare come una significativa dimostrazione di buona volontà e di graduale adeguamento alla normativa italiana, l'immediata delocalizzazione di un'antenna (che resterà sempre all'interno del centro di Cesano) e la riduzione dei tempi di trasmissione per le onde medie in tempi non meglio definiti.
I verdi, dalla Francescato a Pecoraro Scanio a Mattioli, si dicono solidali con il ministro dell'ambiente ma lo pregano di non dimettersi, poiché "indebolirebbe la lotta sull'approvazione dei decreti attuativi della legge sull'elettrosmog". Legambiente e Wwf, anch'essi impegnati in questa ulteriore battaglia, definiscono "farsesca" la vicenda Radio vaticana e accusano il governo di "non saper decidere".
Riaffiora dalle profondità persino la voce di Giulio Andreotti, secondo il quale il governo "non ci fa una buona figura nel suo insieme": avrebbe dovuto lavare i panni sporchi in casa propria, un'arte di cui è stato maestro, e Bordon un cattivo discepolo.
di FRANCESCA COLESANTI
La raccolta di materiale sulle radiazioni vaticane segue a pagina 3...