[Entrata stabilmente nel repertorio delle mondine e in particolare in quello di Giovanna Daffini, questa canzone, cantata su una melodia molto vicina alle arie del melodramma e ricca di echi e suggestioni Verdiane, si riferisce al coraggioso biennio repubblicano (1848-49) di Venezia ribellatasi all'impero austriaco, e alla drammatica repressione con cui gli austriaci annegarono nel sangue l'insurrezione del popolo veneziano. L'ultima strofa, delicata e misteriosa, di rara intensità poetica, sembra in qualche modo evocare il sogno dell'Unità d'Italia. La strofa "traditori signori ufficiali" - spesso inserita anche nell'impianto musicale di "O Gorizia" - fu causa di celebri scandali nei teatri in cui la Daffini, o altri interpreti, la eseguivano coraggiosamente alla presenza dell'alta borghesia e della nobiltà dell'epoca.]
O Venezia che sei la più bella |