O GORIZIA

[Questo canto, di chiara coscienza antimilitarista e anticapitalista, risale alla prima Guerra Mondiale e rievoca l'offensiva diretta da Cadorna tra il 6 e l'8 agosto 1916, detta sesta battaglia dell'Isonzo, con la quale l'esercito italiano riuscì a conquistare la testa di ponte di Gorizia, la città e l'altopiano carsico fin oltre Vallone. La guerra si mostra all'umile soldato come un giocattolo infernale nelle mani di pochi malvagi che, ben lontani dalle asperità e dai rischi del campo di battaglia, reggono le sorti dell'umanità condannando alla carneficina milioni di innocenti. "O Gorizia" divenne celebre dopo lo scandalo che suscitò nell'agosto 1964 al Festival dei Due Mondi di Spoleto: gli autori dello spettacolo furono incriminati per "vilipendio delle Forze Armate". In alcune versioni, sulla melodia di questo canto, viene inserita la strofa "traditori signori ufficiali...", altrimenti nota nel canto "O Venezia".]


La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.

Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.

O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir.

Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
Maledetti sarete un dì.

Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor.

O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.




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