NELLO SPORT COME NELLA VITA
di Damiano Tommasi

(tratto dall'agenda "Comportamenti di Pace" a cura di Massimo Paolicelli - edizione 2002)

"Dai Fabio, dobbiamo andare che altrimenti facciamo tardi."
"Arrivo papà, sto finendo l'ultimo esercizio di matematica."
"La borsa è già in macchina."
"E le scarpe?"
"Le ha preparate la mamma, andiamo che è tutto a posto."
"Dove dobbiamo andare oggi?"
"Ma come abbiamo la finale del torneo e mi chiedi dove andiamo? Ma come pensi di vincere se hai la testa fra le nuvole? Oggi li dobbiamo massacrare! Non ce ne deve essere per nessuno.."
"Ma chi sono gli altri finalisti?"
"Sono quei bastardi del Colle Pinto, quelli che ce le hanno date l'anno scorso, non ricordi?"
...
"Papà, hai visto che bella partita?"
"Ma cosa dici? Quel farabutto di arbitro ci ha fatto perdere la finale, se lo rivedo lo so io cosa gli faccio!"
"Ma papà, hai visto che bel gol che ho segnato?"
"E quello che non ci ha dato? Cosa ne dici? Andiamo dai, che non vorrei mai incontrare l'allenatore, quell'incapace! Ma come fa a toglierti l'ultimo quarto d'ora quando dovevate recuperare?"
"E' entrato Filippo, ci teneva tanto a giocare!"
"Bell'affare, ha sbagliato un gol... che anche ad occhi chiusi si faceva!"
"Che peccato sia finito il campionato.."
"Meno male invece. L'anno prossimo si cambia squadra, non potrai mai sfondare con un allenatore che non capisce niente di calcio!"
"Ma tutti i miei amici...?"

Strana storia... Purtroppo non è nemmeno tanto assurda. In questi pochi anni che vivo il calcio mi è toccato sentire anche di peggio e non solo tra padre e figlio, ma anche tra genitore ed allenatore, tra presidente e allenatore, tra giocatore e allenatore, tra genitore e genitore avversario...
Come può lo sport aiutare a crescere nella comprensione, nella condivisione, nella solidarietà e nel perdono?
Sono convinto che alla base d'ogni sport e di ogni comportamento di pace ci sia un sentimento comune: RISPETTO.

Citando testualmente il vocabolario si scopre che rispetto significa:
"Sentimento ed atteggiamento di stima e di deferenza verso una persona, un'istituzione, una cultura ed anche, la manifestazione concreta di tale sentimento mediante azioni o parole."
Ed ancora: "Sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro e la dignità di una persona, (ed il conseguente atteggiamento verso le sue cose, i suoi pensieri e sentimenti)... e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli o danneggiarli."

Rispettare innanzitutto le regole.
Gli atleti sono tenuti nello sport ad attenersi a delle regole precise poste per dare ordine alla competizione. Se gli atleti si attenessero alle regole si eviterebbero una serie infinita di litigi, ripicche, vendette, insulti…sembra banale ma è la base di ogni sport e di qualsiasi tipo di convivenza.

Rispettare la propria squadra e il proprio corpo.
Non sempre si va d'accordo in una famiglia, così nello sport non sempre c'è feeling all'interno del gruppo. Negli sport di squadra è in ogni modo superfluo affermare che se non si rispettano i propri compagni non si ottengono nemmeno i risultati. La condivisione di un unico obiettivo ti porta a legare con gli altri ed a rispettare le esigenze, i ritmi, gli umori di chi ti sta a fianco. Condividere, collaborare, aiutare, supportare e sopportare sono comportamenti che si imparano benissimo in qualsiasi spogliatoio.
Negli sport individuali, (anche in quelli di squadra comunque!), ha un valore enorme il rispetto del proprio corpo. I risultati e la serenità delle competizioni passano anche dalla cura e dalla valorizzazione adeguata del proprio corpo. Ognuno ha i propri limiti, (fortunatamente non siamo tutti uguali) e li deve saper riconoscere e, soprattutto, accettare. Lo sport è salute ed è a mio avviso assurdo comprometterla per ottenere i risultati sperati.

Rispettare l'allenatore e i superiori.
Non è per niente raro il litigio con il proprio coach. Prima di tutto, stima e educazione nei confronti di chi è la guida. I diverbi, le incomprensioni, gli insulti, l'indifferenza che animano talvolta il rapporto atleta/allenatore sono frutto della mancanza di rispetto, sia del ruolo sia della persona. Accettare le direttive, sopportare gli umori, seguire gli insegnamenti, capire le debolezze, mettersi al servizio dello scopo comune sono essenziali per instaurare un buon feeling con il proprio allenatore. Chi ha delle responsabilità va aiutato e va messo nelle condizioni migliori per fare le proprie scelte.

Rispettare l'avversario.
E' l'impegno più difficile ma il più proficuo. Amare i nemici non è per nulla semplice. Si gareggia per battere l'avversario, è questo il nocciolo di ogni sport. Per arrivare primi bisogna "passare sopra" all'avversario. L'atteggiamento che valorizza un atleta e lo rende il migliore non è solo la bravura tecnica o atletica ma, soprattutto, il rispetto che ha dell'avversario di turno. Nelle vittorie come nelle sconfitte, è molto significativo saper stringere la mano a chi ha "lottato" contro di te. Se questo diventasse un'abitudine, si imparerebbe molto dallo sport, sarebbero placate mille polemiche e si accetterebbero molto di più le sconfitte. Lo sport è fare di tutto per vincere, non lo dimentichiamo, ma sempre e soprattutto rispettando l'avversario.

Rispettare l'arbitro.
E' colui che mette ordine, che è a nostro servizio per farci gareggiare nel rispetto delle regole. Come non si può rispettare l'imparziale? La persona meno aiutata della gara? La maturità di un atleta passa anche dal saper fronteggiare l'avversario senza bisogno di aggrapparsi alle decisioni dell'arbitro. Che partite stupende quelle in cui non ti accorgi che c'è in campo anche l'arbitro. Nessuna protesta, nessun brutto fallo, nessun litigio, sano agonismo e leale competizione!

Rispettare i tifosi avversari.
Nota dolente questa. Cronaca nera che si mischia alla cronaca sportiva, finti appassionati che si mischiano a tifosi veri, manganelli e coltelli che si mischiano a sciarpe e bandiere. Si può andare allo stadio e ammirare la coreografia dei tifosi avversari, si può cantare allo stadio senza insultare gli avversari, si può incitare la propria squadra senza dar contro all'altra. Nel calcio soprattutto, ma in qualsiasi sport di squadra che riunisca migliaia di spettatori, c'è il rischio di violenze. Perché non si rispetta la "fede" e i "colori" dei tifosi dell'altra squadra? E' il bello di ogni competizione lo schierarsi per l'uno o per l'altro, legare le proprie gioie o delusioni ai colori della propria squadra. Come gli atleti sono chiamati a stringersi la mano a fine gara, anche i tifosi dovrebbero idealmente salutare con rispetto chi sta nella curva opposta. Quanti poliziotti rimarrebbero a casa con la famiglia! E quante ambulanze in meno farebbero servizio attorno agli stadi! Forse è un'utopia ma la pace nasce anche con due bandiere di colore di verso in mano.

Rispettare l'uomo.
E' l'obiettivo, il fine o meglio la base di ogni comportamento di pace e quindi di ogni sport leale. I compagni, l'allenatore, l'arbitro, l'avversario, i tifosi hanno tutti qualcosa in comune con ognuno di noi: sono uomini. Tutti siamo sulla stessa barca, abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri, a qualsiasi latitudine gli uomini sono tutti uguali nei diritti e nei doveri, nessuno può riservarsi il diritto di offendere, oltraggiare, danneggiare, insultare, picchiare, annullare, disprezzare un altro uomo!

La vita con le sue regole insegna a fare sport.

Qualsiasi sport, se vissuto correttamente, è un buon allenamento per la vita.


Damiano Tommasi