Roma Social Forum


UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE

(documento approvato dall'assemblea del costituito Roma Social Forum il 4 ottobre 2001)

Facciamo parte del movimento per una globalizzazione alternativa, per l'universalità dei diritti sociali, politici e individuali, che si batte contro le politiche neoliberiste, e che da Seattle, Porto Alegre, fino a Genova, sta crescendo sviluppandosi attorno a dinamiche sociali, a partire da bisogni reali, autentici.

Siamo donne e uomini, lavoratrici e lavoratori, contadine e contadini, professionisti, studenti, disoccupate e disoccupati, popoli indigeni e migranti, ambientalisti, credenti e non-credenti, provenienti dal Nord e dal Sud, uniti dall'esigenza di impegnarsi per il rispetto dei diritti umani, per i diritti dei popoli, la sovranità alimentare, per l'individuazione di strumenti pubblici di controllo dell'economia e delle transazioni finanziarie, per la salvaguardia dell'ambiente, per l'affermazione dei diritti dei migranti, per il diritto alla mobilità, alla cittadinanza, alla salute, contro le vecchie e nuove forme di sfruttamento, per il diritto al lavoro e al reddito, per un equo rapporto tra lavoro di produzione e lavoro di riproduzione, per la libertà, l'educazione, per il diritto all'acqua, al cibo e alla casa, all'integrità e all'autodeterminazione sul proprio corpo, per la libertà di orientamento sessuale.

Sfidiamo le oligarchie e le loro procedure anti-democratiche, rappresentate dai nuovi organismi del governo mondiale ( FMI, BM, WTO ).

Rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti e diciamo No alla strategia di guerra permanente globale, come strumento di dominio sul mondo. Siamo contro il riarmo, il commercio di armi e lo scudo stellare, massima espressione della nuova corsa agli armamenti. Siamo per una fedeltà al diritto alla pace ed ai valori dell'internazionalismo e dell'antimilitarismo. Reclamiamo il superamento di tutte le alleanze militari e chiediamo che le spese militari siano destinate a spese sociali, finalizzate allo sviluppo internazionale ed alla promozione di forme alternative di risoluzione pacifica dei conflitti.

Vogliamo che sia riaffermato saldamente il principio di un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia e sull'autodeterminazione dei popoli. Ribadiamo il nostro NO alla guerra e al terrorismo. Siamo contrari alla risposta militare degli Stati Uniti - che, facendo illegittimo ricorso all'art.5 del Patto Atlantico, coinvolge i Paesi NATO - all'atto di terrorismo internazionale contro la popolazione di New York e Washington. Chiediamo nel rispetto della Costituzione che l'Italia non partecipi a nessuna azione di guerra.

Esigiamo la fine della repressione e criminalizzazione della protesta sociale, insieme al rispetto di tutte le forme espressive, di manifestazione e di azione diretta pacifiche e non violente, proprie di questo movimento.

La globalizzazione neoliberista rafforza un sistema sessista escludente e patriarcale, incrementa la femminilizzazione della povertà, esacerbando tutte le forme di violenza contro le donne. Per questo, come uomini e donne, lottiamo contro la discriminazione sessuale, la povertà e l'analfabetismo, di cui le donne e le bambine sono le vittime, non certo le sole, ma le più numerose.

La globalizzazione neoliberista scatena il razzismo, come continuazione del genocidio e di secoli di colonialismo che hanno distrutto le basi di civiltà delle popolazioni del Sud del mondo; promuove la libera circolazione di merci e capitali, mentre alimenta politiche di esclusione e limitazione dei diritti fondamentali delle persone, come quello alla libera circolazione dei migranti, attuate nel nostro Paese dal precedente provvedimento di legge Turco-Napolitano, e reso ancora più aspro dal disegno di legge Bossi - Fini.

La globalizzazione neoliberista devasta l'ambiente, mina la salute e le condizioni di vita dei popoli, trasforma in merce l'aria, l'acqua, la terra, gli stessi esseri viventi.

La globalizzazione neoliberista ha provocato la concentrazione della proprietà della terra e ha assoggettato l'agricoltura agli interessi delle multinazionali, distruggendo le colture locali e la biodiversità, utilizzando OGM e praticando la bio-pirateria.

La globalizzazione neoliberista piega alla logica del profitto scoperte scientifiche straordinarie nel campo della biotecnologia e della medicina, privatizzando e commercializzando i risultati di ricerche che riguardano la salute e il benessere dell'umanità.

La globalizzazione neoliberista produce nuove schiavitù, l'aumento dell'orario di lavoro, la cancellazione dei diritti e delle libertà individuali e collettive, attraverso la deregolamentazione del mercato del lavoro, mediante leggi e accordi che alimentano l'uso indiscriminato del precariato e della flessibilità - in Italia, il 'pacchetto-Treu' e l'introduzione del lavoro interinale -.

La globalizzazione neoliberista smantella lo stato sociale, attraverso la privatizzazione della scuola, della sanità, della previdenza e dei trasporti.

Questo insieme di questioni produce riflessi e contraddizioni che giungono fin nel ricco Occidente, fino alle nostre città e ai nostri quartieri, dove i problemi della povertà e dell'esclusione sociale, dei salari al di sotto dei livelli di sussistenza, del precariato, delle questioni ambientali, della negazione del diritto alla casa, investono il quotidiano di tanti.

E' necessario costruire un nuovo modo di pensare che sappia contrastare i modelli culturali dominanti.
Dobbiamo contribuire a diffondere le differenti progettualità che si esprimono nelle azioni di cooperazione tra i popoli, di tutela ambientale, di valorizzazione dei diritti di cittadinanza e del lavoro, di promozione di modelli economici, etici e solidali, alternativi, fondati sulla giustizia, l'equità e la non discriminazione, di sviluppo di forme di convivenza multietnica, di scambio interculturale, di affermazione dei principi della pace e della lotta ad ogni forma di ingiustizia.

E' necessario oggi passare ad un livello ulteriore di iniziativa, introducendo come centrale il tema della territorializzazione del movimento, così da radicarlo nelle città, nei quartieri, nei luoghi di lavoro.

Per questo intendiamo impegnarci nella costruzione di Social Forum locali, intesi come spazi pubblici permanenti e strumenti di democrazia diretta, dando vita a tavoli di confronto tematici anche con le realtà che non hanno partecipato all'esperienza di Genova, con l'obiettivo di includere tutti i soggetti i cui diritti e bisogni sono violati dalla globalizzazione neoliberista.

Il Roma Social Forum non si pone in contrapposizione alla FAO, ma intende collocare al centro del dibattito questioni di cui la FAO si occupa.


La manifestazione del 10 novembre sarà contro il WTO, che si 'nasconderà' nel deserto del Qatar nello stesso periodo per decidere anche in materia di politiche agricole secondo direzioni in netto contrasto con le stesse impostazioni originarie della FAO e lesive del diritto alla sovranità alimentare dei Paesi produttori.

Per tutto questo, ci impegniamo in un PATTO DI LAVORO comune per:

1. attivarci pienamente per la sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini attorno ai temi che rappresentano il portato specifico del lavoro di ciascuna/o, rispettando anche modalità e percorsi autonomi in una prospettiva di rete e di partecipazione democratica orizzontale;

2. coordinarci al fine di favorire il massimo scambio di informazioni, rendendo così più efficaci le iniziative da programmare;

3. chiedere alle pubbliche amministrazioni locali e nazionali che siano garantiti ampi spazi così da non ostacolare la libera e condivisa espressione di attività, progetti e manifestazioni; e soprattutto che il diritto a manifestare non subisca restrizioni in nome di superiori motivi di 'ordine pubblico' e di 'sicurezza internazionale'.



Roma Sud-Ovest Social Forum
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