Questo è il documento che ha concluso unitariamente la lunga e affollata riunione del gruppo di lavoro sull'immigrazione dell'Assemblea nazionale dei Forum sociali a Firenze, e che, letto da Ibrahim di Brescia, è stato approvato con un lungo applauso dall'assemblea plenaria il 21 ottobre. Documenti molto simili nei contenuti erano stati già approvati in settembre a Caserta, nelle giornate del contro-vertice Nato, e in ottobre a Perugia nel corso dell'Onu dei Popoli.

Questo documento impegna ora tutti i Forum sociali territoriali, e nella sua parte finale (riguardante gli obiettivi generali di una lotta al decreto Bossi-Fini, l'assemblea dell'11 novembre e la manifestazione nazionale del 1 dicembre a Roma) costituisce una proposta d'iniziativa unitaria rivolta a tutte le forze sociali, sindacali e politiche antirazziste. La manifestazione del 1 dicembre dovrà essere preceduta da una forte e diffusa iniziativa locale (in particolare nei luoghi simbolici del lavoro industriale e agricolo migrante, Brescia e Caserta) e da una presenza visibile degli immigrati nell'appuntamento romano contro il WTO e la guerra e nelle manifestazioni sindacali dei Cobas-scuola, degli altri sindacati extraconfederali e della Fiom.

Nel documento indichiamo in particolare, come elementi d'identità forte del movimento nato a Seattle e cresciuto a Genova, l'assunzione del "punto di vista" dei migranti come persone intere portatrici di diritti universali, e di conseguenza il rifiuto di sottostare ad ogni norma o legge che neghi i diritti fondamentali, e la difesa coerente "dei soggetti e dei luoghi che ne siano minacciati". Va sottolineato anche l'impegno di avviare un Osservatorio nazionale sugli atti di discriminazione e razzismo, con funzioni di denuncia e di tutela, e una campagna specifica per la protezione e il diritto d'asilo dei profughi di guerra, che nel dibattito si è proposto di intitolare al ricordo di Milli Gullu, la giovane donna e madre kurda uccisa dal proibizionismo degli ingressi e dalla mafia dei trafficanti nella stiva di una nave diretta a Crotone.


DOCUMENTO APPROVATO DAL GRUPPO DI LAVORO SUI MIGRANTI E ASSUNTO DALLA RIUNIONE PLENARIA DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DEI FORUM SOCIALI A FIRENZE IL 20-21 OTTOBRE 2001

In numerose città i Forum sociali hanno posto in questi mesi le questioni relative ai migranti al centro della battaglia complessiva contro la globalizzazione neoliberista e contro i processi di polarizzazione identitaria incrementati dalla guerra e dal terrorismo.
Ciò non è casuale: è il frutto iniziale ma radicato di un impegno che ha visto il 19 luglio sfilare a Genova oltre cinquantamila uomini e donne in difesa dell'universalità dei diritti, a partire dai migranti, che vedono continuamente a rischio la stessa sopravvivenza nella "civile" Europa.
Le mobilitazioni che ancora nelle ultime settimane, come negli anni passati, hanno visto in piazza migliaia di migranti, da Venezia a Brescia, da Genova a Roma e Napoli, non sono state però assunte dalla totalità del movimento e stentano a trovare visibilità nella società civile.

Quello delle migrazioni non è un tema o un settore d'intervento specifico fra gli altri, ma una questione strategica, paradigmatica dell'erosione globale dei diritti e della democrazia. Attorno ad essa vengono al pettine tutti i nodi fondamentali su cui si è espresso il "movimento dei movimenti": dalla trasformazione della cittadinanza a quella del lavoro.
La libera circolazione delle persone, materialmente rivendicata e praticata dai migranti, disegna una globalizzazione opposta a quella neoliberista, che abbatte le barriere per merci e capitali mentre moltiplica i confini contro profughi e migranti.
A questo laboratorio cosmopolita d'una diversa globalizzazione il movimento deve connettersi, per scoprirvi le stesse ragioni che l'hanno condotto in piazza da Seattle a Genova, fino al no alla guerra detto in trecentomila a Perugia.

Proprio la guerra contro il Sud del mondo, insieme alle politiche liberiste e discriminatorie sostenute dagli Usa e dall'Occidente, spinge ad individuare nello straniero, specie se musulmano, un pericoloso nemico da reprimere, controllare, espellere, deprivare delle già risibili libertà individuali.

Da questo clima d'intolleranza razzista nasce il disegno di legge Bossi-Fini, un testo che si può definire segregazionista perché, inasprendo le politiche di controllo e repressione già introdotte dalla legge 40/'98, sancisce una vera e propria apartheid giuridica, civile, sociale e lavorativa.
La clandestinità, di fatto imposta come unica via d'accesso al territorio nazionale, e il nesso stretto fra lavoro e soggiorno, consegnano i migranti alla dipendenza semischiavistica da trafficanti e datori di lavoro.
La precarizzazione, la segregazione e l'arbitrio di polizia investono anche gli immigrati regolari, spezzando i percorsi di cittadinanza, introducendo barriere e ghetti nel lavoro e nella società, indebolendo tutti i lavoratori e le lavoratrici, imbarbarendo le relazioni sindacali e sociali e lo stesso stato di diritto.
Inoltre il diritto d'asilo è negato alla radice, attraverso la segregazione dei richiedenti asilo e l'assoluta mancanza di tutele durante la procedura e nella fase di difesa.

Questo imbarbarimento peraltro è già in atto nel blocco delle frontiere, nella deportazione dei profughi dalle guerre e dai drammi planetari, nei rastrellamenti su base etnica e nella criminalizzazione dei luoghi di aggregazione dei migranti, prospettata ad esempio dalla decisione di sgomberare a Roma, in nome della "lotta al terrorismo", gli alloggi precari occupati dai migranti.
Le politiche di rastrellamento, espulsione e deportazione si avvalgono, in Italia come in tutta Europa, di centri di detenzione indegni di un stato di diritto nei quali ogni giorno vengono reclusi uomini e donne incolpevoli, ed ora si vorrebbe recludere anche i richiedenti asilo.

Noi contrapponiamo l'integrità delle persone umane alla loro riduzione a merce da lavoro ed a merce politica per gli imprenditori della xenofobia.
Non accetteremo mai che i diritti fondamentali siano violati
da norme e leggi inumane, e difenderemo sempre i soggetti e i luoghi che ne siano minacciati.

Il movimento in cui ci riconosciamo antepone la libera circolazione delle persone a quella delle merci e dei capitali, favorisce a valorizza l'enorme arricchimento culturale di cui i migranti sono portatori, non concepisce civiltà che non sia plurale, capace di contaminarsi e ridefinirsi, così da garantire ad ogni individuo eguali diritti, dignità, possibilità di realizzare il proprio futuro.
Questa che, nel momento in cui c'è chi chiama allo scontro tra civiltà, può apparire un'utopia, è una realtà da praticare e costruire giorno per giorno nei territori, in nome d'una visione del mondo che aspira ad affrontare le diseguaglianze fra Nord e Sud e di abolire il privilegio dei pochi sullo sfruttamento dei molti.

Per questo chiamiamo il "movimento dei movimenti" ad un'assunzione di responsabilità.

Chiamiamo tutti i Forum sociali territoriali che non lo abbiano già fatto a costituire gruppi di lavoro sull'immigrazione, a raccordarsi con le organizzazioni già esistenti, a sviluppare campagne d'inchiesta sociale sul lavoro e le condizioni dei migranti e di sensibilizzazione per bloccare il ddl Bossi-Fini.

La denuncia degli abusi e delle discriminazioni e la tutela delle vittime va organizzata in rete attraverso un Osservatorio a livello nazionale.

Chiediamo a tutto il movimento di assumere, nell'immediato, le campagne per il diritto al soggiorno delle centinaia di migliaia di migranti che ne hanno chiesto l'emissione o il rinnovo, e per la protezione umanitaria dei profughi dalle guerre passate e presenti.

Proponiamo che il 10 novembre i migranti e i profughi aprano a Roma la manifestazione nazionale contro il WTO e la guerra, le cui forme dovranno assicurare la visibilità dei cento "popoli di Seattle" contro il pensiero unico e l'unica bandiera delle destre di governo, e che il giorno dopo, domenica 11 novembre, si tenga a Roma un'assemblea nazionale insieme a tutte le forze sociali e politiche che intendono impegnarsi contro il ddl Bossi-Fini, e in particolare:

Su questi obiettivi chiamiamo a un confronto tutta la società civile, per opporre alla barbarie legislativa e sociale un percorso di mobilitazione che, passando per assemblee e mobilitazioni locali di cui siano protagonisti gli stessi migranti e per la loro presenza e visibilità nelle prossime manifestazioni sindacali, giunga ad organizzare una grande manifestazione unitaria a Roma sabato 1. dicembre contro il ddl Bossi-Fini e per i diritti di cittadinanza.




Roma Sud-Ovest Social Forum
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