Il pantano afghano

11.11.2001

Finalmente anche l’Italia è in guerra. Abbiamo insistito tanto che alla fine hanno accettato che invadessimo l’Afghanistan anche noi. Sono stati gentili. E finalmente il nostro paese è assunto a nazione di dignità altissima, degna di figurare insieme a Francia, Germania e Inghilterra. Tanto che il nostro presidente del Consiglio è stato invitato a cena insieme ai grandi da Bush in persona. Il nostro cavalier Berlusconi purtroppo non ha potuto sedersi a tavola. Faceva il cameriere.

Siamo arrivati agli scontri di terra. I bombardamenti vanno avanti da settimane con centinaia di morti. I generali americani non si proccupano più neanche di smentire l’uso di bombe a grappolo e a frammentazione, eccellenti per fare strage di civili.

Una popolazione terrorizzata. 7 milioni di donne, vecchi e bambini in fuga, che premono disperati, senza cibo, alle frontiere del Pakistan. Ed ecco che inizia a vacillare l’immagine cromata della guerra che ci era stata proposta nei primi giorni.

E più Bush ripete: "Vinceremo!!!" più la gente sospetta che questa guerra sia priva di senso.

Dalla Prima Guerra Mondiale si sa che artiglieria e bombardamenti possono fare ben poco contro un esercito rintanato sottoterra. Quella che sta affiorando è la sensazione che i responsabili del Pentagono abbiano piani strategici e tattici molto confusi. Nessuno sa dove sia Bin Laden.

Nessuno sa come stanare i talebani. Per giunta nessuno si fida dell’Alleanza del Nord. Bush forse ha capito che bisogna stare attenti a finanziare e armare il nemico del tuo nemico...

Quelli dell’Alleanza del Nord infatti non sono per niente meglio dei talebani: odiano le donne, odiano la democrazia, odiano la cultura. Infatti all’Alleanza del Nord non gli dicono quando e dove bombardano. Non si fidano. E non gli danno armi, solo divise mimetiche di cotone, il massimo per l’inverno afgano. E non gli danno le scarpe, potrebbero andare troppo lontano. Forse sono perfino preoccupati che in questo momento stiano ottenendo qualche notevole successo sul piano degli scontri. Paventano che arrivino a Kabul senza il controllo delle forze della Nato. In questo caso sarebbe difficile poi toglierli dal governo e metterci al loro posto il re.

Lo sanno bene i russi che lo hanno sperimentato sulla loro pelle: non basta invadere la maggior parte di un vasto paese per poter dire di aver vinto. Anzi essere costretti a gestire un così vasto territorio dventa una trappola mortale. Oltretutto stiamo parlando di una nazione dove ci sono più mine che sassi, dove i fiumi sono muri d’acqua invalicabili, dove fra un mese ci sarà un metro di neve, le montagne superano i 6.000 metri e non ci sono McDonald's per migliaia di chilometri.

I generali del Pentagono sono depressi e hanno disperato bisogno di dare l’impressione di concludere qualche cosa, ne va delle loro carriere.

Il presidente li incalza: "Ma come? Non avete ancora preso Kabul?". Così si continuano a buttare bombe sempre più grandi. Una addirittura pesava 7 tonnellate e costava quanto un bastimento carico di grano e medicine.

Ma dopo settimane di martellamento aereo nessuno si illude di aver realmente scalfito il pericolo rappresentato dai 50 mila soldati dell’esercito talebano, asserragliati in sotterranei scavati durante più di un decennio di guerre senza quartiere.

Cosa fanno i talebani? Aspettano. A quel che sembra è questa la strategia di Bin Laden o di chi per lui ha progettato questa offensiva contro gli Usa. Prende sempre più corpo l’ipotesi che le lettere all’antrace non siano opera dei terroristi islamici. Soprattutto perché non sono nel loro stile. Loro cercano azioni dense di significati simbolici e di martirio.

E’ più probabile che non vogliano sciupare l’effetto scenico degli orrendi massacri dell’11 settembre con attentati minimi. Forse si limiteranno ad attendere. Sanno di essere fuori dalla portata dei bombardieri, forse molto lontano dall’Afghanistan e aspettano.

Ogni giorno che passa il conto della guerra si fa più pesante in termini economici (gia ci si chiede come pagheremo noi italiani le nostre spese di guerra). I bombardamenti alla cieca su villaggi e sedi della Croce Rossa stanno creando gravi imbarazzi ai governi islamici cosiddetti moderati (per lo più dittature orrende) e stanno dando grande visibilità ai gruppi di fanatici fondamentalisti. Più questa guerra va avanti più gli Usa e i loro alleati affondano nel famoso pantano Afghano. I servizi segreti annunciano ogni giorno il pericolo di nuove terribili azioni terroristiche. Bin laden raccoglie e rilancia spietato dichiarando di possedere bombe atomiche.

Si può pensare a una sparata intimidatoria? Purtroppo abbiamo a che fare con un criminale che supera ogni limite di misura umana.

Questo è il terrore.


Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo




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