www.obiezione.it



www.obiezione.it










Obiezione.it è online dal 10/09/1998. Grazie di essere passati da qui.

CIAO MAX. GRAZIE DI TUTTO.


PENSIERI E TESTIMONIANZE IN RICORDO DI MASSIMO PAOLICELLI
FONDATORE E PRESIDENTE NAZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE OBIETTORI NONVIOLENTI

Caro Massimo,
più di chiunque altro mi hai insegnato il linguaggio del pacifismo, della nonviolenza, del rifiuto incondizionato delle armi e della guerra. Tanti anni fa hai visionato la mia domanda di obiezione di coscienza, scritta seguendo il fac-simile suggerito dal tuo storico libretto "il piccolo Obiettore - guida pratica al Servizio Civile", al pari delle migliaia di altri giovani che hanno trovato in te supporto morale e legale nella propria scelta di obiettare al militare: oltre a rispondere al telefono alle loro domande per tutta la settimana, dedicavi tutti i tuoi venerdì pomeriggio, dopo il lavoro, a ricevere ogni volta decine e decine di ragazzi nella sede del Coordinamento Obiettori di Coscienza di via Giolitti, dove anch'io ti ho conosciuto in un giorno del settembre del 1993, ognuno aveva le due domande, i suoi dubbi, le sue problematiche legate al rinvio del militare o alla domanda di obiezione, e tu ti dedicavi a tutti con passione senza pari.
Dopo quel primo contatto, per me davvero folgorante di fronte alla tua carica di idee e di valori che si sposavano incredibilmente con il sorriso e la generosità, ho avuto la fortuna di seguirti nelle attività dell'Associazione Obiettori Nonviolenti (da te fondata dopo gli anni di militanza nella storica Lega Obiettori di Coscienza), e del Coordinamento romano che ne era la sede federata nella nostra città, rappresentando i quali ti interfacciavi con l'intero arcipelago del pacifismo, della nonviolenza e del disarmo, promuovendo e sostenendo instancabilmente ogni tipo di iniziativa: le ostinate manifestazioni per la riforma della legge 772, dalla botta di arresto a seguito del clamoroso rinvio alle Camere da parte di Cossiga quando la nuova legge sembrava ormai cosa fatta, fino al successo con l'approvazione della legge 230 che riconosceva l'Obiezione di Coscienza come diritto soggettivo del cittadino, le proteste contro le spese militari, fino all'ultima strenua e massiccia campagna contro gli F-35, le campagne contro il commercio incontrollato delle armi, le iniziative di studio sul Nuovo Modello di Difesa, la lungimeranza di vedere nell'abolizione della leva obbligatoria il passaggio a forze armate professioniste atte ad esportare la guerra come strumento di politiche economiche, ed il coraggio di esporsi contro quel disegno anche a costo di risultare impopolari, le grandi ed appassionate mobilitazioni contro i conflitti armati, da quello del Kosovo in poi fino all'ultima guerra in Iraq, il costante richiamo all'articolo 11 della Costituzione fino a farne una maglietta che mi hai ovviamente regalato, battendomi sul tempo prima che io potessi fare in tempo a comprarmela, il paziente e meticoloso studio di tutte le cifre delle spese per gli armamenti e gli eserciti, la denuncia contro gli sprechi nelle forze armate culminate nel libro "il Caro Armato" che hai scritto a quattro mani con Francesco Vignarca, le puntuali iniziative contro la parata militare del 2 giugno, a partire da quella volta in cui mi hai portato fin sotto il palco d'onore dei Fori Imperiali, a distribuire adesivi con una vignetta pacifista e con la scritta "Festa della Repubblica, non delle Forze Armate" alla folla assiepata lungo le transenne per veder sfilare i reparti e i mezzi militari, solo tu potevi essere capace di pensarla, una pazzia così riuscita.
Da un lato il fermo ed incondizionato rifiuto della guerra, della dottrina militare e della logica delle armi e degli eserciti, dall'altro l'impegno per costruire una società più giusta e solidale: le mille sollecitazioni per la valorizzazione ed il finanziamento del Servizio Civile, le agende con i "Comportamenti di Pace" a suggerire per ogni mese dell'anno uno stile di vita da attuare nel quotidiano per essere costuttori di Pace, le campagne "Sbilanciamoci" per una finanziaria sociale, le iniziative sull'educazione alla Pace, sulla Difesa Popolare Nonviolenta, sull'Ecologia, sul commercio equo e solidale, sul boicottaggio e sul consumo critico, sui diritti umani, sulle problematiche del Sud del mondo, sulle tematiche ambientali, sull'attenzione ai bisogni ed ai diritti dei più deboli, animato dalla convinzione - perennemente colta nel tuo sguardo buono e mai banale - che una società a misura dei più fragili è una società a misura di tutti.
Questo sito sull'obiezione di coscienza, inizialmente nato per dare supporto informativo e culturale ai giovani che sceglievano di assolvere gli obblighi costituzionali di Difesa della Patria con il Servizio Civile, e poi allargatosi a dar conto di tutte le campagne per la Pace ed il disarmo, è arrivato alla fine degli anni novanta nell'ambito di tutto questo e di tanto altro, e non riporta neanche un miliardesimo di tutto ciò a cui tu sei stato dietro in questi anni.
Anni durante i quali ho imparato da te l'ostinazione del giusto, ti spendevi in tutte queste cause con la determinazione e la tenacia di chi sa di essere spinto dai propri valori e non sarà mai capace di derogare alle proprie idee di Pace. Mi hai insegnato che la coerenza con ciò in cui si crede ha spesso un prezzo alto ma è la cosa più bella che si possa dimostrare nella vita. E tu lo hai fatto sempre, sempre, sempre. Senza mai, mai, mai farti mancare la mitezza, la bontà d'animo, e il tuo caratteristico sorriso, tanto sornione quanto caparbio, segno di una incredibile capacità di stemperare la tensione e continuare ostinatamente sulla stessa strada anche nelle situazioni apparentemente più proibitive, come dire la nonviolenza fatta persona e messa in pratica. Il tutto accompagnato da una bonarietà davvero contagiosa, che si rispecchiava nelle tue cravatte variopinte, regolarmente popolate dai personaggi della Walt Disney o dai pupazzi più disparati, con le quali da sempre ti divertivi a rispondere all'obbligo dell'indossare vestiti formali negli uffici parlamentari dove lavoravi.
Averti conosciuto è stato un gigantesco privilegio, la notizia che non ci sei più scava un vuoto enorme, ma al tempo stesso mi lascia pieno dell'orgoglio di aver potuto condividere un meraviglioso ed intensissimo pezzo di strada insieme a te, anzi dietro a te, a rincorrere i tuoi sogni e le tue mille lotte per un mondo migliore. Tanti ricordi, tutti color arcobaleno, come la bandiera della Pace sventolata in tante manifestazioni, mai senza quella spilletta col fucile spezzato, simbolo del rifiuto delle armi, che - come nella foto in cima a questa pagina - sul bavero della tua giacca spiccava 365 giorni l'anno. E che in tanti oggi portiamo grazie a te.
A Dora, Damiano e Margherita il ringraziamento per aver condiviso con noi, in tutti questi anni, un tesoro come il tuo affetto e la tua amicizia.

Filippo Thiery


Leggo adesso che Massimo Paolicelli è partito per l'ultimo e definitivo viaggio. Vorrei ricordarlo come un testimone della nonviolenza, un grande uomo di pace. Un amico.
Grazie di quello che hai fatto nei pochi anni della tua vita. Di là dove adesso sei, nei cieli nuovi e nella terra nuova, dove non ci sarà più nè lutto, nè morte, nè dolore, continua a starci vicino. La tua vita è stata un seme gettato nella terra per portare frutti di giustizia e di pace.
Mi arriva questa notizia a bruciapelo lasciandomi un grande vuoto dentro e una grande tristezza. Sei sempre stato e sarai sempre con noi.
Un abbraccio stretto stretto e buon viaggio, Massimo.

Eugenio Melandri


Con Massimo di strada, quella vera, ne abbiamo condiviso tanta. La strada ci ha portati a fare mille chilometri in una domenica per andare fino a lagonegro ad un incontro di ragazzi sul tema immigrazione. Mille chilometri in un giorno su una Uno per parlare mezzora. Ma Massimo è così. Abbiamo mangiato a Maratea e con la sua immancabile macchina fotografica è riuscito a fermare una di pochi momenti dell mai vita in cui mi sono trovato dentro una giacca. Era il regista indiscusso e instancabile delle manifestazioni davanti alla Camera che a volte erano un ritrovo di amici: lo si sapeva ma si facevano lo stesso. Perché lui ti chiamava, preparava i volantini. I palloncini che volavano o i fucili di legno che alcuni poliziotti in borghese ci hanno aiutato a rompere tanto noi eravamo in pochi. E’ la scelta della quotidianità e del lavoro lento ma inesorabile che lui riesce a ancora a fare oggi con la forza delle idee ch e in lui soo diventate intelligenza, proposte e testimonianze. Un altro pezzo di strada percorsa insieme per andare a Verona a un iniziativa di Beati i costruttori di pace; anche quella volta con una macchina improbabile che bisognava far rifiatare ogni tanto in autostrada. Ci siamo fermati poi a dormire a casa mia. E dopo cena mia mamma che si è lasciata scappare un “Che bravo ragazzo…” rivolto inequivocabilmente lui e non a me.
Io, che il giorno in cui era rimasto chiuso in ufficio obiettori per finire un lavoro gli ho passato dalla finestra un pezzo di pizza col prosciutto pensando più al fatto che avesse fame e non al fatto di essere vegetariano. E’ stato il fotografo insieme a Paolo del mio matrimonio. Li vedo ancora ora lui e Paolo che regolano le luci e ancora oggi come allora rido. Lui no, lui attento e sempre con la lucida determinazione con cui ha affrontato i suoi sogni, mi ha permesso di custodire un ricordo che resta indelebile per me e di lui. I primi bollettini, le prime manifestazioni erano accompagnate da momenti di riflessione e di strategia che ci rendevano pronti a tutto perché Massimo sapeva sempre trovare le strade per l’ascolto e per una comunicazione vera e profonda con semplicità ricca e ragionata. Con tutto ciò che poteva esser utile per dire da che parte si stava. La spilletta dei Blues Brothers con la frase “Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” la portò lui in ufficio. Non ci siamo soffermati sulla precisione della citazione ma subito ci entusiasmò e divenne la copertina di uno storico “Operatori di Pace”.
Massimo è riuscito ad essere il collante di tutto ciò che gli girava attorno; con pazienza e con tenacia. Dava i tempi giusti alla squadra e riusciva a farla rendere al meglio. Non importa se la squadra non era in forma o era svuotata: lui c’era e c’era con tutta l’intelligenza e la forza che la sua visione di pace e di nonviolenza gli permetteva. Ed è tanta, ma proprio tanta. Una giorno mi chiesero di andare ad una manifestazione di beneficenza per la Caritas: partire di calcio tra attori e forze dell’ordine locali sull’Adriatico. Una cosa così inutile che mi fece saltare i nervi. Massimo mi vide piuttosto alterato, ma non mi consolò. Si limitò a dirmi “ Vengo io con te”. Non gli avevo chiesto io di fare un pezzo di strada insieme: aveva scelto lui. Con il suo sorriso, con la sua intuizione, con la sua voglia di esserci aveva scelto lui di fare la cosa che riteneva giusta. Massimo non è solo un persona buona e intelligente, volitiva e tenace, onesta e corretta. Massimo è una persona giusta. E ci mancherà.

Oliviero Bettinelli


E' tremula la luce di questo schermo, non vedo i tasti nè quello che scrivo, vedo solo un'enorme bandiera della pace e capisco che sono sulla tua pagina. Quando mi hai chiamato pochi giorni fa ho avuto la terribile sensazione che fosse per salutarmi, ma io non vado via Max, sono sempre qui, anche solo per ricordarti che alla tua età non potevi mettere quelle tremende cravatte della disney!
Quanto alla spilletta con il fucile spezzato è inutile che continui a chiedermi se ne ho ancora: no Max, le ultime due sono quelle che abbiamo tu ed io. Ma ti prometto che ne farò fare delle altre e le regalerò a tutti i giovani che partiranno per il servizio civile, come tu l'hai regalata a me tanti anni fa, insegnandomi a portarla con orgoglio.
Ciao amico mio, ci vediamo domani...

Enrico Maria Borrelli


Carissimo Massimo,
permettimi di scriverti proprio perchè so che tu sei vivo e continui a camminare con noi.
Prima di tutto, ti chiedo perdono perchè non sono riuscito a sentirti prima della tua morte. Ho provato varie volte a telefonarti, ma senza risposta. Nei momenti difficili anche una telefonata è importante. Perdonami.
Poi permettimi di dirti grazie per il grande lavoro sulla pace che hai fatto sia a Roma come in campo nazionale. E lo hai fatto con tanta passione e impegno. Per cui sono per te le parole di Gesù: "Beati i costruttori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio."
E grazie per la tua umanità e il tuo radioso sorriso che mi accoglieva ogni volta che ti vedevo. La malattia ti ha aiutato ad approfondire questa tua dimensione dell'umano. "Durante il periodo della malattia ho avuto l'opportunità di riflettere molto - hai scritto ai famigliari, poco prima di morire - Viviamo il nostro quotidiano assecondando un sistema frenetico di produzione che non è naturale." E hai aggiunto:" Dio ha voluto darmi uno stop: vivere intensamente questo ultimo periodo della mia vita..... imparando ad apprezzare meglio ogni dono che viene dal Padre."
Proprio perchè credo nella 'comunione dei santi', ti prego, Massimo, di aiutarci tutti ad uscire dalla follia collettiva in cui ci siamo cacciati, per andare verso un mondo un pò più vivibile, basato su relazioni umane più autentiche. E' uscendo dalla guerra quotidiana che riusciremo a rimettere in discussione un sistema talmente folle che lo scorso anno ha investito 1.752 miliardi di dollari in armi.
Mi spiace che non potrai esseci il prossimo 25 aprile all'Arena di Verona, ma sono sicuro che da lassù ci sorriderai e ci incoraggerai a non desistere nel nostro impegno per la pace.
Grazie, Massimo, per quanto ci hai dato.

Padre Alex Zanotelli


"Filastrocca corta e matta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: “Mio figlio è il mulino”;
la mela dice: “Mio nonno è il melone”;
il matto vuole essere un mattone,
e il più matto della terra
sapete che vuole? Fare la guerra!"

Buon Viaggio, Amico mio.
Ti prometto di mantenere la testa dura per cui abbiamo tanto spesso discusso, senza mollare mai il punto: può essere che proprio tu non capisci?
Ma anche quella per cui ci siamo ritrovati sempre in piazza, anche se in pochi, a difendere insieme quello che ritenevamo giusto.
Ai "cuccioli", che non ho avuto il piacere di conoscere, se non in qualche foto su FB: vostro papà aveva una gran testa dura, un vero mulo, porcamiseria. Tanto grande e dura quanto grande era il suo cuore.
Ricordate quando era grosso grosso? Non era mole: era il suo cuore!
Tenete sempre alto e vivo il ricordo di tutte e due.

Roberto Pontecorvi


Poco tempo per conoscerci ma abbondantemente sufficiente per capire che i sogni camminano con le gambe degli uomini......di grandi uomini. Un abbraccio!!!!

Damiano Tommasi


Ieri abbiamo, in tantissimi/e, salutato l'amico, il compagno (e anche il collega di lavoro) Massimo Paolicelli.
Essere attivisti di base e dirigenti nazionali in Massimo si fondevano: lo ha dimostrato il popolo variegato che è venuto a salutarlo nella sua Balduina. E poi Dora, donna stupenda, che ci ha abbracciato tutti accogliendoci con il suo sorriso, e i suoi due piccoli "cuccioli" come li ha chiamati Massimo in una sua ultima lettera letta in chiesa, che insieme ai loro compagni di classe hanno reso vivace e colorato anche un funerale.
A Massimo sarebbe piaciuto vedere quel popolo così diverso e così unito intorno al suo nome. Ma lo sapeva. Certo che lo sapeva. Tanto da far affiggere alla sua bara di legno uno slogan - scritto in un disegno da bambino - che ci rincuorava e rinnovava il nostro impegno per la pace.

Alfio Nicotra


Caro Massimo, non ricordo Nemmeno quando o dove ci siamo incontrati la prima volta: a una Perugia-Assisi? In un’assemblea? In un sit-in?
Non ricordo mai di averti sentito alzare la voce, mai l’aggressività che pure ha spesso abitato tante discussioni fra noi pacifist*: ricordo la tua mitezza, il tuo sorriso, una generosità non comune, insieme al rigore delle convinzioni e alla nettezza delle scelte.
Grazie per tutto quello che ci hai dato, che porteremo sempre con noi.

Chiara Ingrao


Ho avuto il desiderio di dire qualcosa anch'io al termine dell'intensissimo funerale di Massimo, ma l'emozione era troppo forte e forse sarebbe stato superfluo dopo le tante belle e significative testimonianze di chi è intervenuto.
Avrei però molto piacere di contribuire ad ogni iniziativa che lo ricordasse, anche per raccontare aspetti inediti della sua vita, prima del suo impegno civile e politico che lo ha reso un personaggio pubblico così apprezzato ed amato. Aspetti dove si possono trovare le radici del suo impegno, maturate negli anni della sua adolescenza, durante i quali ho avuto la fortuna di seguirlo da vicino e vederlo crescere umanamente e spiritualmente. Ma ci tengo fin da ora, attraverso questo strumento, ad esprimere un paio di piccole riflessioni, provocate dall'esperienza di ieri pomeriggio.
La prima è che si possono trovare tantissimi aggettivi per definire Massimo, così come è in realtà già avvenuto e avverrà ancora. Ma volendo sceglierne uno, che possa riassumere in modo efficace e significativo il suo modo di essere, mi viene in mente "esemplare", sotto ogni profilo: con la famiglia, con gli amici, nel lavoro, nell'impegno quotidiano, nell'onestà, nel rigore morale, nella fede... in tutti gli aspetti fondamentali della vita. Una persona insomma da prendere come esempio, che poi in fin dei conti è la caratteristica dei santi, anche se non fanno miracoli eclatanti. Ma la santità quotidiana è la realizzazione piena della vita di ciascuno, che dà la vera gioia e la vera pace. Massimo ci ha lasciato forse prima di quanto ci immaginassimo, ma esattamente il giorno dei Santi: credo che non sia semplicemente una coincidenza.
Il secondo pensiero è questo: attraverso ciò che ci ha testimoniato Massimo ho pensato a quanto siano vere le parole di Gesù quando afferma che chi crede in lui riceve il centuplo già su questa terra. Con Massimo questo è accaduto: per lui, attraverso l'affetto e l'amore di tante persone che lo hanno incontrato; per la sua famiglia, per l'enorme patrimonio di vita che li accompagnerà per sempre; per me, che ho visto realizzati in modo eccezionale in lui tanti ideali in cui credo e che ho cercato di condividere con lui negli anni della nostra gioventù.

Renato Marinaro


Massimo carissimo amico mio,
la tua vita ha generato un'ondata di amore che tutti noi abbiamo ricevuto e che contribuiremo ad alimentare affinché continui a frangere i suoi flutti fino a smussare gli scogli della vita e ad abbattere le scogliere che la società interpone ostile al realizzarsi della felicità delle persone, poiché come tu stesso ci hai insegnato e hai voluto che cantassimo tutti insieme per il tuo saluto sabato in Chiesa:

“Una formica da sola non esiste, ma resiste soltanto perché sa
che come tante gocce fanno il mare,
tante formiche possono formare una comunità,
ma se da sola affronta la fatica,
allora sì ch'è solo una formica.
Ma due formiche sono due formiche, un'idea di solidarietà,
c'è ben poco da fare di fronte alle montagne,
ma se può contare su tutte le compagne,
quella formica smuove le montagne.”

Il Gruppo Amico ci ha fatto incontrare e conoscere, ci ha fatto ridere,ci ha insegnato a fare qualcosa per gli altri e a ricevere il centuplo.
La nostra amicizia ci ha fatto piangere silenziosamente stretti nelle sofferenze e nei dolori che la vita porta con sé e che l'amicizia e la condivisione ha reso più lievi, ci ha insegnato a fare tesoro della sofferenza e a tramutarla in dono e in energia per migliorare la vita degli altri, almeno un pochino.
La malattia, questo maledetto cancro, ci ha unito ancora di più, i nostri sguardi si sono incrociati in questi anni tante volte nei momenti più bui come in quelli più straordinariamente e sorprendentemente felici e i nostri occhi hanno parlato meglio di quanto avrebbe potuto fare la bocca nell'esprimere i sentimenti del cuore e la condivisione profonda di gioie e sofferenze.
Anche il miracolo della vita delle nostre figlie ci ha unito una volta ancora e di più.
Il Signore ti ha voluto vicino a sé e ha lasciato a noi quaggiù il compito arduo di portare avanti ciò che da lassù tu renderai più lieve sorridendo sornione da dietro l'arcobaleno. A noi basterà alzare gli occhi al cielo per prendere forza.

Elisabetta Iannelli


Ogni volta che parlo di lui mi viene da dire... il mio Massi.
Invece lui è il Massi di tutti noi.
Mi rendo conto, ora più che mai, che lui infatti è stato capace di instaurare un legame profondo con ognuno di noi.
Con ognuno c’è una storia da raccontare, una battaglia da condividere o una contro cui combattere.
Non credo nella sua vita avesse rapporti superficiali.
Prestava attenzione a ogni persona che incontrava, anche a coloro che avevano idee diverse dalle sue.
In moltissimi, in questi giorni, hanno parlato e raccontato con ammirazione il suo impegno politico, le sue battaglie, la sua professionalità.
E io condivido ogni parola letta e ascoltata...
Per me però Massimo è semplicemente, se così si può dire, il mio grande amico.
Colui che ha fotografato la mia vita,
colui che c’era e ci sarà sempre,
sempre pronto ad ascoltarti, a darti energia, a sdrammatizzare, a consigliarti, a ridere insieme,
sempre attento a farti sentire una persona speciale,
una persona importante della sua vita.
Lui era e sarà sempre parte di me
Ora però, e lui lo sa bene, sono un pò arrabbiata con lui.
Non se ne doveva andare...
E non se ne doveva andare così presto.
Senza darci la possibilità di cercare di accettare il suo andare via.
E poi... non se ne doveva andare quando ero così lontana
Intrappolata in una gabbia che non mi ha reso possibile partecipare al suo ultimo saluto.
Questo ha reso tutto ancora più incredibilmente doloroso per me,
un dolore addirittura fisico e un dolore dell’anima che credo non passerà mai.
Ma di contro, rimarrà sempre in me il ricordo di lui che mi viene incontro sulla spiaggia,
quel giorno di settembre, così vicino e così maledettamente lontano,
quel giorno in cui, ahimè, la sua malattia mi aveva tolto ogni speranza di vederlo arrivare.
E invece... eccolo lì. Me lo vedo davanti.
Sorridente, mite, dolce e protettivo come sempre.
Con quello sguardo di affetto e di ammirazione che tanto mi inorgogliva.
Un’emozione così forte e intensa da fare male, da farmi sentire letteralmente male.
Un ‘ultima considerazione. Nella malattia prima, e lasciandoci poi... Massimo ha incredibilmente riunito molte persone.
Ha creato una catena di amore degna della sua capacità di amare.
Ha fatto riavvicinare persone che non si vedevano da tempo.
Ha creato un legame tra i nostri figli.
Ha creato le fondamenta di qualcosa di grande che non credo si spezzerà mai...

Laura Del Campo


ULTIMO SALUTO A MASSIMO PAOLICELLI, PACIFISTA MITE E SORRIDENTE

Se n’è andato via senza far rumore, come era nel suo stile nonviolento, Massimo Paolicelli, militante del movimento per la pace e il disarmo, morto a Roma lo scorso 1° novembre, dopo una malattia breve e spietata, vissuta con grande serenità e lucidità fino all’ultimo giorno, che l’ha ucciso a poco più di 48 anni. «Massimo non c'è più», ha comunicato a tutti gli amici e i conoscenti la moglie Dora, con un messaggio che è rimbalzato su Facebook. «Mi ha detto di dirvi che è sereno e ringrazia tutti perché la sua vita è stata bella, felice e ricca di affetti familiari e di amici. Ha combattuto le battaglie in cui credeva. Chi vuole può contribuire alle sue battaglie: un contributo ad Antea (associazione che si prende cura delle persone incurabili, ndr), perché la vita va vissuta fino all'ultima goccia, oppure a Sbilanciamoci o alla Rete italiana per il disarmo. Sarebbe bello dedicargli un F35 in meno. Come diceva lui: saluti di pace».
Nato nel 1965 a Monterotondo, vicino Roma, dopo il liceo artistico e la specializzazione in fotografia, ha svolto il servizio civile come obiettore di coscienza in quella esperienza profondamente evangelica, conciliare e di frontiera che era la Caritas di Roma diretta da don Luigi Di Liegro, dove ha poi lavorato per diversi anni. Quindi la militanza nella Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui è stato anche segretario nazionale e tesoriere, e nell’Associazione obiettori nonviolenti (Aon), che ha contribuito a fondare e di cui è stato presidente. E il lavoro “dietro le quinte”, come collaboratore per tanti anni al gruppo parlamentare dei Verdi della Camera e ora di Sinistra ecologia e libertà: è lì che si è specializzato sui temi del disarmo e delle spese militari, preparando – oltre a numerose campagne, da “Venti di pace” negli anni ’90 per la riduzione delle spese militari a quella, l’ultima, contro l’acquisto dei cacciabombardieri F35 – decine di interrogazioni parlamentari, interventi e schede tecniche, supporto poco appariscente ma assolutamente indispensabile all’azione politica e parlamentare dei pochi che si battevano e ancora si battono per la pace e il disarmo. È stato anche, per due mandati, componente della Consulta nazionale per il servizio civile presso l'Ufficio per il servizio civile della Presidenza del Consiglio e ha collaborato con varie riviste, fra cui Adista (l’ultimo articolo per la nostra rivista è del dicembre 2012, in occasione dei 40 anni dall’approvazione delle legge che riconosceva l’obiezione di coscienza anche in Italia, v. Adista Segni Nuovi n. 45/12). Negli ultimi anni era impegnato soprattutto nella Rete italiana per il disarmo e nella campagna Sbilanciamoci, sempre sui temi della difesa, degli armamenti e delle spese militari, su cui qualche anno fa ha scritto, insieme a Francesco Vignarca, un libro che fa una sintesi completa delle spese, degli affari e degli sprechi delle Forze armate italiane (Il caro armato, Altreconomia edizioni, v. Adista Notizie n. 12/10). Da sempre svolgeva attività di volontariato presso il Gruppo Amico della parrocchia romana di San Pio X – dove si sono svolti i funerali, il 2 novembre, a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone – un gruppo di socializzazione delle persone disabili, all’interno del quale per anni ha animato un laboratorio giornalistico ed uno di fotografia.
«Massimo era il regista indiscusso e instancabile delle manifestazioni davanti alla Camera che a volte erano un ritrovo di amici: lo si sapeva ma si facevano lo stesso», lo ricorda Oliviero Bettinelli, responsabile del Servizio civile per la Caritas di Roma. «Perché lui ti chiamava, preparava i volantini. I palloncini che volavano o i fucili di legno che alcuni poliziotti in borghese ci hanno aiutato a rompere, tanto noi eravamo in pochi. È la scelta della quotidianità e del lavoro lento ma inesorabile che lui riesce ancora a fare oggi con la forza delle idee che in lui sono diventate intelligenza, proposte e testimonianze». Massimo è stato un «mite», scrive il coordinatore nazionale di Pax Christi don Renato Sacco, ma anche «un obiettore nonviolento e un costruttore di pace. A lui dobbiamo molto noi di Pax Christi e tutto il popolo della pace». «Che dolore vedere andarsene un amico, un compagno, un fratello tanto più giovane come Massimo Paolicelli, che ha impegnato tutta la vita contro il sistema della guerra, proprio nel momento in cui chi dovrebbe rappresentare questo Paese, come il ministro della difesa Mario Mauro, diventa lo sponsor guerrafondaio, il mercante d'armi della Lockheed che sforna il cacciabombardiere F35», scrive Tommaso Di Francesco dalle colonne del manifesto (2/11), che di Massimo ricorda in particolare «la mitezza e la calma necessarie per essere adeguati all'insostenibile peso della realtà. Come avrebbe fatto altrimenti a gridare la sua convinta obiezione di coscienza contro il complesso militar-industriale? Una calma che accompagnava con un sorriso sornione, da folletto generoso. Finché c'è chi sorride così, ho sempre pensato, tutto è ancora possibile». «Massimo era quello che Aldo Capitini avrebbe definito un “persuaso”, una persona profondamente morale, coerente, che ha fatto della sua vita un’opera guidata dalla giustizia, dalla pace e dal bene», dice Giulio Marcon, fra i principali animatori della campagna Sbilanciamoci e ora deputato di Sinistra ecologia e libertà, che lo ha ricordato anche con un intervento in aula a Montecitorio.
«Non smettiamo mai di immaginare un mondo migliore», la frase che Massimo Paolicelli ripeteva spesso e che ha voluto fosse scritta sulla sua bara, a mò di invito e di ultimo congedo. Alla moglie Dora, ai figli Damiano e Margherita l’abbraccio di tutta la redazione di Adista. Anzi, «saluti di pace»

Luca Kocci - Adista


da "il manifesto" del 02.11.2013:

Folletto generoso e pacifista

Ci ha lasciati Massimo Paolicelli. Ha chiesto lui alla sua amatissima Dora di farlo sapere ai lettori de «il manifesto» che lo hanno conosciuto per il suo costante impegno per la pace. Aveva abbracciato e praticato la nonviolenza facendone una scelta di vita. Da lui mai uno slogan, ma profonda e determinata convinzione delle idee a cui cercava di dare vita con il dialogo e con la conoscenza.
Massimo era una persona semplice che non amava vantarsi di niente, tanto meno delle sue indubbie capacità intellettuali. Molti per questo lo hanno sottovalutato negli ambienti della sinistra, dove ha fatto breccia una pessima cultura dell'apparire. Con lui se ne vanno la sua sconfinata umanità e il suo importante e alto sapere soprattutto sui temi che, suo malgrado, aveva imparato a conoscere, cioè quelli legati al sistema militare.
Ha voluto vivere la sua vita fino all'ultimo lottando con coraggio contro un male che lo ha divorato in breve tempo. Chi, come noi, ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo ne ha potuto apprezzare le straordinarie qualità umane. Ed è per questo che senza di lui ci sentiamo più soli.

Stefania Limiti e Tullio Berlenghi


Che dolore vedere andarsene un amico, un compagno, un fratello tanto più giovane come Massimo Paolicelli, che ha impegnato tutta la vita contro il sistema della guerra. Proprio nel momento in cui chi dovrebbe rappresentare questo paese, parlo del ministro della difesa Mario Mauro, diventa lo sponsor guerrafondaio, il mercante d'armi della Lockheed che sforna il cacciabombardiere F35.
C'è ancora nel computer dei caporedattori al manifesto l'accurata scheda di Massimo sulla tragedia costosissima di questo cacciabombardiere, uno strumento di morte solo formalmente sospeso nel bilancio della finanziaria del «Belpaese». Sarà ancora utile la scheda che ci ha lasciato, non c'è dubbio. Ma non sentiremo più la sua voce gentile che ci chiama come sempre per ricordarci l'agenda degli impegni decisivi per la pace, contro l'ennesima insensata spesa militare e per la non-violenza.
Mancherà soprattutto quella capacità di tramare rapporti duraturi, quella continua, incessante proposizione di obiettivi, primo fra tutti il suo cavallo di battaglia, che considerava l'alternativa ad ogni pretesa di difesa - che subito diventa offesa - armata: il servizio civile obbligatorio. Una possibilità apprezzata a parole perfino dagli avversari, ma vilipesa nell'attenzione reale e nella promozione concreta, anzi depressa e accantonata. Basta guardare l'input di spesa previsto. Era del resto questo il suo rammarico (non il solo purtroppo). Per questo spesso sentivamo la sua rabbia, sempre ferma e serena.
A me, a noi tutti, Massimo Paolicelli ha insegnato tantissimo. In primo luogo la mitezza e la calma necessari per essere adeguati all'insostenibile peso della realtà. Come avrebbe fatto altrimenti a gridare la sua convinta obiezione di coscienza contro il complesso militar-industriale. Una calma che accompagnava con un sorriso sornione, da folletto generoso. Finché c'è chi sorride così, ho sempre pensato, tutto è ancora possibile. Ciao Massimo.

Tommaso Di Francesco

È una morte, quella di Massimo Paolicelli, che lascia davvero un vuoto incolmabile per tutto il movimento della pace e per ognuno di noi. Addio Massimo. Un caro saluto a tutti i suoi compagni e amici, un abbraccio forte alla moglie Dora e ai piccoli Damiano e Margherita da tutto il collettivo del manifesto.


UNA VITA INTERA PER IL DISARMO E LA NON VIOLENZA
Alla ricerca mite, coerente e determinata del bene

Massimo Paolicelli è stato tante cose: volontario, pacifista, obiettore di coscienza. Attivista prima della Lega obiettori di coscienza, poi fondatore dell'Associazione obiettori nonviolenti e insieme a molti di noi ha dato vita prima alla campagna Sbilanciamoci e poi alla Rete per il Disarmo. Ha animato negli anni '90 la campagna "Venti di Pace". Per oltre un ventennio è stato collaboratore e assistente parlamentare all'inizio con il gruppo dei Verdi e poi, da ultimo, con Sinistra Ecologia e Libertà. Ha scritto spesso per il manifesto.
Girava sempre con il simbolo nonviolento con il fucile spezzato da due mani. Lo teneva appuntato sempre sulla giacca, anche quando - dopo la scomparsa del gruppo parlamentare dei Verdi- si era trovato a dover lavorare - perché obbligato - prima con il gruppo parlamentare del Pdl e poi con Futuro e Libertà. E' sempre stato coerente con le sue idee, non le hamai tradite. Era un nonviolento nella teoria e nelle pratiche. Ma lo era anche nel temperamento: mite, tenero, sempre pronto ad ascoltare e a dialogare. Non l'ho mai sentito alzare la voce. Eppure riusciva ad essere incredibilmente determinato quando si batteva per le sue idee.
Era preparato e competente: per anni ha curato le analisi e le proposte sul tema delle spese militari per la controfinanziaria di Sbilanciamoci.Ha sempre dato importanza al lavoro di base: per lui l'organizzazione di banchetti, sit-in, raccolte di firme era la quotidianità, non unmodo, ma il modo forse più importante di fare politica.
L'ultima impresa nella quale ci siamo impegnati insieme è stata la campagna contro gli F35, nel paese e in Parlamento. Fu lui a scrivere la mozione contro gli F35 il giugno scorso e a coordinare insieme a molti altri la mobilitazione. Il sit in contro gli F35 di fine giugno a piazza Montecitorio fu particolarmente riuscito: in gran parte per merito suo. Massimo Paolicelli è stato quello che Aldo Capitini avrebbe definito: un «persuaso», cioè una persona coerente con quello in cui ha sempre creduto e che ha fatto in modo infaticabile della sua vita un'opera quotidiana e costante all'insegna della giustizia, della pace, del bene.

Giulio Marcon


Cari volontari e cari amici,
il 1° novembre 2013 il cancro ci ha portato via Massimo Paolicelli.
Voglio ricordarlo con voi che state per iniziare questo anno di servizio civile e con coloro che negli anni passati vi hanno preceduto in questa importante esperienza formativa e di servizio agli altri che, spesso, ha segnato la vita dei volontari al punto da trasformarsi in scelta di vita lavorativa. Il Servizio nazionale di accoglienza e Informazione in ONcologia (SION) non sarebbe nato se nel 2002, quando AIMaC muoveva ancora i primi passi, Massimo Paolicelli non ci avesse consigliato di impiegare le giovani e valenti risorse umane del servizio civile per ampliare la rete informativa di AIMaC sul territorio nazionale. Massimo aveva dato impulso negli anni precedenti alla legge sull'obiezione di coscienza ed era il presidente nazionale dell’associazione Obiettori non violenti, di cui è stato fra i fondatori. Ha svolto due mandati nella Consulta nazionale per il servizio civile presso l’Ufficio per il servizio civile della Presidenza del Consiglio e, successivamente, è stato chiamato a far parte del direttivo del Forum Nazionale per il Servizio Civile.
Fu lui a spiegarci gli obiettivi e il funzionamento del servizio civile e insieme all'amico Enrico Maria Borrelli presentammo il primo progetto di AIMaC: “Informacancro”, disegnato per assegnare volontari ai punti di accoglienza e informazione in oncologia attivi nelle strutture sanitarie convenzionate con AIMaC e da questa accreditate presso l’Ufficio Nazionale del Servizio Civile. Era il 2002. In questo primo decennio di servizio civile siamo riusciti a moltiplicare i punti di accoglienza e informazione che sono ora diffusi capillarmente su tutto il territorio nazionale. La help line nazionale ed i 36 punti informativi di AIMaC costituiscono oggi parte integrante e fondamentale del Servizio nazionale di accoglienza e Informazione in ONcologia (SION), riconosciuto formalmente dal Piano Oncologico Nazionale (PON), approvato nel 2011 dalla Conferenza Stato Regioni come “Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro”, quale modello innovativo indirizzato ad assicurare alla persona con esperienza di cancro un’informazione adeguata, personalizzata e aggiornata.
Nel tempo dunque l’esperienza del Servizio Civile si è configurata come un’occasione irripetibile sia per il volontario, che può formarsi, sviluppare la propria professionalità e contribuire alla crescita sociale, culturale, sanitaria ed economica del Paese, sia per gli enti, che possono contare su forze giovani e motivate per portare avanti le proprie attività, sia per le persone colpite direttamente o indirettamente dal cancro, che hanno così la possibilità di essere accolte, sostenute ed orientate dai volontari a loro disposizione.
Su impulso di AIMaC, nel 2010 la Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia - FAVO (di cui AIMaC è socio aderente e fondatore) per implementare i servizi gratuiti resi alle associazioni federate, ha ottenuto dall’Ufficio Nazionale del Servizio Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri di essere riconosciuta quale ente accreditato di primo livello per presentare direttamente progetti di Servizio Civile. Gli enti di prima classe sono quelli che gestiscono più di 100 sedi di attuazione di progetto e FAVO ne ha accreditate ben 162.
Da allora, FAVO ha presentato annualmente i progetti: “Una rete per il malato oncologico” e “Informacancro Nord, Centro, Sud” dando così l’opportunità alle associazioni cui sono stati assegnati volontari del servizio civile di poter aumentare l’offerta di servizi di assistenza socio – sanitaria, di sostegno psicologico, dei servizi sociali erogati nelle strutture ospedaliere e nel territorio.
Complessivamente, da quando FAVO è ente accreditato di prima fascia, sono stati reclutati 199 Volontari, erogate 22.686 ore di formazione (114 per ogni volontario), prestate 278.600 (1400 ore di servizio per ogni volontario).
In particolare, nel periodo tra il 2012 e il 2013, per il progetto Informacancro sono stati avviati 86 volontari (13 maschi e 73 femmine) per 32 sedi operative in 13 regioni, mentre per il progetto Una rete per il malato oncologico sono stati avviati 44 volontari per 38 sedi operative in 13 regioni.
In questi giorni si sono volte le selezioni degli oltre 400 aspiranti volontari che si sono candidati a partecipare ai progetti del bando 2013 (133 i posti disponibili).
Il nostro pensiero grato va a ancora una volta Massimo Paolicelli che ha speso la sua vita con impegno ed entusiasmo per realizzare un grande risultato che ha contribuito e, ne siamo certi, continuerà a contribuire alla crescita dei valori per tutti giovani che hanno scelto di investire un anno della loro vita nel servizio civile.

Roma, 1 dicembre 2013

Elisabetta Iannelli
V. Presidente AIMaC
Segretario nazionale FAVO

Laura Del Campo
Direttore AIMaC
Responsabile nazionale Serv. Civ. FAVO


CIAO MASSIMO, UNA VITA DA OPERATORE DI PACE

Il 1° novembre, giorno in cui si ricordano tutti i Santi, ci ha lasciato a soli 48 anni Massimo Paolicelli. Un uomo, un cristiano, un amico, un testimone di pace esemplare. Lo ricordo ancora quando, poco più che bambino, giocava in oratorio a Trastevere; poi la preparazione alla Cresima, la comunità giovanile parrocchiale, i primi incontri sull’obiezione di coscienza al servizio militare, il servizio civile nella Caritas diocesana... Un percorso come quello di tantissimi altri giovani delle nostre comunità, che però Massimo ha vissuto sempre con estrema serietà e altrettanto impegno. E che lo ha portato a diventare nel tempo una figura di primissimo piano nel mondo nonviolento e pacifista italiano, apprezzato e amato da moltissime persone.
La straordinaria partecipazione al suo funerale, e le tantissime dimostrazioni di gratitudine e affetto pubblicate sul suo profilo facebook, nella rete, sui giornali ed espresse – con commozione – perfino nell’aula della camera dei deputati (dove lavorava da anni come assistente parlamentare) da esponenti di entrambi gli schieramenti politici “storici” ne sono state un’evidente testimonianza.
Oltre ad aver collaborato con la Caritas diocesana di Roma, tra gli importanti incarichi ricoperti, le numerose iniziative promosse e le pubblicazioni curate va ricordato in particolare che Massimo è stato segretario nazionale e tesoriere della Lega obiettori di coscienza, ha fondato l’Associazione obiettori nonviolenti e ne era il presidente, è stato membro della Consulta nazionale per il servizio civile e del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta presso la presidenza del consiglio. Inoltre ha collaborato come esperto sui temi della difesa alla campagna Sbilanciamoci e alla Rete italiana per il disarmo, ha curato le varie edizioni del libro-agenda Comportamenti di pace, è stato protagonista di molte iniziative per la riforma della legge 772/72 sull’obiezione di coscienza, fino all’approvazione della legge 230/98, è stato coautore del libro Il caro armato sugli sprechi nelle forze armate, infine ha curato in prima persona la recente campagna contro i cacciabombardieri F-35. Ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo può testimoniare che, oltre agli aspetti più propriamente “pubblici”, di Massimo vanno sottolineati anche i più personali: la mitezza, l’amore e la grande dedizione verso la dolcissima moglie e i loro figli («i miei cuccioli»), la spiritualità, l’attenzione alle persone (soprattutto quelle meno fortunate), l’estrema coerenza tra ideali e vita quotidiana, il rispetto verso l’ambiente e ogni forma di vita, la capacità di gioire per gesti semplici, oltre all’incredibile forza con cui ha vissuto la malattia.
Massimo è stato un operatore di pace in tutte le dimensioni della propria esistenza, con la convinzione – espressa anche nella lettera che ha scritto per il suo funerale e letta durante la cerimonia – che «tante gocce possono scalfire la roccia (…). Cerchiamo di scalfire la roccia dell’indifferenza e dell’egoismo e costruiamo, in nome di Dio, un mondo di giustizia, pace e solidarietà», testimoniando quella “santità quotidiana” di cui parla spesso papa Francesco. E – chissà – forse la data in cui ha lasciato questo mondo non è casuale. «Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»: così si legge nella liturgia di quel giorno.
Ciao Massimo: come dicevi sempre, un saluto di pace.

Renato Marinaro
(da "Italia Caritas" dicembre 2013/gennaio 2014)


ARTICOLI E CONTRIBUTI DALLA RETE:

In morte di un militante di Marco Damilano

Saluti di Pace di Enrico Maria Borrelli

Ciao Massimo... di Giulio Marcon e campagna "Sbilanciamoci"

Addio Max, che la pace sia con te di Tullio Berlenghi

In ricordo di Massimo Paolicelli di Giulio Marcon

Massimo e il dono della Pace di Giulio Sensi

Massimo Paolicelli, pacifista mite e sorridente di Luca Kocci - Adista

Ciao, Max! di Mao Valpiana, Movimento Nonviolento

"Dedichiamogli un F35 in meno" da Associazione Pizzicarms

Ciao Massimo di Vanni Salvemini

Massimo Paolicelli, un mite di d. Renato Sacco, Pax Christi

Massimo Paolicelli, un uomo di pace da Peacelink

Ciao Massimo da Comune-Info

Massimo Paolicelli, una vita per la nonviolenza di Giulio Marcon, su L'Huffington Post

Ciao Massimo dalla Tavola della Pace

Gli interventi alla Camera dei deputati in ricordo di Massimo sul sito della Rete italiana per il disarmo.


pagina in costruzione
per inviare o segnalare contributi, articoli o foto in ricordo di Massimo mandare una mail

Questa foto in bianco e nero la scattai a metà degli anni '90, era una delle innumerevoli manifestazioni davanti a Montecitorio, tutte (ma proprio TUTTE) organizzate da Massimo Paolicelli per rivendicare una nuova legge sull'Obiezione di Coscienza (l'uso delle due maiuscole in questa espressione me l'ha insegnato lui).
Quella per la riforma della 772, che era una legge ormai obsoleta, vecchia di oltre 20 anni e penalizzante per i diritti degli obiettori, fu una campagna di cui Max fu promotore ed animatore assoluto, andando avanti a testa bassa per anni, noncurante del fatto che (specie dopo il clamoroso rinvio alle Camere da parte di Cossiga) sembrasse una battaglia persa, con la tenacia e la caparbietà che solo lui sapeva avere, in un'era in cui non c'erano internet, né cellulari, né mondi virtuali di nessun genere, e creare partecipazione e mobilitazione passava quindi attraverso il contatto diretto e reale con ogni singola persona, percorso di incontri e rapporti umani in cui una persona vera e spontanea come Max si muoveva con la naturalezza di un pesce nella corrente, era la cosa più normale del mondo per lui.
Ci vollero davvero anni, fatti anche di manifestazioni in cui - per fisiologico sfinimento, dopo anni di tentativi ancora infruttosi - in piazza Montecitorio ci si ritrovava in non più di quattro o cinque persone, a volte anche meno... ma alla fine quella ostinata campagna arrivò al successo, con la legge 230 del 1998 che, fra le novità più dirompenti, riconosceva l'OdC come diritto soggettivo del cittadino, e non più come concessione dello Stato, uno dei cavalli di battaglia di quella campagna in cui Massimo si era tanto speso. E quella vittoria fu davvero tutta sua.
E' bello rivederlo seguire, con lo sguardo verso il cielo, quel lancio di palloncini colorati, a simboleggiare gli anni che erano volati via dalla legge di cui si chiedeva la riforma: un gesto semplice e simbolico che ebbe un grande impatto. Indovinate chi l'aveva ideato ;-)

Qui siamo nell'ottobre 1995, davanti a Montecitorio si manifesta per la riforma della legge sull'obiezione di coscienza e contro l'aumento delle spese militari... e Massimo (che naturalmente è l'organizzatore del sit-in) si presenta in piazza con un bel fac-simile in cartone di una banconota formato gigante, su cui aveva riportato le cifre e le percentuali di aumento degli stanziamenti riservati alle forze armate nella finanziaria che era in discussione alla Camera, chiunque altro avrebbe scritto 24mila miliardi di lire, cifra tonda... macché, per lui erano 24.282.634.722.464, e mica si poteva fare lo sconto ai generali della Difesa!

f.t.




Queste foto risalgono alla primavera del 1999, erano mesi di appassionata e disperata militanza pacifista, la guerra della Nato appena al di là dell'Adriatico, il governo italiano che rende il nostro paese una zona franca dal diritto internazionale, gli aerei che decollavano a grappoli dalle basi italiane per andare a bombardare a tappeto città, villaggi, strade, fabbriche, scuole, ponti, ospedali, spargendo nubi tossiche nell'aria e proiettili all'uranio per mari e per terre, ne leggiamo gli effetti ancora oggi, di quell'uranio impoverito, e le chiamavano pure "bombe intelligenti", i politicanti di casa nostra, gli stessi che catalogavano le stragi della popolazione civile fra gli "effetti collaterali", così ci dicevano.
Questo striscione dell'Associazione Obiettori Nonviolenti lo preparammo per la marcia della Pace Perugia-Assisi che quell'anno venna organizzata il 16 maggio, in una edizione straordinaria fuori stagione proprio per urlare contro quella sporca guerra. E già che c'eravamo, lo andammo ad esporre anche davanti a Montecitorio, sempre in un giorno di maggio, l'idea fu di Massimo naturalmente, eravamo io, lui e Roberto Pontecorvi, praticamente l'intero coordinamento romano obiettori di coscienza, e alla fine di quella mattinata ci facemmo le foto a vicenda come fossimo studenti in gita scolastica, ci tenevamo si vede, a fissare un ricordo di quel momento. Ed eccolo qui.

f.t.


Associazione Obiettori Nonviolenti, collezione estiva stagione 1999. La foto, naturalmente, è di Massimo Paolicelli, che per immortalare il rinnovato campionario di t-shirt e cappellini pacifisti dell'associazione non poteva certamente perdere l'occasione di puntare la sua reflex su un gruppo di obiettrici d'eccezione ;-)
A partire da Dora, ovviamente, che per l'occasione indossa la maglietta "Stop violence, stop war" che avevamo concepito qualche mese prima, in pieno conflitto del Kosovo, insieme a Damiano Tommasi, il quale convinse l'intera squadra della Roma, per dare una testimonianza contro l'escalation di guerra e violenza nei Balcani, ad indossarla sotto la tenuta da gioco durante una partita di campionato in quel di Bari, ed a mostrarla a fotografi e telecamere all'ingresso in campo e dopo ogni goal segnato. E il destino ci aiutò, perché le reti giallorosse (sarà che erano i bei tempi del primo Zeman...) furono ben quattro, una delle quali dell'attuale allenatore del Sassuolo, Eusebio Di Francesco, che fu uno dei più pronti e sensibili nell'aderire all'iniziativa e nello "spogliarsi" davanti alle telecamere per far inquadrare quel messaggio di Pace (le cui immagini - potenza del calcio - rimbalzarono al di là dell'Adriatico ed arrivarono nelle case delle popolazioni civili sotto le bombe, come testimoniato dai messaggi di commosso ringraziamento che arrivarono da Belgrado a Trigoria).
Il tocco finale venne dal fatto che diversi esponenti dello staff tecnico e dirigenziale della società quel giorno si presentarono in sala stampa con la spilletta del fucile spezzato appuntata sul bavero della giacca... sembravano tutti cloni del Paolicelli :-)

f.t.


Caro Massimo, sabato era il primo marzo, ed è stato impossibile non pensare che sono passati ormai quattro mesi, ma resta altrettanto impossibile abituarsi. Continuo, e credo di essere solo uno dei tanti, ad aspettarmi di trovare da un momento all'altro nella casella di posta, o nei lanci di agenzia, i tuoi contributi, tanto documentati e precisi nello sciorinare dati sulle spese e sugli sprechi militari, quando ironici e taglienti nell'evidenziare le contraddizioni di un Paese che taglia i fondi al sociale, alla scuola, alla sanità, mentre spende e spande nell'acquisto di cacciabombardieri, elicotteri e navi da guerra.
Continuo ad avere l'automatico istinto di scambiare con te un sms o una telefonata, a commento di questa o quella dichiarazione dei generali o dei ministri guerrafondai di turno, e continuo a pensare - nei rari casi in cui mi trovo a passare per il centro, magari proprio sotto il tuo ufficio - di proporti di scendere per un caffè, che poi era la scusa per iniziare a chiacchierare di tutto ed a raccontarsi le rispettive ansie e soddisfazioni, ed eri sempre tu a chiedere per primo "come stai", in tanti anni non sono mai riuscito ad anticiparti nel farti questa domanda.
Continuo spontaneamente a giocare nel cercare di individuarti, come ho fatto per anni, nelle foto di qualsiasi iniziativa pacifista svolta sul territorio, a cui io magari non ero riuscito ad andare, ma potevo andare sul sicuro che se setacciavo sul web la immagini della manifestazione, il tuo inconfondibile viso sornione sarebbe saltato fuori, figuriamoci se non c'eri.
Continuo a pensare, come tutti gli anni quando si entra in primavera, che ormai mancano poche settimane al 2 giugno, diamine, devo sentire Max, lui starà di sicuro già pensando a qualcosa... poi mi fermo, e mi rendo conto che quest'anno tutti noi, nel trovare le forme, i toni ed i contenuti giusti per rinnovare il nostro sdegno contro quella costosa, anacronistica e culturalmente inaccettabile parata militare sui Fori Imperiali... per la prima volta, lo dovremo fare da soli.
Non mi ci abituerò mai, Max.
Oggi voglio ripescare dal casetto dei ricordi, quelli di un'epoca in cui le immagini affioravano, per magia della chimica, in una bacinella piena di acido alla luce tenua di una lampadina giallo-verde, questa fotografia di una delle tante manifestazioni che nella tua vita hai promosso per i tagli alle spese militari e la loro riconversione a finalità sociali, era questa la finalità della campagna "Venti di Pace" di cui negli anni novanta sei stato animatore e promotore instancabile, e se in quel nome beneuagurante i venti erano con la "e" aperta, nel senso di pacifiche ed impetuose correnti di passione antimilitarista, oggi il venti lo pronuncio con la "e" chiusa, nel senso degli anni che sono trascorsi da quel giorno della foto... due decenni tondi, praticamente quelli da cui ti conosco.
Nel momento in cui scattai questa foto, nel dicembre del 1994 davanti al Senato, tu non eri nell'inquadratura, e ti immagino essere lì dietro a spiegare pazientemente a qualche giornalista il senso di quell'iniziativa, o forse a trattare con le forze dell'ordine (erano regolarmente più loro di noi) spiegando pacatamente a quei ragazzi in divisa che ce ne saremmi stati buoni buoni con il nostro striscione e le nostre forbicione ad invocare i tagli alle spese dei mercanti di cannoni, ma no che non avevamo intenzione di invadere il Senato della Repubblica, potevano anche rilassarsi, e che l'autorizzazione era in regola, ovvio che era in regola, l'avevi mandato tu il fax in questura, e chi altri sennò? ;-)
Quattro mesi Max, ma continuo a cercare nella posta quei messaggi che - potevano essere di auguri, di divertimento, di indignazione civica, di incazzatura, di diletto - finivano sempre con la stessa frase... saluti di Pace. Anche a te Max, saluti di Pace. Stacci vicino. Ciao.

f.t. 01.03.2014