MANICOMIO

di Eduardo Galeano (*)

(traduzione dallo spagnolo di Isabella Marinaro)

Tempi di paura. Il mondo vive uno stato di terrore e il terrore è mascherato: si dice che sia opera di Saddam Hussein, un attore ormai stanco di fare la parte del nemico, o di Osama Bin Laden, spaventatore di professione. Ma il vero autore del panico planetario si chiama Mercato. Questo signore non ha nulla a che vedere con quello sperduto punto del quartiere dove uno arriva in cerca di frutta e verdura. E' un onnipotente terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e che - come lui - crede di essere eterno. I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il Mercato è nervoso", e avvertono "Non bisogna irritare il Mercato". Il suo fornitissimo prontuario criminale lo rende terribile. Ha passato tutta la vita rubando cibo, assassinando posti di lavoro, sequestrando nazioni e fabbricando guerre.

Per vendere le sue guerre, il Mercato semina la paura. E la paura crea il clima giusto. La televisione si preoccupa della possibilità che le torri di New York tornino a crollare ogni giorno che passa. Ma che cosa è rimasto del panico dell'antrace? Non solo un'indagine ufficiale, che poco o niente ha chiarito in merito a quelle lettere mortali: è rimasto anche uno spettacolare aumento delle spese militari degli Stati Uniti. E la milionata che questo paese destina all'industria della morte non è affatto cosa da nulla.

Appena un mese e mezzo di queste spese basterebbero per mettere fine alla miseria del mondo, se i numeretti delle Nazioni Unite non mentono. Ogni volta che il Mercato dà l'ordine, la luce rossa dell'allarme lampeggia nel pericolosometro, la macchina che converte tutti i sospetti in evidenza. Le guerre preventive uccidono per i dubbi, non per le prove. Adesso tocca all'Irak. Un'altra volta questo paese già castigato è stato condannato. I morti sapranno comprendere: l'Irak possiede la seconda riserva mondiale di petrolio, che è giust'appunto ciò di cui il Mercato abbisogna per assicurare il combustibile allo spreco della società del consumo. Specchio, specchio delle mie brame: chi è il più temuto del reame? Le potenze imperiali monopolizzano, per diritto naturale, le armi di distruzione di massa.

Nei tempi della conquista dell'America, mentre nasceva quello che adesso chiamano Mercato globale, il vaiolo e l'influenza uccidevano più indigeni della spada e dell'archibugio. Il successo dell'invasione europea ha dovuto ringraziare molto i batteri e i virus. Secoli dopo, questi alleati provvidenziali si sono convertiti in armi da guerra, nelle mani delle grandi potenze. Appena un pugno di paesi monopolizzano gli arsenali biologici. Un paio di decenni fa, gli Stati Uniti hanno consentito che Saddam Hussein lanciasse bombe cariche di epidemie contro i Curdi, quando lui era un coccolo dell'Occidente e i Curdi avevano una cattiva stampa, ma quelle armi batteriologiche erano state fabbricate con ceppi acquistati da un'impresa di Rockville, nel Maryland.

In materia militare, come in tutto il resto, il Mercato predica la libertà, ma la competenza non gli piace neanche un po'. L'offerta si concentra nelle mani di pochi, nel nome della sicurezza universale. Saddam Hussein fa molta paura. Il mondo trema. Tremenda minaccia: l'Irak potrebbe tornare ad usare armi batteriologiche e, cosa ancor più grave, forse potrebbe perfino arrivare a possedere armi nucleari. L'umanità non può consentire questo pericolo, proclama il pericoloso presidente dell'unico paese che ha usato armi nucleari per assassinare popolazioni civili. Sarà stato l'Irak che ha sterminato vecchi, donne e bambini a Hiroshima e Nagasaki?

Paesaggio del nuovo millennio: gente che non sa se domani troverà da mangiare, o se rimarrà senza casa, o come farà per sopravvivere se si ammala o se ha un incidente; gente che non sa se domani perderà il lavoro, o se sarà obbligata a lavorare il doppio in cambio della metà, o se la sua pensione sarà divorata dai lupi della Borsa o dai topi dell'inflazione; cittadini che non sanno se domani saranno aggrediti appena girato l'angolo, o se le loro case saranno svaligiate, o se qualche disperato pianterà loro un coltello nella pancia; contadini che non sanno se domani avranno una terra da lavorare e pescatori che non sanno se troveranno fiumi o mari ancora non avvelenati; persone e nazioni che non sanno come faranno domani per pagare i loro debiti moltiplicati dall'usura. Saranno opere di Al Qaeda questi terrori quotidiani? L'economia commette attentati che non escono sui giornali: ogni minuto uccide di fame 12 bambini.

Nell'organizzazione terroristica del mondo, che il potere militare custodisce, ci sono mille milioni di affamati cronici e 600 milioni di obesi. Moneta forte, vita fragile: l'Ecuador e il Salvador hanno adottato il dollaro come moneta nazionale, ma la popolazione fugge. Mai questi paesi hanno prodotto tanta povertà e tanti emigranti. La vendita di carne umana all'estero genera sradicamento, tristezza e denaro. Gli Ecuadoriani obbligati a cercare lavoro altrove hanno inviato ai loro paesi, solo nel 2001, una quantità di denaro che supera la somma delle esportazioni di banane, gamberi, tonno, caffè e cacao. Anche l'Uruguay e l'Argentina espellono i proprio figli giovani. Gli emigranti, nipoti degli immigranti, lasciano alle spalle famiglie distrutte e memorie che fanno male. "Dottore, mi hanno distrutto l'anima": in quale ospedale si cura questo male? In Argentina in un concorso televisivo si offre, ogni giorno, il premio più ambito: un posto di lavoro. Le code sono lunghissime. Il programma sceglie i candidati, il pubblico vota. Vince il lavoro quello che versa più lacrime e più lacrime fa spargere. La Sony Pictures sta vendendo questo format di successo in tutto il mondo. Che lavoro? Quello che c'è. Per quanto? Non importa e non importa neppure come. La disperazione di quelli che cercano lavoro, e l'angoscia di quelli che temono di perderlo, obbligano ad accettare l'inaccettabile. In tutto il mondo si va imponendo "il modello Wal-Mart": la società numero uno negli Stati Uniti che proibisce i sindacati e allunga gli orari di lavoro senza pagare gli extra. Il Mercato esporta il suo esempio lucrativo. Quanto più soffrono i paesi, quanto più facile risulta convertire il diritto del lavoro in carta straccia. E quanto più facile risulta, inoltre, sacrificare altri diritti. I papà del caos vendono l'ordine. La povertà e la disoccupazione moltiplicano la delinquenza, che diffonde il panico, e in questo brodo di coltura fiorisce il peggio.

I militari argentini, veri esperti di crimine, sono sempre più invitati a combatterlo: che accorrano a salvarci dalla delinquenza, implora gridando Carlos Menem, un funzionario del Mercato che di delinquenza sa molto perché la praticò come nessun'altro quando era presidente. Costi bassissimi, guadagni a mille, controlli zero: una petroliera si spezza a metà e la marea nera mortifera attacca le coste della Galizia e oltre. Il negozio più redditizio del mondo genera fortune e disastri "naturali". I gas velenosi che il petrolio diffonde nell'aria sono la causa principale del buco dell'ozono, che ha ormai le dimensioni degli Stati Uniti, e della pazzia del clima. In Etiopia e in altri paesi africani, la siccità sta condannando milioni di persone alla peggiore fame degli ultimi 20 anni, mentre la Germania e altri paesi europei hanno appena subito inondazioni considerate come la peggiore catastrofe dell'ultimo mezzo secolo. Inoltre, il petrolio genera guerre. Povero Irak.


Dicembre 2002. Pubblicato su: "La Brecha" (Uruguay), "La Jornada" (Messico), "il manifesto" (Italia)



(*) Eduardo Galeano (Uruguay, n. 1940)
Da giornalista a direttore di quotidiani, Galeano è lentamente divenuto scrittore fondendo i suoi pezzi di giornalismo con la profonda conoscenza della storia e dell'economia dell'intero continente americano. Il risultato è una copiosa produzione sulle condizioni dell'America (in particolare quella Latina) la cui opera è Las venas abiertas de América Latina, tradotta in venti lingue (in ital.: Il saccheggio dell'America Latina). Autore anche di romanzi, dal 1976 Galeano risiede in Spagna, dove si dedica incessantemente all'azione di informazione e di lotta contro le dittature del suo continente. Davvero unica nel suo genere è la trilogia Memorie del fuoco, in cui lo scrittore tenta di ricostruire narrativamente la storia intera di tutto il continente americano, di svelarne le molteplici dimensioni e di penetrarne i segreti attraverso il racconto di momenti, situazioni e circostanze chiave della vita passata ed attuale delle Americhe. Per realizzare tale ambizioso progetto, Galeano ha consultato migliaia di fonti, dai miti indigeni di fondazione a quelli dei giorni nostri.
(da: I. Marinaro -a cura di-, Identità e memoria. Piccola antologia di letteratura delle Americhe, ed. EMI, Bologna 1992; pag. 27)