HIROSHIMA, 2001: "NO MORE WAR!"

Viaggio per parole ed immagini nella testimonianza per la Pace dal luogo dell'olocausto nucleare

Questa pagina racconta un pellegrinaggio laico compiuto il 7 ottobre 2001 sul luogo dello scoppio della prima bomba atomica nella storia dell'umanità.

Hiroshima, 6 agosto 1945


Il 7 ottobre 2001, reduce da un periodo di lavoro in Giappone, avevo una domenica libera, prima del volo di ritorno che il giorno dopo da Tokyo mi avrebbe riportato in Europa. Quella domenica mi sono alzato di buon'ora, ho preso un treno per l'aeroporto Haneda, e - senza sapere bene perché - sono salito su un volo interno della Japan Air Lines. Dopo un'ora e venti sono sceso in un altro aeroporto, nel sud del Giappone. Di lì, dopo un'altra oretta di pullman, mi sono ritrovato nel cuore di una moderna città, proprio in pieno centro: nel punto esatto sulla cui verticale, il 6 agosto del 1945, venne sganciata la prima bomba atomica nella storia dell'umanità. Allora ho istintivamente guardato in alto, e per la prima volta in vita mia, proprio io incallito montanaro e amante delle più esposte scalate in parete, sono stato colto da vertigini. Quello sguardo verso il cielo, in quel punto, non è sostenibile da un occhio umano.

Ci arrivo, a Hiroshima, in una limpida giornata di sole senza nuvole. Era così - raccontano le testimonianze dei sopravvissuti - anche in quel giorno dell'agosto 1945: alle 8.15 di un mattino estivo dal cielo terso e carico di azzurro, gli abitanti di Hiroshima videro in cielo le ali nere di un B-52, poi subito una grande palla di fuoco, e dopo una frazione di attimo il cielo era sparito, di colpo calò l'oscurità, mentre al suolo tutto era fuoco, tutto era fumo, tutto era cenere. Tutto era raso al suolo. Su 350.000 abitanti, duecentomila uomini e donne non c'erano più. Tanti altri vagavano nel buio, i vestiti carbonizzati, i volti e i corpi orrendamente sfigurati, tra le rovine e le fiamme, sotto la pioggia nera radioattiva che si scatenò sulla città, ridotta a uno scenario apocalittico ed infernale. La prima bomba atomica nella storia dell'umanità era appena scoppiata.
Oggi la città che, più di qualsiasi altro luogo del pianeta, porta nella sua storia il segno indelebile della follia umana, ha voluto tramutare lo strazio della memoria in una forte testimonianza che grida contro tutte le guerre. Chiunque si trovi oggi a passare per il centro cittadino - dove sorge il Peace Memorial Park - viene investito, coinvolto e commosso dal messaggio lancinante e perentorio che urla ai potenti della Terra: "NO MORE WAR, NO MORE HIROSHIMA".

Sono le nove di sera, quando rientro a Tokyo dopo questa giornata difficile da raccontare, e torno presto in albergo per accumulare ore di sonno, in vista del lungo viaggio che mi attende. Il mattino dopo sono di nuovo in aeroporto, stavolta salgo sul volo internazionale che mi riporterà a casa, e con la coda dell'occhio intravedo i quotidiani in lingua inglese offerti ai passeggeri al momento dell'imbarco. Faccio per passare oltre, ma il titolo a tutta pagina del Times mi è rimasto impresso sulla retina e inizia all'istante a pulsare nella mia mente: "Attack to Afghanistan!". Di scatto afferro il giornale, e scopro che non ero stato ad Hiroshima in un qualunque giorno di inizio autunno: in quel maledetto 7 ottobre 2001 era scoppiata la guerra delle guerre.
Scorrendo freneticamente le righe sotto il titolo realizzo cosa sta accadendo in Afghanistan, e unirmi all'urlo per la Pace, avuto in consegna come visitatore di Hiroshima, diventa improvvisamente il motivo principale per cui sento il bisogno di tornare in Italia. E' questo il pensiero fisso che mi accompagna per tutte le tredici ore di volo. Non sono solo, quando finalmente sbarco a Fiumicino: ho con me le sensazioni del giorno precedente, del mio pellegrinaggio a Hiroshima. Sperando di contribuire ad amplificare quel grido contro la guerra, contro tutte le guerre, in questa pagina - con l'aiuto della mia macchina fotografica - provo a raccontarvi cosa si vede e cosa si prova, oggi, là dove cadde la bomba atomica.

Filippo


(click su ogni immagine per ingrandirla)


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foto 1-3: il "tempio della Bomba-A". Questo edificio, l'allora "sala della Promozione Industriale", si trovava ad appena 160 metri dal punto sulla cui verticale venne sganciata la bomba, che venne fatta esplodere a 580 metri di altezza sul suolo, al fine di massimizzare la potenza distruttiva dell'ordigno e il suo raggio d'azione.
Lo scheletro carbonizzato di questa costruzione, una delle pochissime in tutta la città a non essere completamente rasa al suolo dallo scoppio nucleare, è stato lasciato intoccato da allora, a perenne testimonianza di quanto accaduto ad Hiroshima in quella mattina di agosto (click qui per vedere una foto dell'epoca e click qui per vedere il dipinto con cui uno dei sopravvissuti racconta lo scenario che seguì lo scoppio). Ciò che resta dell'edificio è oggi noto come "Tempio della Bomba-A", e la sua struttura in macerie si erge in stridente contrasto con la vivacità e la modernità della nuova Hiroshima, la città nata dallo scoppio della bomba atomica.
Intorno a questo rudere si stende il Peace Memorial Park, in cui un percorso tra i monumenti commemorativi, e le sale dell'annesso museo, rappresenta il pellegrinaggio laico più straziante ed intenso che essere umano possa compiere, e racconta una storia di agonia, morte e distruzione. Una storia che fa orrore, lacera la mente e lascia il visitatore del parco con tante lacrime e rabbia, troppe domande che gridano dal profondo e, soprattutto, nessuna maledetta risposta.



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foto 4-7: il monumento dei bambini della Bomba-A. Le corone colorate che si vedono ai piedi di questa statua, dedicata a tutti i bambini vittime della bomba atomica, sono costituite da migliaia di gru di carta. Questo volatile nella tradizione giapponese è simbolo di lunga vita, e il suo legame con il grido per la pace e il disarmo universale che si leva dalla città di Hiroshima deriva da una storia rimasta impressa nella memoria di tutti gli abitanti: Sadako Sasami era una bambina che nel 1945 aveva due anni, abitava con la sua famiglia a circa un chilometro dal punto su cui venne sganciata la bomba, e rimase miracolosamente illesa. Crebbe e divenne una ragazzina intelligente e vivace. Ma la bomba-A non aveva smesso di uccidere: nel febbraio del 1955, all'età di dodici anni, Sadako si ammalò di leucemia a causa degli effetti delle radiazioni di cui la zona rimase (ed è tutt'oggi) contaminata per effetto dello scoppio nucleare.
Sadako era piena di voglia di vivere, e nelle lunghe giornate in ospedale si dedicava a costruire, con le scatole delle medicine e con qualunque altro frammento di carta avesse a portata di mano, piccoli origami raffiguranti beneauguranti gru, guidata dal pensiero che se ne avesse fatte tante sarebbe guarita e vissuta a lungo. Ne aveva composte più di milletrecento quando dopo otto mesi di malattia, la mattina del 25 ottobre 1955, i suoi sorrisi e la sua voglia di vivere smisero di animare la piccola stanza d'ospedale ed entrarono nella memoria straziata di tutti gli abitanti della città, a partire dai suoi compagni di scuola.
Da quel giorno migliaia e migliaia di gru di carta, di tutte le dimensioni e di tutti i colori, prendono continuamente forma dalle mani dei bambini e di tutti gli abitanti di Hiroshima, e vanno a costituire ghirlande, disegni, composizioni di ogni tipo che vengono utilizzate al posto dei fiori per onorare tutti i luoghi della memoria: una miriade di piccole gru che vengono spedite alla città di Hiroshima anche da tutto il mondo, e che nelle semplici ed accurate pieghe delle loro ali tengono ancora oggi in vita l'incredibile vivacità di Sadako e i suoi sogni colorati.



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foto 8: la fiamma della Pace. Questa fiaccola arde 24 ore su 24, senza soluzione di continuità, e verrà spenta solo il giorno in cui tutto il mondo avrà messo al bando le armi atomiche. Ogni ricorrenza del 6 agosto gli abitanti di Hiroshima liberano nei fiumi cittadini migliaia di fiaccole galleggianti, a portare ovunque l'appello per il disarmo nucleare e a cullare il riposo delle vittime dell'atomica.



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foto 9: il monumento alle vittime dell'olocausto nucleare. Nel punto centrale del Peace Memorial Park, questa costruzione commemorativa - la cui forma richiama alla struttura delle primitive case giapponesi - è dedicata a tutte le vittime della Bomba-A. Lo scrigno sotto la volta contiene l'elenco di tutte le vittime dell'atomica nel mondo, comprese quelle dei tremendi effetti delle radiazioni che ancora oggi non hanno smesso di uccidere. Ogni anno - durante la solenne cerimonia del 6 agosto alla presenza di decine di migliaia di persone - lo scrigno viene aperto e l'agghiacciante elenco viene aggiornato, a costituire una perenne e drammatica testimonianza della potenza mortale dell'arma nucleare. In secondo piano al centro della foto si intravede la fiamma della Pace, sullo sfondo il rudere del Tempio della Bomba-A.



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foto 10-11: la campana della Pace. Ogni visitatore del parco della memoria che condivida l'urlo per la Pace e il disarmo nucleare che si alza da Hiroshima, è chiamato a far suonare questa campana, affinché il suo rintocco possa raggiungere i quattro angoli del pianeta e far rimbombare ovunque la richiesta di un mondo senza armi e senza atomiche.



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foto 12: il monumento agli studenti mobilitati. In quell'agosto del 1945, diverse migliaia di studenti erano confluiti a Hiroshima dalle città vicine, in quanto mobilitati per contribuire ad alcuni lavori di demolizione edile nel centro cittadino. Al momento in cui venne sganciata la bomba vennero sorpresi ai rispettivi posti di lavoro, tutti situati a pochi passi dall'ipocentro dello scoppio, e non ebbero scampo. L'ora mattutina fu causa di morte anche per tanti altri cittadini. Infatti il B-52 che portava la bomba atomica agì senza alcun preavviso, e i rifugi antiaerei rimasero vuoti: per gli abitanti di Hiroshima era una normale mattinata senza allarmi, e molti di loro si stavano recando nei rispettivi posti di lavoro o a scuola quando vennero sorpresi dalla palla di fuoco.



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foto 13: la paulonia azzurra. Questo esemplare di paulonia azzurra è l'unico albero di Hiroshima sopravvissuto allo scoppio nucleare. L'esplosione ne tranciò di netto il tronco, ma la parte rimasta, pur carbonizzata e soggetta al tremendo effetto delle radiazioni, continuò miracolosamente a dare germogli ed è tuttora in vita. Questo fatto sconvolgente fu un segnale di grande speranza e conforto per i sopravvissuti all'olocausto nucleare, che aspettavano giungesse la loro ora, mentre contavano a decine gli amici e i parenti che ogni giorno morivano tra lancinanti dolori sotto l'effetto delle radiazioni: quella pianta che resisteva mostrava loro che persino in quello scenario di morte la vita poteva continuare.



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foto 14: il monumento delle due città della bomba-A. Il 9 agosto 1945, tre giorni dopo l'olocausto di Hiroshima, un'altra città del Giappone venne scelta dalla "civiltà" statunitense per manifestare al mondo la propria potenza militare e nucleare: la seconda bomba atomica nella storia dell'umanità venne sganciata su Nagasaki. Era un ordigno di potenza ancora superiore a quello di Hiroshima, ma lo scoppio avvenne troppo vicino al suolo rispetto alle intenzioni dei costruttori, e quindi il raggio d'azione fu minore. Nonostante questo, in uno scenario apocalittico analogo a quello di Hiroshima, i morti furono oltre 80.000. Questo monumento per la Pace accomuna le due città nel ricordo delle loro vittime.



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foto 15-17: Hiroshima prima e dopo lo scoppio. Il primo plastico in scala nelle sale del Peace Memorial Museum mostra la città com'era fino a un attimo prima delle 8.15 del 6 agosto 1945. Il secondo plastico mostra la stessa porzione di territorio un decimo di secondo dopo lo scoppio della bomba. Il terzo plastico mostra la situazione dopo un altro paio di secondi: la palla di fuoco è ormai quasi arrivata al suolo e ha un diametro di quasi trecento metri. Il cerchio che racchiude questi plastici corrisponde in scala ad un raggio di circa tre chilometri: la distruzione in quest'area fu totale.
Le altre sale del museo (click qui per un tour virtuale) mostrano non solo ricostruzioni fotografiche e video ma anche suppellettili, oggetti personali e reperti che testimoniano cosa succede ad una città sottoposta ad una temperatura di oltre 7.000 gradi centigradi e ad una pressione dello spostamento d'aria di 15 tonnellate per metro quadro: binari del treno squagliati, bottiglie liquefatte, architravi in cemento piegate come burro, vestiti portati indosso dalle persone completamente inceneriti, e orologi che da cinquant'anni sono fermi - per l'eternità - sulle 8.15. Ma anche una presenza umana rimasta impressa sugli scalini di una banca: le radiazioni hanno sbiancato il colore del marmo, tranne il punto in cui una persona, con il proprio corpo, ha schermato il punto in cui sedeva, in attesa dell'apertura dell'ufficio. Lì, dove un uomo investito in pieno dalle radiazioni è morto sul colpo, il marmo è rimasto bruno. La bomba-A ha fissato sulla pietra l'ombra di un uomo.



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foto 18: "The Little Boy". Una ricostruzione in scala 1:1 della bomba atomica che venne sganciata su Hiroshima. Era lunga tre metri, aveva un diametro di settanta centimetri, pesava 4 tonnellate, e utilizzando la fissione di appena un chilo di Uranio 235 emise una potenza distruttiva corrispondente a quella di 15.000 tonnellate di esplosivo convenzionale (TNT). Gli ordigni nucleari costruiti al giorno d'oggi hanno un potenziale distruttivo anche 3.000 volte superiore alla bomba del 6 agosto 1945. Il potenziale nucleare complessivamente accumulato sul pianeta dalle cinque potenze che detengono armi atomiche è stato stimato pari all'equivalente di 22 miliardi di tonnellate di TNT, cioè pari a 1.500.000 bombe come quella che rase al suolo Hiroshima, e sarebbe sufficiente ad uccidere 200 miliardi di persone, cioè 35 volte la popolazione attuale del pianeta.
Con una prova di ironia da far vomitare, le ridotte dimensioni dell'ordigno del 6 agosto 1945 e la sua sagoma sottile vennero tradotte nel nome in codice di "Little Boy" - ragazzino - con cui quella spaventosa bomba entrò nel lessico statunitense. E' la stessa lingua in cui oggi, con senso di disprezzo per la vita altrettanto ripugnante, si assegnano termini come "Giustizia infinita" o "Libertà duratura" a una guerra a tappeto che sta massacrando ed annientando la popolazione civile dell'Afghanistan.


Lettere di ieri e di oggi:


  Da "Lettera da Hiroshima" di T. Hara: la testimonianza di un sopravvissuto alla bomba atomica del 6 agosto 1945

  Ottobre 2001, dal sindaco di Hiroshima: lettera a Bush dopo lo scoppio della guerra in Afghanistan






Per approfondire, conoscere, capire :


  Hiroshima Peace Site

  Hiroshima - Kids peace station

  The City of Hiroshima

  L'atomica di Hiroshima


NOTA: questo percorso per parole ed immagini è stato realizzato anche sotto forma di poster, come contributo del Roma Sud-Ovest Social Forum nell'ambito della mostra su "le barbarie dell'occidente" allestita in occasione della tre giorni di mobilitazione nazionale contro la guerra e il WTO (8-10 novembre 2001), iniziata con il forum antiliberista e culminata con una grande e partecipata manifestazione. Chiunque abbia interesse ad utilizzare questo pannello (formato 70x100 cm) per nuovi allestimenti di materiale documentario, può scrivere una mail.



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