Da "Il Messaggero" dell'11 marzo 2002
Nesta: «Perdonatemi»
Il difensore della Lazio spiega la peggiore gara della sua carriera e si scusa con i tifosi: giusto uscire, lo abbiamo deciso col tecnico.
di GABRIELE DE BARI
ROMA - Nella carriera di un calciatore ci sono partite belle, alcune brutte ed altre che non avrebbe mai voluto giocare. Il derby del 10 marzo turberà a lungo i sogni di Alessandro Nesta, capitano di tante vittoriose battaglie, incappato nella peggiore prestazione da quando calza gli scarpini. Tre errori clamorosi, il secondo da autentico frillo, e tre reti di un Montella implacabile finalizzatore. Mai visto il campione laziale imbalsamato in questa maniera. In mezz'ora partita archiviata, tifosi increduli (anche quelli giallorossi) e serata da strapparti i capelli. Nell'intervallo Nesta, con il morale sotto i tacchetti, parla con Zaccheroni e dopo il colloquio il tecnico decide di lasciare negli spogliatoi il difensore smarrito. Il capitano interrompe il silenzio stampa e si presenta ai microfoni. E' il ritratto della delusione, però non si sottrae alle proprie responsabilità anche nel momento più difficile e dopo la sconfitta più bruciante. «E' stata una sostituzione giusta, meglio che sia uscito alla fine del primo tempo. Una decisione presa d'accordo con l'allenatore ma niente a che vedere con il modulo tre. In campo ero imbambolato, ho sentito troppo la partita. Chiedo scusa ai tifosi per questa serata».
La serataccia del difensore è arrivata al culmine di una settimana agitata dalle voci di mercato per l'incontro romano tra il presidente Cragnotti e i massimi dirigenti della Juventus che vogliono portare il capitano della Lazio in maglia bianconera. Ma Nesta fuga i dubbi in questa direzione. «E' vero, ho vissuto una settimana particolare a livello di tensione nervosa, ma nulla a che vedere con il mercato. Stavo bene, però in campo mi sono sentito come stralunato, ho sbagliato l'approccio, eppoi ho commesso degli errori decisivi ai fini del risultato. Abbiamo perso senza attenuanti per le troppe disattenzioni in area di rigore che hanno favorito gli attaccanti della Roma. La partita è stata interpretata male, soprattutto dal sottoscritto. Sì, credo proprio di aver giocato la mia peggior gara: è la prima volta che mi succede, non posso farne un dramma».
Parole che pesano come macigni nella serata più triste della gestione Cragnotti. Un 5-1 che brucia e che brucerà a lungo e che il popolo laziale non potrà dimenticare. Nesta torna ancora a parlare della gara. «La Roma si è confermata una grande squadra, ma la Lazio ci ha messo del suo per favorirne il compito. E io mi prendo tutte le colpe del caso perché sono state lampanti. Con questa maglia ho vissuto tanti momenti felici, ho gioito per tante vittorie bellissime. Questa volta è andata male e non ci sono scuse perché resta una sconfitta amara al termine di una sfida che praticamente non abbiamo mai giocato. Incontrare la Roma è sempre dura: in questo momento lo è ancora di più».
Una Lazio in completa confusione tattica e senza la forza per tenere botta nei confronti di un avversario meglio organizzato e decisamente più tonico e tosto. Il capitano fa ancora autocritica. «La Roma ha avuto vita troppo facile ma il mudolo a tre, scelto da Zaccheroni, non c'entra in quanto i nostri errori sono stati soprattutto nell'uno contro. Eravamo reduci da due vittorie consecutive, doveva essere la partita che salvava la nostra stagione. Volevamo vincerla a ogni costo, pensavamo proprio di fare bene in questa gara. Invece abbiamo sentito tutti troppo la sfida e non siamo riusciti a interpretarla nel modo giusto». Il capitano invita a voltare pagina con fiducia, anche se non sara facile stemperare rabbia e delusione. «Una sconfitta pesante ma non ci sarà il tracollo: dobbiamo reagire e ripartire subito». E rifiuta l'ipotesi di qualsiasi chiarimento con il presidente Cragnotti. «Vengo pagato per giocare al calcio, certe cose non mi competono, adesso dobbiamo solo superare questo momentaccio sperando che non lasci il segno. Sono venuto in sala stampa, interrompendo il silenzio, soprattutto per chiedere scusa al popolo laziale».
Cragnotti: formazione sbagliata, Zac mi deve delle spiegazioni
di GABRIELE DE BARI
ROMA - Una di quelle serate che non si dimenticano e che resteranno per sempre negli archivi della memoria. Una di quelle sconfitte che ti segnano dentro e che ti fanno meditare a lungo. Altro che 3-0 per la Lazio! Il pronostico televisivo di Sergio Cragnotti sul derby era dettato dalla fede incrollabile nei confronti di una squadra che ormai non c'è più e che bisogna necessariamente rifondare. Nei vaticinii del presidente avrebbe dovuto vincere la Lazio, invece è finita con una mattanza romanista. Una cocente umiliazione che nessuno potrà mai scordare. A sette minuti dalla fine il presidente non ce l'ha fatta più. Sergio Cragnotti, mortificato, incredulo e nauseato per quello che stava accadendo in campo, stanco di essere preso in giro dalla curva giallorossa, ha lasciato lo stadio in compagnia della signora Flora e scortato da Guido Paglia. Ed allora si è alzato ancora forte il grido della Sud: "Cragnotti ma la Lazio che sta a fa..."
Tanta la voglia di guadagnare l'uscita, poca quella di commentare una partita che non c'è mai stata. «Abbiamo perso, cosa posso dire. La formazione è stata sbagliata, la Roma ci è stata superiore e ci ha dato una lezione di calcio. In settimana dovrò parlare con Zaccheroni per valutare la situazione». La posizione del tecnico si è quindi fatta delicata e per la prossima stagione il presidente potrebbe anche decidere di fare piazza pulita. Gli alibi non bastano a giustificare una prestazione inquietante, tecnicamente incosistente e finita con una sconfitta storica. Già nel primo tempo, ad ogni rete di Montella, il pubblico giallorosso cercava senza pietà lo sguardo di Cragnotti in tribuna. Ed al 3-0 anche gli occhi dei laziali sono finiti dov'era seduto il presidente.
Provato anche il direttore generale, Massimo Cragnotti. «Una sconfitta pesante e senza attenuanti, adesso il discorso Champions League diventa più complicato. Abbiamo sbagliato l'approccio lasciando gli attributi negli spogliatoi, mentre la Roma li ha messi in campo, dimostrandosi squadra più forte. Il ciclo finito? Sì, ma non da oggi». Un tifoso si avvicina al dg chiedendogli se il futuro sarà ancora legato a Zaccheroni. E, alla risposta affermativa, gli restituisce l'abbonamento della tribuna.