IL BOMBARDAMENTO
Le macerie giacevano lungo la strada, quel vento malinconico accarezzava ciò che rimaneva della città. L’ombra di un uomo si stendeva sopra alcune rovine, il suo passo lento procedeva in avanti; i suoi passi si susseguivano continuando un viaggio per chi sa dove ... L’uomo guardava intorno a se, non riconosceva la sua vecchia città, quella città che era stata rasa al suolo. Nella sua memoria restavano scolpite quelle dannate esplosioni, quei dannatissimi bagliori, quella follia distruttiva che come un serpente malvagio si era distesa intorno alla sua casa. Urla disperate si alzavano lungo i vicoli di ciò che rimaneva del vecchio centro abitato, di quell’agglomerato di persone che come un piccolo formicaio contiene tante vite variegate.
Lo sguardo dell’uomo si perdeva verso il vuoto, le sue idee erano confuse: non riusciva a capire come fosse possibile che così tanta rabbia si abbattesse proprio intorno a lui: la sua vita era sempre stata onesta, il suo comportamento esemplare, niente poteva essergli rimproverato!
Più l’uomo continuava a vagare per quei piccoli vicoli più aumentava la sua consapevolezze della distruzione che c’era intorno: rovine ovunque, persone che correvano disorientate alla ricerca di chi sa cosa ..., grida provenienti da tutte le direzioni, gente in lacrime che implorava aiuto. Ai lati della strada c’erano alcuni teli bianchi che coprivano i cadaveri delle molte persone che avevano visto quei malvagi bagliori per l’ultima volta.
Alcune persone, facendosi coraggio, tentavano di prestare aiuto a coloro che erano stesi per terra, a coloro che sospiravano spaventati, a coloro i cui occhi trasmettevano una sofferenza spaventosa. Una donna con un vecchio fazzoletto asciugava il sudore di un uomo disteso sul ciglio della strada, il movimento del braccio della ragazza era ritmico, era ritmico e costante, continuava a curare quella persona a lei cara tentando di ridurre le sue sofferenze. Gli occhi della donna si alzarono da terra, guardarono smarriti quel signore che col suo passo lento ma costante continuava a percorrere i vicoli di quell’inferno.
Mentre la donna guardava in alto le sue labbra cominciarono a muoversi: “che inferno ... credevo che le esplosioni non sarebbero mai più cessate! Credevo che avrei sentito un’ultima esplosine, dopo di che il silenzio assoluto, il niente ... Ieri, dopo il primo bombardamento, sono scesa in strada, è lì che ho trovato i primi morti ... poi, oggi, dopo le esplosioni, sono tornata a vedere cosa era rimasto della nostra città, e adesso vedo mio zio, qui per terra, disteso e ferito ... Nessun aiuto ... l’unica cosa che posso fare è tentare di alleviare il suo dolore standogli vicina!”; mentre la ragazza diceva queste parole le lacrime stavano scivolando lungo le sue guance, il suo dolore le stava deformando il viso, un dolore mischiato a rabbia e risentimento, un dolore che sembrava essere incontenibile!
Udite le parole della donna, l’uomo la guardò, poi, dopo essersi asciugato la fronte, rispose: “Si, le esplosioni si susseguivano in modo feroce e selvaggio, non so cosa tentassero di distruggere, fatto sta che qui hanno fatto a pezzi tutto!!! Durante il bombardamento, a ogni esplosione, il mio cuore sobbalzava! Oggi, prima che cominciasse il raid, ero andato da un amico, durante il bombardamento ero lontano dalla mia famiglia, a ogni esplosione, dopo essermi reso conto di essere ancora vivo, il mio primo pensiero andava verso casa mia, verso coloro che più amo, pensavo a loro e speravo che quell’ultima esplosione non gli avesse colpiti! Adesso sto andando verso casa, purtroppo è difficile, qui hanno distrutto tutto!!! Molte strade sono bloccate dalle macerie, sono costretto a cercare dei vicoli agibili, spero di tornare a casa entro sera.”
Dopo aver pronunciato le sue parole l’uomo riprese il suo viaggio mantenendo il suo passo lento e deciso, i suoi occhi guardavano in basso, la sua mente vagava per terre sconosciute.
Fiumi di pensieri scorrevano lungo la mente di quell’Ulisse silenzioso, mentre il suo cammino continuava, egli cercava di spiegarsi come si fosse potuti arrivare a questo punto. Le ombre dei due uccelli di fuoco che si erano scagliati contro le alte vette delle torri del potere continuavano a perseguitarlo, l’eco di quell’impatto continuava a vibrare nell’aria, continuava a diffondere terrore nella sua terra.
Accompagnata dalla sua rabbia e dal suo risentimento una domanda continuava a perseguitarlo: “come è possibile considerare un atto terroristico come un atto di guerra?”, questa domanda continuava a ripetersi regolarmente, continuava a non trovare risposta. L’uomo, mentre vagava, pensava alle guerre, pensava a quale fosse la loro dinamica prima che il mondo impazzisse ancora di più: una nazione ne attaccava un’altra per un motivo o per un pretesto; la nazione attaccata reagiva schierando i suoi arsenali per potersi difendere; la guerra proseguiva fino a che uno dei due non annichiliva l’altro. Questo era lo schema bellico che l’uomo conosceva e che garantiva di distinguere chi attaccava da chi si difendeva.
Nel momento in cui un atto terroristico può essere considerato un atto di guerra come si può fare a distinguere l’attaccante dal difensore? Un paese subisce un attentato, nessuno lo rivendica ... con rapide indagini il paese colpito decide chi è il responsabile, chiede ai governanti della nazione in cui risiede il presunto terrorista la consegna di costui; lo stato non lo consegna o perché non è in grado di farlo, o perché non crede nella sua colpevolezza, o perché è complice; come logica conseguenza viene attaccato. Nel caso lo stato sia complice dei terroristi responsabili dell’attentato (e che ciò sia la verità ....), in una logica militare può essere giusto considerarlo un atto di guerra, ma negli altri due? Come è possibile considerare giusto un attacco militare a un intero paese perché si ritiene che lì risiedano i terroristi responsabili di un attentato? (magari senza neppure fornire le prove che siano loro i responsabili).
Magari, continuando con questa logica, si può pensare di attaccare tutti gli stati che si vuole, accusandoli di contenere al loro interno dei terroristi, accusandoli di appoggiare dei terroristi che potrebbero fare degli attentati (perché prendersi la bega di dimostrare che hanno fatto degli attentati?); affermando di difenderci potremmo dichiarare guerra a chiunque.
Molti pensieri stavano scorrendo nella mente dell’uomo, molti pensieri continuavano a scorrere come l’acqua di un grosso fiume: lampi di luce, boati terribili, bagliori che illuminavano il cielo venivano proiettati sulle molte rovine che si trovavano intorno, all’interno dei bagliori immagini terribili si potevano vedere: complotti assurdi, possibilità terribili, attentati organizzati al solo fine di poter ottenere dei risultati precisi, ormai non si poteva essere più sicuri di niente ..., del resto, cosa ci vuole a imbottirsi di dinamite e farsi esplodere in un centro commerciale? Quante persone sono necessarie per poter dirottare una aereo e farlo schiantare sopra una scuola, o sopra un ospedale, o addirittura sopra una centrale nucleare? Sicuramente non è necessario l’appoggio di un intero stato per poter portare avanti un’operazione simile, eppure un intero stato può essere attaccato per questo. In una logica perversa si potrebbe persino pensare che qualcuno possa avere interesse a organizzare un attentato in uno stato che non è nemico per poter fare scoppiare una guerra di comodo, una guerra che possa portare a dei risultati precisi.
Mentre tutti questi pensieri affliggevano la mente già sconvolta del nostro Ulisse solitario, mentre le immagini di morte e distruzione continuavano a presentarsi davanti ai suoi occhi, la sua mente non poteva fare a meno di pensare all’importanza di ciò che si vede e di ciò che non si vede. Pensava alla differenza che c’era fra il sapere che una città era stata bombardata e il vederla bombardare in prima persona. Vedere dei bagliori che come uno straordinario spettacolo pirotecnico colorano i cieli di un intero centro abitato è sicuramente ben diverso dal vedere palazzi che crollano, persone che muoiono, cadaveri inermi stesi per terra ... forse è per questo che vengono censurate le immagini dei bombardamenti: vengono consentite soltanto delle riprese in lontananza..., forse proprio per evitare che dei movimenti civili ostacolino ciò che potrebbero considerare delle inutili carneficine ...
Sconvolto da questi pensieri, distratto dalle grida e dai lamenti che si potevano udire nei dintorni, l’uomo continuava a camminare verso la sua meta.
Daniele Landini