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Le strane fatalità dell'Alleanza Atlantica
Da Ramstein a Casalecchio, da Ustica alle decine di piloti caduti in esercitazione, fino ai morti di Cavalese.

di Matteo Moder

Se al Cermis 20 persone "sono morte di freddo", a Ramstein, in Germania, il 28 agosto 1988, 70 persone "morirono di caldo" dopo lo scontro in volo di tre aerei delle nostre "Frecce Tricolori". In quel caso, davanti a una gloria nazionale, il governo italiano fece subito valere quel Trattato di Londra, ratificato nel 1955, che oggi è al centro delle richieste di revisione che arrivano da ogni parte politica. L'aeronautica militare si strinse compatta intorno ai suoi "gioielli" con spreco di retorica e di sano patriottismo. Un tragico errore, una fatalità, come sempre avviene in questi casi, militari. L'inchiesta si concluse nel 1990 col proscioglimento di ogni addebito sia per i piloti (morti) sia per i comandanti delle "Frecce Tricolori". La Pattuglia acrobatica nazionale (Pan) per un po' rivide i suoi programmi, sfrecciando magari solo sul mare, poi tutto rientrò nella normalità, determinata dall'oblio. Il destino è una componente essenziale dei voli militari nostri e altrui, la responsabilità individuale non esiste, né quella di chi sta "sopra" i piloti. E accanto al destino crudele, c'è l' "imputato numero uno, che va individuato nella carenza di strutture, di mezzi e di fondi, conseguenza dei continui tagli alla Difesa da me più volte denunciati e voluti proprio da coloro che oggi sono pronti a strumentalizzare con attacchi infondati tragedie così luttuose". Come ebbe a dire nel 1995 l' ex sottosegretario alla Difesa, Mauro Polli (Lega italiana federalista) a chi criticava la protesta dei piloti militari dopo la prima condanna del pilota - e di suoi due superiori - che causò la tragedia della scuola di Casalecchio di Reno (Bologna), finendo, il 6 dicembre 1990, con il suo Macchi MB 326 "dentro" l' Istituto tecnico commerciale Salvemini, uccidendo 12 ragazzi sui 15 anni e ferendo altre 92 persone. La sofferenza del pilota e dei suoi superiori non durò a lungo, perché in appello furono assolti e la Cassazione chiuse definitivamente il caso. Le famiglie delle vittime da quel momento aspettano ancora i risarcimenti. Ma quei benedetti ragazzi perché non avevano letto che "Di scuola si muore"?
Il Trattato di Londra che regola i nostri rapporti militari con gli Usa è veramente una brutta gatta da pelare per i nostri governanti. Bisogna andare con i piedi di piombo, non possiamo urtare la suscettibilità degli americani, guai a mettere in discussione l'importanza della Nato, 48 anni dalla firma forse non sono poi così tanti, meglio regolamentare "rigidamente" i voli militari sul nostro territorio (quest' ultima battuta arriva puntuale come la morte dopo ogni tragedia, da Casalecchio, passando per il Cermis 1 e il Cermis 2 (la vendetta) di questi giorni. Cioè si vuol far intendere alla pubblica opinione che i trattati militari bi-tri-multilaterali sono un po' come le tragedie aeree militari: godono del diritto di fatalità. Orbene, il 13 luglio dello scorso anno, il sindaco di Cavalese, Mauro Gilmozzi, appresa la notizia che per "difetto di giurisdizione italiana" il processo ai marines si sarebbe fatto negli States, ebbe a dire: "Io sostengo da sempre che il Trattato di Londra non è più adeguato ai tempi e che ci deve essere una pressione politica che deve portare a una revisione di quegli accordi, come hanno già fatto Germania e Francia". Della stessa cosa parlò anche l' avvocato Pontrelli dell' associazione "3 febbraio", ma, evidentemente, la sua voce e quella del sindaco non riuscirono a superare l' Alpe del Cermis. Passi per la Francia, che ha vinto la guerra! Ma la Germania? Eppure uno dei primi atti dopo la riunificazione fu proprio quello di rivedere il Trattato e di regolamentare, con molta più severità, tutti i voli militari sul territorio tedesco, sia nazionali che delle forze alleate (leggi americani). Nel 1990, la Germania cambiava rotta senza minimamente intaccare i suoi rapporti con e all' interno della Nato, che, allora, non era stata ancora completamente "americanizzata". Nessun aereo militare poteva scendere più sotto i 300 metri, misura adottata anche dalla mediterranea Spagna, dove quote più basse devono essere autorizzate, volta per volta, dalle autorità militari spagnole. Quindi no ai "voli radenti" anche se per quelli "invadenti" come successe a Ustica non ci sono limiti.
Fatalità, dunque, destino, eterno ritorno, come le solite richieste di indagini a 360 gradi, commissioni d'inchiesta, revisione di "parte dei Trattati" senza mettere in discussione la fedeltà italiana all' Alleanza, condanna per la non condanna ma non fare di ogni erba un fascio e sputtanare (a seconda delle tragedie) la Nostra Aeronautica Militare, l' Aeronautica Militare Americana, la Nato, le Basi Usaf..."Tutto il mondo è paese", commentava qualche giorno fa la sentenza assolutoria per il Cermis il sindaco di Casalecchio di Reno, Luigi Castagna e aggiungeva: "Anche negli Usa i poteri forti sono tutelati da una sostanziale immunità come quella che vige in Italia". "E' desolante doverlo constatare - aggiungeva Castagna - ma i fatti dimostrano che il potere giudiziario, anche quello americano, è piegato a logiche che deformano il senso comune di giustizia che appartiene ai cittadini". "L' unica responsabilità, a Casalecchio come al Cermis, è - concludeva il sindaco - di coloro che hanno costruito la scuola o la funivia: hanno scelto un luogo segnato da un fato avverso". Negli ultimi 8 anni, quasi 30 piloti militari italiani sono morti da soli o in compagnia durante normali voli di addestramento. Chi volava troppo basso, chi "impattava" cavi elettrici (i più), chi virava male, e così cavalcando il fatal destino. Questi piloti se ne sono andati senza "portarsi dietro" civili o terzi, non hanno causato per fatalità tragedia alcuna, se non la propria. E così non hanno avuto nemmeno l' onore e l' onere della cronaca. Qualche riga nelle pagine interne e via nel dimenticatoio. "Le norme di volo vanno riviste, la sicurezza per sé e per gli altri deve essere al di sopra di tutto", strombazzano ministri e sottosegretari di tragedia in tragedia, di fatalità in fatalità.



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