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Il poker di Ashby
Violate (ordini superiori ?) le quattro norme di cautela dell'aviazione italiana.

di Sofia Chiarusi

La completa assoluzione di Ashby (e la prossima prevedibile assoluzione di Schweitzer) da qualsiasi reato dipende ora dalla cassetta scomparsa. A proscioglierlo da ogni accusa potrebbe essere la dichiarazione del tenente colonnello Stephen Watters, comandante di un'altra squadriglia di "Prowler" in spola tra Cherry Point (Nord Carolina) e Aviano, che avrebbe dato ordine ai suoi militari, nel caso fossero stati in possesso di registrazioni in grado di dimostrare violazioni delle quote di volo consentite, di distruggerle o consegnargliele.
Watters, per inciso, sarebbe stato sospeso dal corpo dei marines, dopo aver chiesto ufficialmente alla sua squadriglia di distruggere le prove potenzialmente utili all'inchiesta sul disastro del Cermis.
Il "Prowler" di Ashby avrebbe violato tutte e quattro le norme segnalate come "regolamentazioni e procedure italiane di cui tener conto" (divieto di voli inferiori ai 1000 piedi nelle zone montane dal 1 novembre al 30 aprile e comunque se tali zone sono innevate; velocità massima sotto i 2000 piedi, 450 nodi; obbligo di mantenersi a/sotto 5 miglia marine dalla linea centrale di rotta; evitare i centri abitati segnalati nelle carte tattiche "Tactical Pilotage Charts" nella misura di un miglio marino se si vola a 1550 piedi dal suolo), incorporate nel manuale del 31 stormo "Pilot Aid Handbook". E le infrazioni potrebbero esser state immortalate nel filmato scomparso.
Se Ashby ha obbedito a ordini superiori è salvo. Ma allora chi è il colpevole? L'attività aerea militare viene considerata in generale una "calamità naturale", come un terremoto che miete vittime, nonostante nella zona le abitazioni siano rigorosamente antisismiche. E al Cermis non sarebbe successo nulla di diverso. Ma se questa "abitudine teorica" ha salvato il capitano Ashby negli States, nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Trento ha configurato una aggravante. "L'attività militare, per di più aviatoria, è inevitabilmente legata a un margine ineliminabile di rischio, ma questo non è una attenuante".
Per i procuratori trentini, proprio l'inscindibile legame tra attività e rischio, abbinato alla tendenza a violare le norme e le regole di volo, costituisce la base per differenziare a livello penale un incidente avvenuto per fattori davvero eccezionali da uno dove gli effetti erano doverosamente prevedibili.
Questo ragionamento coinvolge inevitabilmente anche le gerarchie che dovevano disporre e sovraintendere al corretto svolgimento del volo, tenuto presente che l'evidente subordinazione agli Stati uniti dei mezzi militari italiani (non c'è traccia di note di richiamo, tanto meno di denunce di violazioni da parte dell'Aeronautica militare italiana verso quella americana) ha in qualche modo favorito l'esasperazione dei rischi connessi alle esercitazioni dell'aviazione militare.
I dati non mancano: la squadriglia VMAQ-2, di cui faceva parte il "Prowler", fu schierata ad Aviano verso il 22 agosto '97, in appoggio alle operazioni della Nato in Bosnia. In quella data, infatti, la squadriglia iniziò operazioni considerate di priorità assoluta. In sei mesi effettuò 254 sortite, di cui 164 nell'ambito del programma Deliberate Guard sui cieli della Bosnia, 21 voli funzionali di controllo e 69 uscite d'addestramento. Di queste, 11 furono condotte a bassa quota - missioni che la stessa commissione d'inchiesta statunitense ritenne poi inutili allo scopo operativo primario, nonché incompatibili con gli accordi e le autorizzazioni fornite del paese di soggiorno.
I diversi episodi di esasperazione del rischio aereo segnalati nel periodo pare siano stati imputati all'Aeronautica militare italiana, ma non c'è traccia di procedimenti disciplinari a carico di piloti italiani.
C'è, caso mai, un filmato della Cbs che dimostra che i voli a bassissima quota, in grave esasperazione dei rischi di volo, erano stati eseguiti da altri appartenenti a squadriglie americane, che oltrettutto accompagnavano le loro acrobazie con frasi di dileggio dell'altrui incolumità e tranquillità, puntando addirittura barili di birra in scommesse su manovre azzardate dei piloti (le testimonianze sono allegate alle richieste di rinvio a giudizio dei procuratori di Trento).
Per giunta il capitano Ashby - finito per caso a dirigere una missione solo perché pilota di quell'aereo e in quel giorno - da sette mesi non effettuava voli a bassa quota (come certificato dall'inchiesta dei marines). Ashby insomma potrebbe cavarsela, se va male, col ritiro della "patente". Chi è però quel qualcuno che ha tollerato quel volo come tutti gli altri condotti in pieno spregio delle regole esistenti? Il fato?



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