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Il processo si poteva fare in Italia
La ricostruzione delle prove e degli elementi in mano ai giudici di Trento.
di Sofia Chiarusi
Mancano le prove contro il capitano Richard Ashby? No, mancano le prove per incriminare Ashby da solo, ma ci sono le prove a carico di tutti e sette i responsabili della strage del Cermis. Queste prove erano in possesso dei giudici di Trento che li avevano accusati di concorso in omicidio colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti (reato non previsto negli Usa, e pertanto in base al quale, secondo il trattato di Londra, il processo sarebbe potuto avvenire in Italia) e delitto colposo di danno. Ad esse s'affianca l'accusa partita da Camp Lejeune di violazione dell'articolo 133 relativo ad azioni indecorose per un ufficiale e nello specifico ostruzione della giustizia e cospirazione. Tutto è dimostrato dai fatti e dalle prove circostanziali, ma la decisione di processare solo Ashby e Joseph Schweitzer ha di fatto estinto il reato. In pratica si è scelto di verificare l'esistenza di responsabilità individuali (tratto tipico del diritto anglosassone di stampo puritano) là dove le responsabilità sono state collettive.
I fatti ricostruiti sulla base delle testimonianze sono i seguenti: alla partenza il capitano Schweitzer chiese due nastri da 8 mm (per la durata complessiva di un'ora di registrazione, tanto durava il volo). Non si tratta di pellicole in uso per i dati della missione, che sono più piccole. E, del resto, nel brief di volo, si parlò dell'uso di una video camera. Schweitzer, prima di rientrare negli States, voleva filmare le montagne per mostrarle alla famiglia e agli amici. Il decollo fu quindi ritardato di circa 20 minuti. Secondo l'accusa americana è proprio tale ritardo, affiancato dalla deroga all'obbligo di evitare sorvoli di zone sciistiche, a dimostrare che il video era la ragione stessa del volo. Se tale ipotesi fosse stata accettata, però, la stessa magistratura militare statunitense avrebbe dovuto ammettere che il volo non rientrava regolamente nelle attività dei trattati Nato e che quindi la giurisdizione avrebbe dovuto essere italiana.
Segue quello che Ashby ha definito un abbaglio. Si dev'essere trattato di una strana forma d'abbaglio dal momento che, per dichiarazione dello stesso capitano Schweitzer "nella valle il sole si trovava dietro l'equipaggio" (come da elaborato della commissione d'inchiesta americana del 10/3/98). Inoltre "la visibilità minima di 5 miglia, necessaria per poter volare a bassa quota, era comunque assicurata". Cosa si sia detto l'equipaggio dopo l'impatto con la fune, provocato dal tentativo di bypassare da sotto l'impianto, non è noto. Si sa invece che l'aereo ritornò alla base perdendo carburante e che Ashby e Schweitzer rischiavano la vita pur di riuscire a nascondere il girato e sostituirlo con un nastro "vergine". Non a caso il capitano Raney si ruppe un piede nella fretta di lasciare l'aereo. Perché distruggere la prova che avrebbe potuto dimostrare la loro attenzione in volo? Della distruzione e sostituzione del nastro era a conoscenza il capitano Seagraves che ha pure ricordato di aver sentito Schweitzer parlare dell'uso della videocamera. Seagraves ha ricordato anche di aver sentito Ashby dire a Schweitzer di metter via la videocamera per il primo punto di svolta, anche se non verificò poi se l'ordine era stato eseguito. Colpo di scena; il lungotenente Muegge, che era a bordo dell'aereo, riconfortato dal maggiore Slyman, compagno di stanza di Schweitzer, conferma la presenza di una telecamera a bordo, ma nega sia stata mai usata. Molti, forse troppi, garbugli, molte persone che ruotano attorno a una cassetta che avrebbe potuto provare che l'intero equipaggio stava violando i limiti d'altitudine e non solo. Stava infrangendo regole internazionali per un'ultima gita in allegria sulle montagne del Trentino.
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