il manifesto



Sono morti di freddo.

Nessun colpevole per la strage del Cermis. Il tribunale militare americano assolve i piloti da tutte le accuse. Quei 20 sciatori sono stati uccisi da "un'illusione ottica" e da "una mappa sbagliata". Forse anche dalla neve?


05 Marzo 1999

No comment

di Francesca Paternò


Una "cosa di sinistra", D'Alema avrebbe potuto farla: rientrare a Roma e annullare il colloquio di questa mattina con Clinton. Tanto per sottolineare: nei patti Nato non è prevista per i militari americani la licenza di uccidere. Ma D'Alema una "cosa di sinistra", non ha osato nemmeno dirla, come aveva promesso alla vigilia della partenza: "Non commento una sentenza in Italia, figuriamoci negli Stati uniti", le sue prime parole. Figuriamoci: una corte marziale assolve un pilota militare nonostante il suo aereo abbia tranciato il cavo di una funivia a meno di cento metri da terra e ammazzato venti turisti. No comment, come dicono ormai sia al Pentagono che a Botteghe Oscure. Chi avrebbe mai sospettato una simile evoluzione della sinistra italiana?
Se non suonasse irrispettoso nei riguardi dei familiari dei morti di Cavalese, si potrebbe aggiungere che anche D'Alema è a suo modo "vittima" dei militari americani. C'è un tempismo oggettivamente sospetto. Alla corte marziale sono state sufficienti sette ore e mezza - contro la settimana prevista - per decidere l'assoluzione del pilota. Ma giusto 24 ore prima del faccia a faccia D'Alema-Clinton. Pur nel cinismo della politica, venti cadaveri senza giustizia non renderanno piacevole l'incontro che si voleva rose e fiori tra un ex comunista italiano e un ex pacifista americano.
Ma la sentenza è anche uno schiaffo ai due politici. A D'Alema, perché fu proprio il governo italiano a ottenere che i generali americani non negassero l'evidenza subito dopo la tragedia del Cermis; e a Clinton, che zittì i suoi uomini con le stellette dopo la telefonata da palazzo Chigi.
Il segnale è chiaro: i veri poteri forti - Pentagono e Cia - sono ancora in guerra con un'amministrazione sopravvissuta al sexgate ma indebolita a tal punto da dover incassare colpi bassi di questo tipo. Non è il primo e non sarà l'ultimo: un mese fa toccò a Schröder - lo racconta il Washington Post di ieri per una clamorosa coincidenza - ricevere un irritante no dalla Casa Bianca alla richiesta di riavere i files della Stasi sottratti dalla Cia dopo la caduta del Muro.
Ma questa è geopolitica. Riposino in pace, al Cermis. In fondo, il comandante dei marines l'aveva anticipato subito: "Il pubblico chiede risposte. Ma questi sono combattenti americani e meritano di essere giudicati con equità". No comment, come dice D'Alema.


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